La Rai eri tu

La battaglia contro il canone lanciata dal Giornale è una pagliacciata demagogica, ma bisogna dirne almeno due cose prima di far partire il tic dell’indignazione.
Una è che non c’è niente di cui indignarsi. La validità e sensatezza del sistema del canone sono del tutto discutibili, e sono discusse da anni: affrontare il tema, nel generale e annoso tema di cosa fare della Rai e come ricostruirla, dovrebbe essere un pensiero di un centrosinistra che non sia solo preoccupato di perdere il suo pezzo di macerie.
L’altra è che pretendere di lanciare allarmi democratici intorno all’abolizione del canone non solo fa ridere, ma fa ridere i tuoi elettori. E questa è la furbizia del Giornale – confezionata nel metodo cialtrone consueto -, di aver lanciato una campagna che molti a sinistra faticano a contestare: e come fai? Provate a immaginare che una delle solite cricche soi-disant di sinistra avesse lanciato la stessa campagna dopo il Porta a Porta sull’Abruzzo: avrebbe avuto altrettanto successo (qualunque sia davvero il successo, tutto da verificare).
Oggi Antonio Polito – calcando un po’ la mano – intuisce queste cose. Sarebbe il caso che anche il PD non cadesse nella trappola con tutti i piedi, per difendere la sua parte di macerie, e che invece pensasse a legittimare il canone – se vogliamo mantenerlo – con un progetto, un atteggiamento e dei contenuti di cui andar fieri. Non si può chiedere alle persone di difendere una cosa che tu hai collaborato ad affondare.

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