Era già successo col disco precedente – ne scrissi qui raccontando dell’occasione di comunicazione e complicità tra me e mia figlia allora novenne – nel quale gli One Direction avevano messo una canzone che aveva l’attacco e l’andamento generale palesemente ricopiati da quelli di “Should I stay or should I go”. Che non era tanto la questione del plagio e quelle noiose polemiche lì: la musica è fatta tutta di recuperi, copie, citazioni, riutilizzi. Era il far diventare un pezzo dei Clash – duri e puri del rock, e pezzo bello ruvido, per quanto contagiosissimo – un pezzo degli One Direction, band artificiosa da coretti per ragazzini, detto con tutto il rispetto per chi vende milioni di copie di coretti da ragazzini.
Ma evidentemente c’è della furbizia in tutto questo: e il disco nuovo degli One Direction stavolta si apre con una nuova invenzione identica.: ovvero l’attacco di Baba O’Riley dei Who, rifatto alla “rifacciamolo noi” degli one Direction, più sintetico e sbrigativo (a rovinarlo, in effetti). E allora, il laico dibattito sia: alla fine, non è meglio se una canzone degli One Direction almeno eredita qualcosa dei Who o dei Clash, piuttosto che sia tutta farina del loro zuccheroso sacco di ò-ò-ò e è-è-è?
Dipende. E’ meglio se uno ascolta gli One Direction, qualcuno gli notare il riferimento e poi passa ad ascoltare i Clash, gli Who e poi passa ad altro fa tutto il giro e diventa un ascoltatore “consapevole”.
Se uno invece ascolta gli OneDirection e si ferma li, magari senza nemmeno cogliere le citazioni allora ascolterà sempre gruppetti da ragazzini e magari gli va pure bene così…
L’importante sarebbe un’ educazione musicale minima che ti faccia almeno essere consapevole che stai ascoltando un zuccheroso scopiazzato sacco di ò-ò-ò e è-è-è e non la band migliore della storia.