Alla fine della giornata (ma altre ne verranno), della nuova questione “par condicio” io mi sono fatto queste precarie idee:
– che l’intervento legislativo ultimo sia un pastrocchio poco chiaro e che complica il lavoro dei giornalisti televisivi senza offrire un’idea sensata ed efficace di costruzione dei programmi rispetto alle sue intenzioni. Non si capisce una mazza di come si debba ottenere questa parità di accesso generale.
– che il 90% di quello che è stato però contestato in questi giorni risalga alla legge sulla par condicio e valga da anni.
– che la legge sulla par condicio sia una sciagura da paese squinternato; quale però questo è: e che la sciagura da cui originano tutte le successive – par condicio compresa – sia il conflitto di interessi e il possesso politico della totalità delle reti televisive nazionali.
– che si siano mostrate delle sproporzioni vittimistiche negli allarmi sul “bavaglio” e l’attacco alla libertà di informazione sentiti in questi giorni. Le trasmissioni italiane abituate ad avere in studio politici a parlare di politica un giorno sì e un giorno sì possono benissimo sostituire i loro consueti ospiti con i candidati alle elezioni di ogni parte. Non mi pare si discuta così spesso delle elezioni in Cile né della democrazia in Iran (e nemmeno dell’ineleggibilità al terzo mandato): la libertà e la varietà di informazione in Rai mancano da parecchio.
– ma che, ripeto, di questa legge sciocca che tutti contestano senza averla letta potevamo fare benissimo a meno.