Conseguenti

Repubblica di oggi riferisce queste cose della visita del ministro Ronchi in Romania.

BUCAREST – Niente scuse, non una parola di solidarietà. Né alla ragazzina stuprata alla Caffarella né ai suoi genitori. Il governo romeno non abbassa la testa. E Andrea Ronchi, ministro per gli Affari Ue, in visita per aprire una breccia, si dice «offeso». Quando il suo omologo a Bucarest, Vasile Puscas, afferma che quello stupro «non è un problema governativo ma giudiziario», il ministro italiano scatta. Un pugno sul tavolo. «È una bambina. Come padre mi aspettavo un gesto di solidarietà alla vittima e alla sua famiglia – dice Ronchi – Ci avrebbe aiutato a evitare reazioni xenofobe. Se uno di noi si fosse macchiato di un reato così schifoso, il governo italiano avrebbe chiesto scusa». Il ministro italiano esorta Bucarest a fare la sua parte. Ma la prima risposta lascia di stucco. «Prima di dare le responsabilità ai governi – dice Puscas – aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso. Attendiamo quindi l´esito di queste indagini».
Eppure per strada qualche romeno chiede alla pattuglia italiana se, oltre le Alpi, c’è odio. «Noi non siamo zingari, siamo lavoratori, brave famiglie». Ronchi rassicura: «Un criminale non ha passaporto. È un delinquente e basta».

Bene. Accantoniamo la contraddizione tra il pretendere delle scuse da un paese per quello che fa un suo cittadino all’estero e però sostenere che “un criminale non ha passaporto, è un delinquente e basta” (e accantoniamo l’indifferenza con cui l’articolo cita il “noi non siamo zingari, siamo brave persone”). Ma benché la suddetta pretesa mi sembrasse un po’ assurda, ho pensato che il ministro Ronchi comunque abbia qualche ragione dove la ridimensiona in una speranza delusa. Insomma, il governo romeno non può di certo essere rimproverato per non aver chiesto scusa di un’accusa che riguarda un suo singolo cittadino e non ancora giunta a condanna: però se lo facesse quando questa condanna arrivasse, sarebbe un nobile gesto. Mettiamola così.
Ma a Ronchi scappa la mano e dice: “Se uno di noi si fosse macchiato di un reato così schifoso, il governo italiano avrebbe chiesto scusa”. E io non ci credo. Ripeto che non lo riterrei nemmeno dovuto, ma non credo che Ronchi lo farebbe. E mi viene in mente già un caso che può mettere alla prova la sua sincerità: c’è un sardo condannato due anni fa in Germania per stupro della sua ragazza lituana. Il governo Prodi non ritenne di chiedere scusa, e non ricordo né Ronchi né l’opposizione incalzarlo su questo. Ma forse adesso è venuto il momento di sottolineare il diverso atteggiamento di questo governo e rimediare a quell'”offesa” (parola usata dal ministro).
Ronchi chieda scusa alla Germania, o alla Lituania, o a tutte e due, e le sue parole suoneranno credibili.

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