Due mattine fa ho guardato la faccia di un candidato del PdL alla regione Lombardia, su un manifesto, e ho pensato: “guarda ‘sta faccia da imbecille”. Non è una cosa che penso, di solito. E quando la penso, mi trattengo dallo scriverlo sul blog. Certo, vedo parecchie facce da pirla, ma di solito mi fanno ridere: invece quello lì, col suo gessato, la sua mano sotto il mento, il suo sguardo felice di non si sa cosa, mi ha fatto venire voglia di mandarlo pubblicamente affanculo. E stasera – è sabato, magari siete tutti fuori – non mi trattengo. Ma è perché volevo farvi capire cosa avviene quando una persona avvezza a contenere quotidianemente le sue reazioni meno eleganti e più impulsive, si imbatte nella goccia che fa traboccare il vaso: l’affissione abusiva.
La faccia di quell’imbecille avvolge infatti ogni palo e lampione della zona, impunita ed esemplare di una cialtroneria che la dice lunga su come sta messo questo paese: un posto in cui più ti dimostri cialtrone, irrispettoso degli elettori e del posto in cui vivono, e indifferente alle regole, e più hai chances di essere eletto, se stiamo a questa strategia.
Bene, la questione è vecchia e familiare a tutti. Ma ieri a piazza Vittorio a Roma – città dove il dramma attacchinaggio raggiunge punte degne di una repressione armata – finalmente qualcuno si è incazzato: ci è andato di mezzo uno che se lo meritava, ma il pensiero non può non correre agli altri. Domani faccio una foto al mio faccia da imbecille qui sotto.
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