Una bici fantasma o fantacicletta è una bicicletta posta sul luogo in cui un ciclista è stato investito o ucciso come ricordo della vittima e avvertimento per gli automobilisti che la strada va condivisa. Si usa una carcassa di bicicletta dipinta di bianco, incatenata a un palo o un oggetto vicino al punto dell’incidente, su cui viene posta una targa. Questi memoriali sono soprattutto una manifestazione politica, una dichiarazione più ampia del solo ricordo personale, condotta dalle associazioni di ciclisti: a differenza dei tipici ricordi di incidenti mortali sul ciglio delle strade, di solito del tutto personali.
Pare che l’idea dei telai di bicicletta dipinti di bianco sia nata come progetto di un artista californiano nel 2002. Andava in giro e quando trovava dei vecchi relitti di bici abbandonati, li dipingeva sul posto di grigio chiaro. Ma a farne delle lapidi in ricordo delle vittime degli automobilisti, e una campagna a favore dei ciclisti, fu un ragazzo di Saint Louis, che nel 2003 lasciò una bici dipinta di bianco dove un suo amico era stato travolto e ucciso, e ci scrisse sopra “Qui è stato investito un ciclista”. La cosa faceva impressione a chi passava di lì in macchina, e il ragazzo decise di disporre altre “ghost bikes” in giro per la città. Da allora la cerimonia è dilagata in molte città del mondo, e questa settimana l’Observer le ha dedicato due pagine piene di foto di biciclette fantasma. Nel movimento dei ciclisti ci sono alcuni critici della campagna che sostengono che le bici lapidi possono spaventare non solo gli automobilisti ma anche i potenziali ciclisti. Molte ricerche hanno dimostrato infatti quel che è intuitivo: gli incidenti diluiscono con il crescere del numero dei ciclisti. L’Observer diceva che in Gran Bretagna ne muoiono circa 130 l’anno, soprattutto per colpa dei camion. I dati italiani parlano di più di trecento.