Notizie che non lo erano

Ne avevano parlato l’anno scorso anche i giornali italiani. La Stampa, per esempio: “Una killer si aggira per l’Europa. Unica traccia: il Dna. Quello di una misteriosa donna che da 15 anni rapina e uccide”. Si raccontava di una serie di omicidi (soprattutto in Germania, ma anche in Austria e Francia) che la prova del DNA fatta dalla polizia tedesca faceva risalire a uno stesso responsabile, donna e introvabile. Un “fantasma”. Un giallo terribile e misterioso.
Però ieri la polizia tedesca ha annunciato di aver scoperto che quel DNA aveva invece contaminato – proveniente da chissà dove – i tamponi usati per i test, e non c’entra niente con i delitti, evidentemente indipendenti tra loro. I fantasmi non esistono.
Non esiste neanche il bambino Alfie divenuto papà a tredici anni in Inghilterra. Cioè, il bambino esiste e si chiama sempre Alfie: ma la storia uscita su tutti i giornali era una balla. A mettere incinta una sua compagna quattordicenne non è stato lui. Si erano inventati tutto la ragazzina e sua madre. Ottenendo naturalmente la fiducia della stampa di mezzo mondo.
Sui due romeni scagionati per lo stupro della Caffarella non si scriverà mai abbastanza. A titolo di esempio riporto un titolo di Repubblica sul loro arresto, un mese fa: “Presi i due stupratori, “L’abbiamo fatto per dispetto””. Dal testo: “«Ma perché l’ hai stuprata?» gli ha chiesto il capo della mobile, Vittorio Rizzi. «Per dispetto» ha risposto il romeno. In tasca, il ventenne aveva venti euro: «Sono i soldi che ho preso al ragazzo» ha ammesso con la solita aria indifferente”. Dopo lo stupro della Caffarella, Karol e Alexandru si erano divisi. All’ arrivo a Regina Coeli urla e proteste dei detenuti: «Non vogliamo le belve»”. Erano innocenti, come ora sappiamo.

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