L’uomo che per un attimo credemmo potesse sconfiggere la mafia in Sicilia. Dal sito di Repubblica, premurosamente non promosso sul giornale.
New York, mattina presto. Hillary Clinton attende un vecchio amico nella sala delle colazioni del Four Seasons, nel cuore pulsante di Manhattan, a due passi da Rockefeller Plaza. Leoluca Orlando arriva un po’ trafelato e le porge, a sorpresa, il suo biglietto da visita. “Luca che fai, sei diventato matto, so benissimo chi sei?”, le dice Hillary. E lui, sornione: “Dai, leggi, leggi”. Legge, c’è scritto: professor Leoluca Orlando, presidente Federazione italiana di american football. La Clinton sorride: “Non ci credo, pure questo fai?”. E lui: “Ma guarda che non è mica come la Nfl per voi o come il calcio per noi: è una bella sfida, perciò ho accettato”. L’ex sindaco della primavera antimafia di Palermo racconta l’aneddoto molto compiaciuto. “Hillary mi ha promesso tutto il suo appoggio per il football nostrano e si informa, incuriosita, su come procede”. Dai boss alla palla ovale. Dalla lotta all’illegalità alla promozione di uno sport che cerca un po’ di spazio nella patria del Dio pallone. Leoluca Orlando è un vero punto di riferimento per il football italiano: presidente della Fidaf. E c’entra poco la sua passata gioventù, condita di viaggi-studio negli States, “dove inevitabilmente conobbi la febbre del Superbowl”. Il matrimonio tra uno dei politici più “internazionali” del nostro Paese e lo sport nazionale americano risale al 1999. “Da sindaco di Palermo organizzai i campionati mondiali di football al Velodromo “Paolo Borsellino”. Arrivarono centinaia di giocatori da ogni parte del globo: tranne che dall’America. Era un periodo di forti tensioni tra Usa e Medio Oriente e gli statunitensi si giustificarono con ragioni di sicurezza. Non ci fecero una gran figura visto che in quel periodo ospitai a Palermo per tre settimane proprio Hillary Clinton e la figlia Chelsea. Vinse a sorpresa il Giappone, battendo il favoritissimo Mexico. Da quel momento, per i football player italiani, divenni importante e di tutto ciò ero e sono onorato”.