Pippo Civati ha chiesto un parere sulla rieleggibilità di Roberto Formigoni (e di ogni altro candidato alla presidenza di una regione che abbia già svolto due mandati) al professor Vittorio Angiolini, avvocato e ordinario di Dirito Costituzionale all’Università Statale di Milano. Secondo Angiolini sono candidature fuori dalla legge: qui il suo parere completo. Sarebbero utili altri dotti e competenti pareri, se i media o i politici se ne occupassero.
Il sostenere che il mandato in corso nel 2004 non sarebbe computabile solo perché già iniziato al momento di entrata in vigore del divieto, come si vorrebbe fare per legittimare un’ulteriore eventuale rielezione di Roberto Formigoni, non ha giustificazione. Non certo si tratta di garantire diritti o posizioni acquisite rispetto al sopraggiungere imprevisto o imprevedibile di nuovi vincoli per la copertura di cariche politiche; giacché sino dal 2004, e dunque con anticipo più che congruo rispetto al sopraggiungere del nuovo limite, Formigoni è a conoscenza del divieto di una terza rielezione a suffragio diretto ed universale. E si aggiunga che, avendo Formigoni espletato anche un terzo mandato in quanto indirettamente eletto dal Consiglio regionale (dal 1995 al 2000), posticipando al 2015 l’operatività del divieto stabilito sin dal 2004 gli si consentirebbe di restare in carica un ventennio. Con ciò il divieto di terzo mandato, che ha come scopo di evitare il formarsi di rendite politiche e di accumulo di potere personale da parte di chi troppo a lungo ricopra la carica di Presidente di Regione, non avrebbe più senso.
La democrazia è fatta anche e soprattutto dal voto a maggioranza; ma, se quando si vota per determinare la maggioranza non si osservano le regole prestabilite per la correttezza della votazione, scompare ogni certezza sul fatto stesso che quella maggioranza sia autentica, e quindi democratica.
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