Giornata di stanca, ieri: sembrava come quando mancano cinque minuti alla fine dei supplementari nella finale dei mondiali, e siamo ancora pari e si andrà ai rigori. Si tirano i remi in barca, si comincia a riposarsi, e si cerca di non combinare guai.
Comizi finali, qualche battuta, le cattiverie affidate agli ultimi spot. I blog in cerca di microscoop, ma niente. Sui siti maggiori, consuntivi sulla campagna elettorale, gallerie fotografiche, gli ultimi sondaggi. Primi pensieri sul dopo.
Sarà una giornata storica diceva John Dickerson su Slate. Naturalmente lo sarà se vince Obama, per tutte le ragioni del mondo. Ma se vince McCain sarà una giornata memorabile per tutto il circo dell’informazione: il più colossale fallimento di previsioni, e di affollamento sul carro del perdente, che si ricordi.
Obama è andato a MTV, dove lo aspettavano col consueto pacco di domande da parte degli spettatori. Un Eric gli ha chiesto un parere sulle leggi locali che censurano alcuni costumi delle culture giovanili: tatuaggi, piercing, cose così (l’intervistatore Sway ha fatto una battuta sui suoi dreadlocks). E Obama ha detto di essere molto tollerante ma ha preso una posizione netta e definitiva sulle braghe calate e le mutande che sbucano dai calzoni: “vietare le braghe calate sarebbe una sciocchezza, abbiamo cose più importanti di cui occuparci, ha risposto Obama. “Detto questo, ragazzi: tiratevi su i calzoni. State camminando al fianco di vostra madre, di vostra nonna, e vi si vedono le mutande. Voi dite, che c’è di male? Dai, per favore. Ci sono questioni che non si regolano per legge, ma c’è anche una questione di rispetto per quelli che non vogliono vedere le vostre mutande. E io sono uno di quelli”.
Ogni maledetto martedì si può vincere o perdere, ma quel che conta è vincere o perdere da uomini. Con i calzoni in ordine.
Casabianca (zero!)
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