Surfin’ USA

Sono stato diciotto ore in aereo, e ho fatto una riflessione sul fatto che dovrebbe essere resa obbligatoria per legge, l’astensione forzata da internet e dal telefono, un giorno alla settimana. Lo so, è una banalità autocompiaciuta che dicono con tono solenne tutti quelli che si trovano forzatamente e temporaneamene in questa condizione, prima o poi. E tutto quel che dimostra è che siamo dei pusillanimi (almeno quelli il cui desiderio è sincero) incapaci della forza di volontà necessaria a dedicarsi a una giornata di isolamento con piaceri più lenti e disinteressati.
Poi ci sarebbero delle attenuanti, ma ora chissenefrega. Volevo condividere qui alcune delle cose che ho letto, visto e pensato in queste diciotto ore (giocoforza piuttosto americane, visto che venivo da là). Poi il passo successivo sarà fare altro per diciotto ore e non dirlo neanche a nessuno, finita lì, non farne niente. Col tempo, chissà.
– nel suo programma sulla CNN Fareed Zakaria – il direttore dell’edizione internazionale di Newsweek – ha discusso piuttosto spettacolarmente con il professor Marandi da Teheran che difendeva la vittoria elettorale di Ahmadinejad. Il professore sapeva molto il fatto suo e non meraviglia che abbiano mandato lui a parlare con la CNN, ma Zakaria aveva buon gioco a metterlo di fronte all’implausibilità delle sue risposte.
– il pezzo di copertina di Time è dedicato alla ricostruzione degli ultimi giorni alla Casa Bianca di Bush e Cheney, e al loro duro confronto sulla grazia da concedere a Scooter Libby (siamo ancora al caso Plame-Rove-eccetera, se vi ricordate). Bella inchiesta.
noparking– nelle zone residenziali di San Francisco la pulizia delle strade impedisce la sosta per sole due ore e avviene di giorno, quando presumibilmente le auto sono altrove. Sono zone esclusivamente residenziali, e quindi è più facile: ma lo segnalo al comune di Milano, che sconvolge le vite dei suoi abitanti una notte ogni settimana.
– il New York magazine racconta l’evoluzione delle tendenze sulla pizza a New York: pare che finalmente stia venendo di moda la pizza napoletana più alta e meno croccante, e c’è un dibattito se si debba mangiarla con le posate (i newyorchesi sarebbero contrarissimi).
– sempre lì c’è anche la notevolissima storia della famiglia Kushner: il padre Charles grande affarista immobiliare e mani in pasta, ha fatto incastrare il cognato da una prostituta e li ha ripresi in un video che poi ha mandato a sua sorella, e si è fatto un anno di galera. Il rampollo ventiquattrene si è dovuto quindi occupare della baracca, ha comprato un palazzo sulla Quinta che gli sta succhiando un mare di soldi, ha comprato il New York Observer ed è entrato nel giro di quelli-di-cui-si-parla, e si è fidanzato con Ivanka Trump.
– sul numero monografico di Believer dedicato alla musica c’è una bella riflessione di Arthur Phillips sulla celebre espressione per cui “scrivere di musica è come ballare di architettura” (variamente attribuita, e che avevo usato nell’introduzione di Playlist): Phillips spiega che ballare di architettura si può, e riflette sull’uso della musica nella letteratura (numero uno è Proust, conclude). C’è anche un’intervista a Thom Yorke, e una segnalazione del dimenticato e bellissimo unico disco di Mary Margaret O’Hara.
– a Condor questa primavera raccontammo della complicazione dei rapporti tra Cina e Australia rispetto al tentativo cinese di comprare mezza industria mineraria australiana. Ora il casino è esploso sull’arresto in Cina dei alcuni dipendenti della compagnia australiana Rio Tinto accusati di tentata corruzione. Questo è il riassuntino di Time.
pare che la leggenda sul fatto che Obama non sia nato negli Stati Uniti sia dura a morire e anzi conosca nuova prosperità tra i suoi detrattori più ignoranti o in malafede.
– è uscito un libro che parla di Calcata, e della scomparsa di – a-hem… – del “santo prepuzio“.
– ancora su Time, ciclicamente torna in ballo il fatto che non sappiamo più scrivere con la penna e men che mai in corsivo: ma sapete che c’è?
– il magazine del New York Times racconta di un’altra di quelle follie giapponesi che si aggiunge al ricco repertorio del genere: uomini che si fidanzano con un cuscino su cui è disegnata una ragazzina.
– l’ultimo Wired americano ha la sezione estiva “consigli di stile“, con la partecipazione di Brad Pitt. Si segnalano i seguenti: smettete di usare i commenti solo per esibirvi, toglietevi quell’auricolare Bluetooth dall’orecchio, “la vostra fame o stanchezza non è un aggiornamento interessante”
– è uscito un nuovo libro di Dave Eggers. Si apre con una citazione di Mark Twain che penso di usare un giorno sì e uno sì, d’ora in poi: “se uno ha un martello, tutto gli sembra un chiodo”. Lui ha scritto una lettera all’Atlanta Constitution Journal per dire che ci ha lavorato un sacco.
– la crisi dei quotidiani comunque c’è.

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