Penserei tutto il bene possibile di Nicola Zingaretti, se non fossi perplesso da una sua certa reticenza – diciamo – a prendersi delle responsabilità sulle cose che lui stesso predica. L’estate scorsa in un momento di dibattito intenso sul rinnovamento nel PD il suo nome e quello di Cuperlo sono diventati molto di attualità e però lui è stato schiscio addirittura più di Cuperlo (che ce ne vuole). Adesso dice cose buone e sensate in un’intervista (la trovo online solo qui) a Repubblica, ma si estrania dalla lotta con un alibi anagrafico piuttosto implausibile. Comunque, ripeto che l’intervista sarebbe buona: basta che non si aggiunga anche lui a quelli che parlano di fare e cambiare nel PD, e poco fanno e cambiano. E che mi spieghi dove li vede questi “sessantottini al potere nel PD”, o se gli sia sfuggita una frase fatta come quando certi dicono “anni Quaranta” per ogni cosa che precede questo millennio.
“Questa generazione non se ne andrà a casa da sola. Fra l’altro, gli ex sessantottini, una volta giunti al potere, sono difficilissimi da sloggiare. Tocca alla nuova generazione portare in campo argomenti e parole diverse. In fondo oggi non dovrebbe essere tanto difficile fare opposizione”