Giovedì c’è stato un grosso impazzimento dei media italiani per una non notizia che arrivava dall’Afghanistan e che riguardava il segretario alla Difesa statunitense Leon Panetta. I siti dei quotidiani hanno dato grande evidenza alla storia di un “attentato” e di un’”autobomba” che avevano accolto Panetta al suo atterraggio in una base militare nella provincia di Helmand. Un uomo aveva fatto esplodere un camion nella base, vicino alla pista dell’aeroporto, poco prima che l’aereo di Panetta atterrasse. Insomma, un attentato esplosivo, fallito di poco.
Ma la versione dei siti internazionali e americani era nel frattempo un’altra, e si è andata definendo nelle ore successive. Un interprete afgano di 30 anni si era impossessato di un camion dandogli fuoco e gettandosi contro un gruppo di militari, salvatisi, prima di schiantarsi e morire per le ustioni poco dopo. Malgrado non siano state chiarite le sue motivazioni, non è risultato che sapesse che sull’aereo atterrato poco dopo ci fosse il segretario della Difesa Panetta, e nessuna arma o esplosivo è stato trovato. Non escludendo niente, non esistono però indizi per pensare a un attentato contro Panetta, e non c’è stata nessuna autobomba. Ciò malgrado entrambi i termini sono stati usati dai giornali italiani anche la mattina dopo.
Martedì Repubblica ha pubblicato un articolo che svelava un parere del giurista Valerio Onida che si suggeriva commissionato dall’AgCom sul tema delle violazioni del diritto d’autore in rete. Era una notizia, perché Onida proponeva un intervento giudiziario sui siti che compissero tali violazioni, e quest’ipotesi era stata invece data per accantonata dall’AgCom. Ma si è saputo successivamente che il parere di Onida era stato commissionato da Confindustria e non c’entrava con AgCom, come ha spiegato tra gli altri un articolo della Stampa.