In Alaska si vede la Russia, e non fa caldo per niente

Come hanno notato in molti, la destra mondiale sta salendo sul carro dell’anti-globalwarming: è una nuova tappa di un atteggiamento demagogico, conservatore, egoista e populista che si esercita già in molti altri modi (il politically correct, la cultura, l’ambientalismo, le parità per le donne e quelle per i gay, il progresso in genere) e che permette di cavalcare una politica “contro” che ai nostri giorni paga molto di più di una che abbia un progetto, e di far leva sull’ignoranza che pensa di saperla lunga. In più, la questione in sé incentiva un fenomeno di scetticismo, a-me-non-la-si-fa e complotteria che in altri casi dilagano e qui non avevano ancora trovato sbocco “politico”, e fa leva su una dimostrata “stanchezza” pubblica sul tema (favorita da alcuni eccessi catastrofisti della campagna contro il riscaldamento globale). Come ho già scritto, purtroppo i fessi del Climategate hanno dato a questo partito delle armi formidabili. (Questo non toglie che degli atteggiamenti di scientifico scetticismo e critica sulle ipotesi di riscaldamento globale siano legittimi e fondati, quando argomentati e preparati: ma sono casi minoritari, tra i critici, e degni di altrettanto scetticismo).
Oggi si è messa sfrontatamente a capo di questa grande demagogia populista la campionessa recente della demagogia populista: Sarah Palin, che ha pubblicato un articolo contro i sostenitori del riscaldamento globale sul Washington Post. Marc Ambinder dell’Atlantic Monthly ne ha analizzato contenuto e motivazioni.
Intanto, esercitatevi a indovinare chi saranno i primi a dire la loro, qui da noi.

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