Mi hanno chiesto un parere sulle cose che Berlusconi ha detto a proposito della “regolamentazione di internet”. Ho preferito non darlo, perché il mio parere è che quelle cose siano abbastanza irrilevanti, in ogni senso. Nel piccolo di questo blog, però, spiego perché lo penso, che domani se ne parlerà invece assai.
– Mi pare, da quel che leggo, che Berlusconi abbia sottolineato più l’intenzione di “condividere delle regole tra i vari paesi” che “creare delle regole per internet”. Questo può essere discutibile, ma non ha niente di scandaloso: molto dibattito recente sulla stampa internazionale è stato dedicato proprio ai problemi che nascono dalle diverse legislazioni e sentenze relative alla rete nei diversi paesi del mondo.
– L’uscita di Berlusconi mi viene da associarla non tanto ai suoi nervosismi liberticidi di questi giorni, frequenti nel suo curriculum, ma più alle sue boutades di credibilità internazionale. Ieri ha detto che si diede da fare perché Saddam andasse in esilio, oggi che cercherà di convincere i paesi del G8 a condividere delle regole su internet. Domani se ne dimenticherà, e fara cucù alla Merkel.
– Non c’è, nelle frequenti precedenti agitazioni di Berlusconi, niente che riguardi la rete. A differenza che sul resto, non ricordo suoi attacchi contro i blog, suoi scatti sull’inciviltà della rete, cose così. Ricordo solo una sua ammissione di capirne poco, in campagna elettorale. E credo sia semplicemente così: non sa di cosa parla, letteralmente.
– Non credo, posso sbagliare, che gli altri responsabili del G8 siano altrettanto sprovveduti.
– Infine, piano con il riflesso condizionato dell’indignazione: le regole non sono una cosa sbagliata, in generale. Il problema è capire di quali regole parliamo. Se ciò che avviene in rete risponde alle norme e alle leggi su cui siamo d’accordo per quel che riguarda il mondo precedente a internet (se per esempio l’Iran allineasse le sue regole su internet alle nostre) non c’è niente da protestare contro le regole e la loro applicazione. Se si tratta di inventarne di nuove, allora protesteremo, come è avvenuto solo poche settimane fa su una minaccia e un progetto assai più seri e concreti.
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