Ci sono dei giorni in cui a Michele Serra va di traverso il cornetto e allora scrive un pezzo indignato contro il deterioramento dell’alimentazione contemporanea e la perdita di vecchi e sani valori come il bere un po’ d’acqua tra un boccone e l’altro. Oggi è uno di quei giorni lì, e ha trasformato la sua pigrizia nei confronti del web in un manifesto morale.
Pare che una remota invettiva satirica di Benigni versus Almirante, rimessa in circolo da qualcuno su You Tube, costerà all´artista una querela della vedova, signora Assunta. In sostanza, il Benigni di oggi dovrà rispondere per il Benigni di ieri, riesumato dall´infernale rumine elettronico che tutto ingloba e tutto ricaccia fuori, azzerando il tempo, eternando il bello come il brutto, il memorabile e il dimenticabile. Nella sua esemplarità, questa notiziola mi fa capire perché cerco di tenermi lontano, se non ne ho stretta necessità professionale, dagli smisurati archivi della rete. In quelle viscere luminescenti tutto si affolla ma niente passa, è come se il metabolismo delle parole, delle facce, delle idee si intoppasse per colpa di uno stomaco così smisurato da potersi dilatare all´infinito. Mi danno qualche disagio perfino le fotografie, che cerco di selezionare fino alla spietatezza, figurarsi questa nebulosa immensa di immagini e parole che è il web, che per presunzione “democratica” esclude ogni selezione e criterio. Bisognerebbe essere padroni del proprio passato al punto da poter cancellare almeno qualche scoria, poter scegliere che cosa portarsi dietro. Il lusso di dimenticare è prezioso almeno quanto il bene della memoria. Rischiamo di confondere e guastare entrambi, cioè di essere costretti a convivere con ciò che ci è ormai estraneo, e non avere più memoria di ciò che davvero ci ha cresciuto e formato.
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