Happy Bettye

Quando Bettye Lavette ha svoltato aveva quasi sessant’anni: era il 2005, e dopo aver fatto dischi da quando era sedicenne, registrò “I’ve got my hell own to raise”, con la produzione di uno bravissimo – Joe Henry – e cantando con la passione e la voce che aveva sempre avuto una dozzina di cover scritte da donne. Fu un gran successo di critica, e nel suo piccolo anche di vendite. Da allora è diventata molto popolare sulle scene americane ed è ricercata per interventi e partecipazioni agli eventi rock più importanti, compreso l’insediamento di Obama nel 2009.
Adesso ha pubblicato un nuovo disco, ancora di cover, stavolta di autori britannici: “Interpretations: the British Rock songbook”. È bellissimo. Bettye Lavette ribalta in misure diverse e declina soul-blues alcuni grandi classici del rock: “Wish you were here” per un po’ è irriconoscibile e stupenda lo stesso. Poi c’è “All of my love”, la cui versione ha convinto Robert Plant a invitare Bettye Lavette all’apertura del suo prossimo tour, a luglio. Elvis Costello ha invece detto che non riesce a immaginare che fino a oggi non esistesse al mondo la sua versione di “The word” dei Beatles. Ci sono anche “Don’t let the sun go down on me” di Elton John e “Maybe I’m amazed” di McCartney. Gran disco.

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