Una notte con Metalmarco

(Su Wired in edicola, con un pezzo gemello scritto da Matteo Bordone)

“La gente della notte fa lavori strani”, diceva Jovanotti, ma non aveva ancora visto i sottotitolatori. Sono le tre, le strade di Milano sono quasi deserte. Parcheggio davanti a un bar con la saracinesca semiabbassata. I gestori maghrebini stanno bevendo il bicchiere della staffa, dopo aver pulito e messo in ordine il locale. Compro birra e coca cola, dovremo tirare le sei.
Suono al citofono e salgo all’ottavo piano di un condominio milanese novecentesco. Marco, il mio uomo, è assai più in forma di me, che di solito sono sveglio a quest’ora solo se lo decide mia figlia seienne, per fortuna di rado. Lui invece è persino arrivato da poco da Matera, dove era andato a trovare i suoi. Ha 24 anni e studia ingegneria.
Da quando internet ha reso accessibili le puntate delle serie tv non appena sono andate in onda negli Stati Uniti, l’unico limite alla visione contemporanea in tutto il mondo è la lingua. Non tutti i fans sanno l’inglese sufficientemente bene da seguire i dialoghi. E così, qualche volenteroso cominciò alcuni anni fa a tradurre le puntate in italiano, e a mettere in rete i file con i sottotitoli. Ma oggi, benché ancora volontario e gratuito, questo lavoro si è strutturato. Uno dei due gruppi più noti ed efficienti nella produzione di sottotitoli italiani (“ehi, siamo il più noto ed efficiente”, scherzano loro) si chiama Itasa. Sono alcune decine sparsi in tutta Italia. Hanno un sito che usano per mettere online i sottotitoli e per gestire l’organizzazione militare del lavoro. Per chiunque abbia mai visto una puntata sottotitolata di Lost è familiare nei credits finali il nome di “Metalmarco”. Stanotte io e Metalmarco guardiamo Lost assieme e lo sottotitoliamo. Il mio socio Matteo è andato dalla concorrenza, quelli di Subsfactory (io mi servo abitualmente degli uni e degli altri, ma a Metalmarco non lo dico).
“Di solito vado a dormire presto, e metto la sveglia alle tre, quando comincia la puntata sulla ABC”. La puntata è trasmessa in diretta da un sito che prende il segnale televisivo e lo mette online. Il suo gestore dev’essere un coetaneo di Marco perché segnala che la settimana prossima non potrà diffondere la puntata in diretta “perché ho un esame”. Marco estrae biscotti e merendine di conforto, cercando di non svegliare il suo coinquilino nella stanza accanto. Appena sarà finita la puntata si metterà al lavoro con i suoi colleghi di Itasa per produrre i sottotitoli in tempi strettissimi: alle sette-otto del mattino migliaia di italiani cominceranno a scaricarli. Gli chiedo se riesca a godersi la puntata. “Quando devo sottotitolare non tanto, a quest’ora sono sempre un po’ stordito. Ma la sera dopo me la rivedo con degli amici”.
Il piano è rigoroso. Appena finita la messa in onda si aspetta che sia messo online su BitTorrent il file da scaricare. La squadra è composta da sei persone che stanno in contatto su Skype e commentano già in diretta (“stasera puntata loffia”): si divideranno i 42 minuti in blocchi di sette per ciascuno. Marco si è preso gli ultimi sette. Tra di loro c’è anche il supervisor, quello che farà la revisione finale di tutto il testo. Riconosco altri nomi noti: Curzio Campodimaggio, TutorGirl, LucasCorso. Per ogni serie c’è un gruppo al lavoro che ogni settimana definisce turni e ruoli. Ma solo per Lost, la serie più seguita e attesa, si mette in campo questa potenza di fuoco e rapidità, in modo da produrre i sottotitoli al più presto possibile. Dal sito di Itasa vengono scaricati ogni settimana ventimila volte, ma vanno aggiunte le altre decine di migliaia prese invece da eMule. Gli utenti registrati sono più di centocinquantamila e accedono ai sottotitoli di trecento serie diverse. Il sito non ha pubblicità e si ripaga con le donazioni degli utenti. Intanto, il gruppo ha costruito una professionalità richiesta e pagata per altri servizi di sottotitolazione, festival, presentazioni.
Chiedo a Marco se hanno mai avuto problemi di copyright. “No, nessuno; ma noi ci limitiamo a mettere online il testo in italiano, non la puntata: è un contenuto che produciamo noi”. Il terreno è complicato – la traduzione non è un’opera originale – ma evidentemente anche alle reti che programmeranno poi le serie in italiano fa gioco che il loro culto sia alimentato anche dal lavoro di Marco e dei suoi soci.
La puntata intanto è finita, con un po’ di delusione e un solo colpo di scena. In otto minuti la si scarica e poi si aspetta il passaggio chiave dell’operazione: la messa online del “transcript”, ovvero del file di testo dei dialoghi originali da tradurre. Il transcript proviene dalle edizioni originali per i non udenti o per altre necessità televisive, e viene messo online attraverso percorsi misteriosi dai “cinesi”. Ma stanotte il sito cinese tarda a mostrarlo: nell’attesa su Skype si scalpita, e Marco disegna il jpeg da mettere sul sito di Itasa per segnalare il nuovo file quando sarà pronto. Faccio un test di preparazione e chiedo via Skype i numeri di Lost. Arrivano tutte le risposte immediatamente: “4 8 15 16 23 42”.
Niente, sono le 4 e 51 e il transcript ancora non c’è: bisogna partire a orecchio. Ovvero traducendo quel che si ascolta. Il software di sincronizzazione (VisualSubSync) mostra i picchi audio corrispondenti alle battute e Marco li isola, e poi ci incolla del testo a caso per posizionarlo (con un altro programma che si chiama Miyu). Dopo lo sostituirà con quello giusto della traduzione.
“Sono stato fortunato, nei miei sette minuti c’è questo pezzo lungo in cui non parlano”. Cinque e sei minuti: cominciamo a tradurre, su Skype ora tutti tacciono. Marco ha imparato l’inglese a scuola, ma soprattutto da quando fa questo lavoro: va spedito. Solo Sawyer è un po’ più difficile, bisogna riascoltarlo qualche volta. Ogni tanto i sottotitolatori si confrontano su alcune scelte comuni: chi dà del lei a chi, come chiamare un van (furgone o camioncino).
Cinque e quindici: è arrivato il transcript. Tutta un’altra vita. Si traduce dal testo e basta rimpiazzare sullo schermo i sottotitoli finti disposti prima. In questa puntata Hurley cita Guerre Stellari e bisogna andare a ricostruire i termini giusti: Darth Vader era “Dart Fener” in italiano. Alle cinque e cinquantatre abbiamo tutti finito. Adesso LucasCorso rivedrà tutto assieme, e alle sette il file .srt è online. Prima di quello si Subsfactory: “the others”. Marco ha lezione all’università tra sette ore.

Abbonati al

Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo.

E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove.
Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.

Abbonamento mensile
8 euro
Abbonamento annuale
80 euro