L’altra sera all’Era Glaciale Roberto Saviano ha costruito – tra molte cose intelligenti – la riflessione più equilibrata sulla questione “libertà di informazione”. La riassumo con parole mie: in Italia non manca davvero la libertà di stampa, perché ognuno è in fondo libero di dire e scrivere quello che vuole, e niente viene davvero taciuto. Ma quello che manca è la serenità di sapere che ciò che scrivi sarà letto e discusso per quel che è, e non per quel che implica e per la parte che prende; e quel che manca è la serenità di sapere che qualunque cosa tu scriva, siano il suo contenuto e la sua fondatezza a suggerirti di scriverlo o no, e non quel che succederà se lo scrivi, a te e al mondo intorno a te.
“La libertà di poter lavorare serenamente, è una libertà ulteriore che una democrazia deve rispettare. Devi sapere che ciò che scrivi non ti costringerà a pagare con la tua vita quotidiana. Quando questo accade, qualcosa sta scricchiolando”.
Ha ragione, ho pensato vedendolo: non manca la libertà di stampa, manca la serenità di stampa. Mancanza che genera autocensure e che influenza la verità di ciò che viene scritto e la sua obiettività. Mancanza che travolge e devasta la già fragile credibilità dell’informazione e che la attorciglia al pessimo stato della politica, mandandole a fondo assieme. C’è un regime in Italia, mentale. E sottrarsene è difficile, e Saviano riesce a farlo, e a capire come stanno le cose, mentre volano gli stracci. E a parlarne, a costo di scontentare molti suoi fans.
Poi ieri mattina ho visto che il regime mentale è così accecato che non è più in grado nemmeno di vedere la luce, quando qualcuno la accende: e anzi lo sfotte.
Ma allora di che cosa stiamo parlando da settimane? Se la libertà di stampa in Italia non è in pericolo, com’è lampante a chiunque abbia un briciolo di buonafede, perché sabato prossimo le truppe cammellate scenderanno in piazza? In difesa di quale irrinunciabile diritto? «Per la libertà di poter lavorare serenamente», prova a rimediare Saviano, forse consapevole di aver inavvertitamente giocato un brutto tiro al giornale di riferimento suo e della sinistra tutta. Fantastico, splendida idea: come mai non ci abbiamo pensato prima? Allora sabato tutti in marcia per la «serenità di stampa».
Certo, ciccio, per quella. E anche per la tua.
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