C’è stato un tempo in cui i commenti vennero celebrati come la rivoluzionaria aggiunta di qualità e democrazia all’informazione portata da internet. Era un’esagerazione, e le seguì un revisionismo per cui molti siti e giornali decisero di eliminarli, chiuderli, sospenderli, complicarne l’uso, a fronte di una qualità sotto le aspettative che a volte diveniva persino molestia. Oggi non è quasi mai vero che costituiscano un “arricchimento” degli articoli, però spesso – con andamenti alterni – costituiscono un contenuto autonomo con una sua qualità: che è giusto sia valutata e selezionata dai responsabili dei siti di cui diventano contenuti. Non “integrano” l’articolo, ma “creano” un’altra cosa, che per i lettori può avere un valore. E possono avere un’utilità come feedback per l’autore e per il sito, che però ne devono tenerne presente il limitato valore statistico (un articolo può avere cinquemila lettori, e tredici commentatori, che rischiano di essere sopravvalutati).