Matteo Bordone ha scritto un bel post suella Lega vista da Varese.
Negli ultimi tempi, col raggiungimento del potere centrale da parte degli ex amici del bar, le cose si sono fatte più evidenti ancora. È scattato un senso di “adesso tocca a noi, mica Roma”, straordinariamente simile a quello contro cui si sono battuti a parole i leghisti per decenni. I mondiali di ciclismo di Varese sono stata la manifestazione tangibile di questo cambio di rotta. Era evidente a tutti che improvvisamente era nato il bisogno di cose inutili e dispendiose, era stato ribadito con forza, quasi con sdegno, come se davvero lì si giocasse molto. Sembrava un incubo di un leghista: il politico democristiano del paesino nel Meridione che arriva a Roma, si insedia, prende il potere, e fa costituire un ente parastatale per lo studio del territorio, con sede nel paesino natio; ente che non produce nulla per decenni, cade a pezzi, ma dà da lavorare a uno stuolo di paesani elettori nullafacenti. Varese è diventata quel paesino lì, sotto gli occhi di tutti.
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