Ci sono diverse buone ragioni per avere cara la possibilità che Matteo Renzi diventi sindaco di Firenze. È giovane, è in gamba, è stato capace di diventare presidente della Provincia, è una delle più palesi smentite alle lagne di quelli che dicono “dove sarebbero questi giovani? Perché non si fanno largo?”.
Io ho per lui una sola diffidenza: mi chiedo da tempo come mai uno di cui condivido molti modi e scelte, e che abbia ottenuto la sua visibilità, non abbia mai ritenuto di sfruttarla per intervenire nei problemi extrafiorentini della sinistra e del PD. Forse è più saggio di me, e pensa che sia meglio porsi obiettivi ambiziosi ma raggiungibili: e quindi ha deciso di fare il sindaco e non uno dei leader del PD.
Ma oggi, le due cose sono entrate in conflitto, e Renzi si è preoccupato – per ragioni fiorentine: l’appoggio al suo rivale Pistelli da parte del segretario Veltroni – di quello di cui dovrebbe preoccuparsi più spesso:
“In questo momento il PD sembra un vero casino, quindi è davvero strano che dal centro del casino si voglia mettere ordine nelle periferie”
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