Della “social tv”, un moderno modo di guardare la tv commentandola in diretta sui social network, qui parlammo un sacco di tempo fa, quando ancora sembrava una cosa strana. Ora ho i bambini che “ascoltano” la tv mentre stanno sull’iPad, e siamo già su un altro fronte: quello dell’abitudine a seguire la tv con un orecchio mentre si sta online, e in particolare a cercare maggiori informazioni in rete su quello che si segue. Ogni sera, tra le parole più usate su Twitter (i “Twitter trends”) circa la metà hanno a che fare con la programmazione televisiva. Un ospite in un talkshow, e gli spettatori lo cercano su Google; un servizio su una società che fa imbrogli, e vanno a vedere il sito; un programma frivolo, e tutti su Twitter a scambiarsi informazioni su questa o quella boyband.
Le nostre pigrizie abituali saranno in difficoltà nel dare un giudizio morale su questo andazzo: dobbiamo criticare la disumanità multitasking, oppure la sottrazione di attenzione alla tv per acquisire meno passivamente notizie e informazioni deve essere apprezzata? “State meno attaccati alla tv”, ci dicevano i genitori: eccovi serviti, e rimpiangerete quando stavamo attaccati alla tv e basta. E dopo, pensate sia finita?
Meno tv, più tv
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Quindi immagino che i suoi figli abbiano già scoperto, grazie a ricerche incrociate, che Babbo Natale non esiste. Ma non potrebbe essere che questo surplus di informazione alla fine non sia tutto questo gran bene, e sia auspicabile, almeno per i bambini, privilegiare interazioni oltre i 40 cm di distanza da uno schermo?
Una cosa laterale a questo discorso. Mio figlio ha appena compiuto 2 anni e usa un tablet android come un qualsiasi altro giocattolo. E’ in grado di andarsi a cercare i filmini dei suoi cartoni preferiti e vederli, stopparli, accelerarli quando ci sono parti noiose. La sera gli facciamo vedere un’oretta di quei canali per bimbi sui 600 e rotti di Sky, dove danno a rotazione questi cartoni che ha anche sul tablet. Se la programmazione della tv perde di interesse perchè parte un cartone che non interessa, dopo aver capito che il tipo di interazione non è quella desiderata e che non c’e’ modo di scegliere (ne di avere feedback dallo schermo toccandolo, cosa assai fastidiosa per lui) semplicemente ignora la tv e cerca il cartone di prima sul tablet.
Se ricordo bene questo fenomeno ha pure un nome un po’ buffo: “bellyvision”.
Faccio una riflessione un po’ allargata.
Ho da tempo accettato il multitasking che sta facendo breccia nelle vite di tutti noi mediante la fruibilità capillare dei media. L’ho accettato per una certa inevitabilità del progresso e perchè lì ce lo vedevo, il progresso.
Recentemente però leggevo un’interessante riflessione su come la la superficialità estesa e distratta (“superficialità” non inteso in senso negativo ma come contrario di “profondità”) creata dal multitasking abbia molti aspetti positivi come ad esempio il fatto di renderci più superficialmente tuttologi e consapevoli mentre la concentrazione profonda porti alla riflessione, alla noia e a quello che spesso sfocia nella creatività.
Quindi insomma il futuro potrebbe essere fatto di individui più informati, più connessi, più consapevoli ma che, se non saranno in grado di disconnettersi a intervalli, potrebbero fermarsi a questo livello di “informazione/intrattenimento” caratterizzato però da una minore capacità creativa. E penso potrebbe essere un problema rallentare la nostra creatività.
A meno che non sorgano nuove forme di creatività in cui anche l’idea più piccola sia costituita da mattoncini sottili e condivisi espressione di un qualche network di menti e non più figlia di una singola. Qualcosa di simile al brainstorming.