Offensive tackle

Nel football americano e canadese, gli offensive tackle fanno parte della linea di attacco. Come altri attaccanti di linea, il loro compito è bloccare gli avversari: ovvero tenere fisicamente i difensori alla larga dal loro compagno che ha la palla. La posizione del tackle è molto importante all’interno della linea offensiva. I blocchi sono rinforzati con passi rapidi e capacità di movimento. Prevalentemente, il tackle è responsabile della protezione più esterna. Se il tight end vuole completare un passaggio, il tackle deve difenderlo da chiunque non sia coperto dalla sua guardia o dal tight end stesso. Nella National Football League, gli offensive tackle spesso superano il metro e novanta e i 130 chili di peso.

In realtà il dato che mi interessava era quest’ultimo, per ragioni di similitudine. La riapparizione davanti ai miei occhi di un personaggio di cui non sentivo parlare da un po’, mi aveva ricordato quel ruolo del football di cui non sapevo esattamente il nome. La somiglianza con Luigi Crespi è prima di tutto fisica, ma probabilmente non solo. Di Crespi ci si ricorda la notorietà come sondaggista e pubblicitario di Berlusconi, e di come fosse molto ostentatamente devoto alla causa: ci fu una sua memorabile scena di esultanza in un fuorionda televisivo per i risultati del centrodestra nel 2001 (senza grande scandalo, Crespi si occupava di Forza Italia, e anche di far sapere agli italiani i risultati elettorali, con commesse televisive). Ogni volta che compariva pubblicamente si notava soprattutto una sua certa esuberanza sfacciata. Poi vide una luce ancor più luminosa e raccontò a più riprese dell’essere passato dall’ateismo al buddismo. Nel frattempo cadde in una disgrazia diffusa: si inimicò Berlusconi, e finì addirittura in carcere per la bancarotta della sua società.
Fin qui era quello che mi ricordavo, senza essermi tenuto molto informato. Ho rivisto Crespi in una condizione piuttosto notevole, risorto: alla guida di un’équipe di quattro persone che circondava il ministro Mara Carfagna prima di un’intervista. Teatralmente, erano piuttosto spettacolari: due uomini e due donne, tutti vestiti di nero, l’altro uomo somigliava a Crespi (in ragione dell’essere suo fratello, mi hanno poi spiegato). Il coaching del ministro era gestito da Crespi stesso, che la istruiva e le ricordava – come farebbe un allenatore al suo boxeur nelle pause tra un round e l’altro – cosa pensasse e di cosa fosse convinta. Gli altri aggiungevano sguardi e cenni di solido conforto. Mi aspettavo che il crocchio si separasse con dei cinque, o uno slogan urlato all’unisono, ma quello non è successo. Il ministro però, dopo, era caricato a molla.
Confesso che l’esibizione mi ha affascinato. Non ho trovato una voce di Wikipedia dedicata a Luigi Crespi, ma ho trovato il suo blog, che è divertente quasi quanto quello di Paolo Guzzanti (che non potete esservi perso: si chiama Rivoluzione Italiana). Negli ultimi giorni sul suo blog Crespi ha: attaccato Marano per non aver fatto vincere Belen all’Isola dei Famosi (Marano non lo avrebbe permesso perché Belen è extracomunitaria); contestato Berlusconi per il suo uso politico dei sondaggi (giuro!); pubblicato una poesia ecologista che si conclude con il verso “masticheremo i mobili laccati delle nostre case”; scritto un lungo post sui Templari, la loro attualità e ciò che gli hanno insegnato, a lui Luigi Crespi; annunciato la sua iscrizione a Facebook e il successo “che mi lascia stupefatto” del suo blog (al momento al numero 3134 nella classifica di popolarità dei blog italiani, quella di Blogbabel); ripetuto le sue critiche alla campagna di Daniela Santanché, in vista delle elezioni in “Abbruzzo”; composto un’altra poesia, di cui cito il passaggio “sufica e sublime la ricerca che porta alla scoperta del fiore che dentro di noi si apre al sole della luce, che irradia la via degli uomini dritti e spinati”.
Crespi ha dato di recente un’intervista a Vanity fair in cui racconta delle sue preoccupazioni quando venne contattato per lavorare col ministro Mara Carfagna: “ho pensato: se lavoro con una velina mi sputtano”. Chissà cosa ha pensato il ministro.

Abbonati al

Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo.

E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove.
Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.

Abbonamento mensile
8 euro
Abbonamento annuale
80 euro