A me questo pezzo scritto dalla direttrice della British Library sul Guardian (e riassunto da Repubblica) pare delirante. Il concetto è che ci sono dei siti che rimuovono via via alcune pagine dal web, e questo farebbe “perdere all’umanità la sua memoria”. Una “tragedia”. Gli esempi citati sono le pagine rimosse dal sito della Casa Bianca al momento del cambio di presidente, e quelle dedicate alle ultime olimpiadi, ugualmente messe offline.
Ora, a parte che queste pagine sono con tutta probabilità archiviate offline da qualche parte, la pretesa che qualunque cosa passi per la rete sia automaticamente un tesoro da preservare è follemente simmetrica al diffuso allarme per cui in rete ci sono troppi contenuti inutili e insignificanti. Che la storia dei nostri tempi non sia discretamente documentata – “gli storici troveranno un buco nero al posto del ventunesimo secolo” – mi pare insostenibile da chi si occupa di queste cose. Il problema vero degli storici del futuro sarà quello di dare un taglio alle ricerche e alle documentazioni, a un certo punto, oppure di non concluderle mai. È probabile che la direttrice volesse comunicare l’orgoglio per le attività della biblioteca e i suoi progetti, ma sarebbe stato bello se non si fosse adeguata anche lei al sensazionalismo allarmista corrente.
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