Notizie che non lo erano

Lunedì, appena entrato in vigore il divieto di portare il velo islamico in Francia, i siti dei giornali italiani hanno piuttosto dato i numeri sulle conseguenze. Il sito del Corriere ha titolato su “59 donne velate arrestate a Parigi”, altri parlavano di venti arresti, o numeri i più vari, sostenendo che gli arresti fossero avvenuti in conseguenza dell’applicazione della legge. In realtà quello che era successo era che alcune donne che manifestavano contro il divieto davanti alla cattedrale di Notre Dame erano state fermate e interrogate dalla polizia perché la manifestazione non era autorizzata. Solo di due loro portavano il velo, e sarebbero state convocate in giudizio il giorno dopo per violazione di quella legge. Di altri casi di sanzione della violazione si hanno notizie vaghe, dovrebbero essere tra i due e i cinque nei giorni successivi.
I magistrati che indagavano sul fallito attentato a casa di Maurizio Belpietro dello scorso settembre – che occupò per giorni molte pagine di giornali e un serrato dibattito – hanno deciso di chiudere l’inchiesta affermando che lo sconosciuto che un uomo della scorta dichiarò di avere fronteggiato sulle scale della casa di Belpietro non aveva intenzione di sparargli e si trattava probabilmente di un ladro.
La puntata di Report di domenica scorsa dedicata a internet e alla privacy è stata molto criticata e discussa in rete. Di sicuro l’potesi fatta che siccome il nome di Facebook sul citofono degli uffici di Londra della società fosse scritto piccolo per evitare di farsi trovare sembrava un po’ approssimativa. Tanto è vero che a Reportt li hanno trovati e hanno intervistato i responsabili che ci lavorano. E allo stesso modo, far indugiare la telecamera e il commento su una macchina distruggidocumenti – come ce ne sono in ogni ufficio – alludendo a misteriosi e subdoli utilizzi ricade senz’altro nella categoria notizie che non lo erano.

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