La settimana scorsa un ricercatore inglese ha raccontato alla stampa l’esperimento che stava praticando da un anno. Si era fatto impiantare sotto la pelle della mano destra un chip che comunicava con degli apparecchi esterni e che funzionava per lui come una sorta di badge, che riceveva a e trasmetteva dati e comandi identificati col portatore. Proseguendo l’esperimento, il dottor Gasson ha inserito un virus informatico nel chip e ha verificato che il virus è stato anch’esso trasmesso agli apparecchi collegati. Questa, volendola considerare tale, sarebbe stata la notizia. Non trovandola abbastanza affascinante, diversi quotidiani italiani ne hanno parlato trasformandola così nei titoli e negli articoli: “Uomo infettato da un virus informatico”. Che è come dire che se vi si arrugginisse un’otturazione sareste il “primo uomo infettato dalla ruggine”. Repubblica.it ha messo il titolo addirittura in apertura della homepage, mentre Corriere.it ha ritenuto successivamente di rimuovere l’articolo dal sito.
Decine decine di siti di news e praticamente tutti I giornali hanno ripreso una notizia data dal Sunday Times inglese per cui il parlamento europeo avrebbe avuto intenzione di comprare un iPad per ogni deputato. Sono seguiti interventi scandalizzati su altre centinaia di siti e ripresi poi dai giornali e tutta una polemica sui privilegi dei parlamentari europei. Il portavoce del parlamento europeo ha smentito la notizia e l’ha definita assurda.
Notizie che non lo erano
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Prima o poi doveva succedere che qualcuno pensasse che i virus informatici infettano anche gli umani. Mi aspetto code di persone con raffreddore e febbre davanti ai negozi di informatica per richiedere antivirus con la tessera sanitaria in mano, con ovviamente corredo di articoli sulla stampa italiana