Cose che ho pensato di Kindle, nei primi giorni di uso.
– Io non sono un utente qualunque, perché mi pagano per leggere cose di cui poi scrivo. Quindi quello che colpisce me non è particolarmente esemplare. Però a me cambia molto le cose avere l’opportunità di leggere qualunque libro americano appena ne ho bisogno, o appena esce. Allo stesso modo, a me servirebbe poter gestire i testi e le citazioni che mi interessano, archiviarle, incollarle nel blog o stamparle per usarle in radio: e queste cose invece non le posso fare.
– Il tastino di switch on è odioso, scomodo, e dovrebbe dare un feedback più efficace.
– Certo, poter leggere i testi anche su iPhone – soprattutto ora che mi sto abituando a leggere su iPhone di tutto – è molto utile, così non hai bisogno di avere la tavoletta con te. Ma il passo successivo dovrebbe essere poterli avere anche sul computer.
– Si legge molto bene e ci si abitua rapidamente. Ci vuole di più per padroneggiare il movimento e l’orientamento tra libri, pagine, abbonamenti e contenuti vari.
– Il download è rapidissimo. I prezzi sono buoni se confrontati con la carta, migliorabili se si considera il risparmio dei costi. Ma quattro numeri di Newsweek costano 2 dollari e 99, mentre quello di carta costa 4 euro e 50 a numero.
– I contenuti italiani si limitano alla Stampa, il quotidiano (il Corriere è bizzarramente disponibile negli USA e non in Italia). Basta. Ho chiesto ad Amazon che programmi abbiano, non hanno voluto dare informazioni.
– L’oggettino è leggero, sottilissimo e molto figo.
– La filosofia che sottende all’autocensura delle potenzialità (potrebbe facilmente essere un browser, gestire le mail, funzionare come telefono e suonare la musica) è la stessa che ha determinato il successo di Facebook: ovvero portare sulle nuove tecnologie attività e utenti senza rivoluzionare le attività stesse. Mantenere cioè familiare e tradizionale la lettura e i suoi modi, pur spostandola su un supporto con mille opportunità, per non spaventare gli utenti-lettori.
– Quando uscì il primo iPod dissi che mi pareva fantastico ma che aspettavo che ci mettessero dentro anche un telefono. Ci vollero quattro anni, ma è andata. Vedete un po’. (In realtà l’applicazione per iPhone aggira parzialmente questa obiezione).
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