Adelante con juicio

Non mi immischio di solito nelle cose dell’Ordine dei Giornalisti, per solide perplessità sul suo funzionamento e sulla sua necessità, ma oggi ho letto una lettera del presidente dell’Ordine della Lombardia sul Corriere della Sera, che mi sembrava equilibrata nell’analisi e ragionevole nella richiesta di progetti. Il presidente Dossena descrive così l’Ordine dei Giornalisti e la legge che lo regola:

una legge che alla lunga ha dato vita a un organismo che oggi appare obsoleto, burocratizzato e costoso. I giornalisti devono affrontare sempre nuove sfide. Che sono prima di tutto deontologia, qualità dell’informazione e gestione delle nuove tecnologie. C’è poi la questione, tutt’altro che secondaria, relativa all’accesso alla professione, oggi anacronistico e discrezionale. E anche quella, non irrilevante, della rappresentanza.

Ripeto, mi sembra un’analisi che fa qualche passo avanti rispetto alle rituali rivendicazioni di intangibilità e santità del ruolo che di solito vengono da altri dirigenti dell’Ordine molto investiti della propria missione e del proprio calamaio. Ci sono diverse cose che non vanno, e diverse che sono diventate anacronistiche, dice insomma Dossena, e la legge attuale ne è la ragione.
Dopo di che, però, contestando un’ipotesi di revisione troppo sbrigativa e laconica contenuta in una legge del Governo, Dossena fa la sua proposta che dovrebbe affrontare tutti gli estesi e prioritari problemi elencati sopra (neretti miei).

Ecco perché, partendo proprio da queste considerazioni, se si vuole davvero imboccare un nuovo percorso, oltre alla riduzione sacrosanta del numero dei componenti del Consiglio nazionale (attualmente sono 144, ai quali se ne sommano altri 12 del Consiglio di disciplina), con una effettiva ripartizione di 2 terzi e un terzo fra professionisti e pubblicisti, sarebbe auspicabile l’introduzione del voto elettronico, per ampliare i margini di partecipazione, ormai abbondantemente sotto il 10% (nella sola Lombardia, a fronte degli oltre 25mila iscritti, alle ultime elezioni hanno votato in 1.200), accompagnata dall’introduzione del sistema proporzionale della rappresentanza in Consiglio, per garantire il pluralismo (prevedendo magari uno sbarramento del 10%). Tutti piccoli passi, attesi da tempo, con un obiettivo chiaro: garantire un futuro alla professione giornalistica, sempre più in bilico tra una sopravvivenza dignitosa e appetiti politici malcelati.

Sciàmbola. Forse un po’ troppo piccoli passi, no?

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