Emma for sindaco

Emma Squillaci è la candidata del PD a Cassina de’ Pecchi, un comune di 12 mila abitanti appena fuori Milano. Ha 25 anni, ha fatto l’assessore in questa legislatura, è brava, secchiona, di quelle che non mollano neanche se “hai 25 anni, sei una ragazza” e devi fare politica contro un deputato della Lega che promette che se verrà eletto ci penserà lui che è deputato, ad aiutare il paese (e che naturalmente non ha nessuna intenzione di dimettersi dal parlamento, dove ha annunciato che comunque andrà solo per votare – e ritirare lo stipendio). E contro un candidato “dei Valori” di cui si sono appena scoperti taciuti conflitti di interessi.
L’ho conosciuta qualche mese fa, quando Zoro parlò di lei, e dopo mi scrisse una lunga e formidabile lettera su quanto sia difficile fare politica con i giovani in Italia, e quanto sia difficile fare politica nei partiti in Italia.
È insomma un modello straordinario di impegno e possibilità di rinnovamento della politica a sinistra, e anche delle fatiche che incontrano questo impegno e queste possibilità. Oltre che il miglior sindaco possibile per il suo comune. Se avete voglia di darle una mano, anche nella solita volgare ma benedetta forma del finanziamento alla campagna, siete i benvenuti.

Giovane, 25 anni, assessore di un paese della provincia di Milano, era lì in qualità di ospite. “Io lascio la politica”, mi ha detto ad un certo punto dopo aver retto per 20 minuti buoni la parte della militante fiera, organica e fiduciosa.
“Mi sono candidata a 19 anni, sono diventata assessore, ma non ho una vita mia. I miei amici fanno l’Erasmus, viaggiano, si divertono, io no. Guadagno 900 euro al mese, quello che prendevo da commessa, meno di quanto prende un segretario comunale. Che poi i segretari comunali restano, io passo. Mi vogliono pure candidare a fare il sindaco, ma non ci penso minimamente”. Ha detto più parlando a se stessa che altro.
“Un po’ di tempo fa ero a spillare birre alla festa dell’Unità. Sono passati dei miei amici, hanno guardato me e gli altri che lavoravano con me allo stand e ci hanno detto: ma a voi non piace divertirvi?”.
In quel momento, mentre le operazioni di voto per eleggere Franceschini segretario volgevano al termine, ho pensato che a me, quando facevo esattamente le stesse cose (spillare birre alle feste dell’Unità, non fare l’assessore), una frase del genere non l’ha mai detta nessuno. Il nostro divertimento allora era palese, in tempo reale a tratti invidiabile, anche se, col senno di poi, politicamente sterile.
Egoisticamente, che quel giovane potenziale sindaco donna di sinistra torni a divertirsi con gli amici lo ritengo un peccato.

(dal blog di Zoro)

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