In nome della Chiesa

IMG_4115A pagina 6 sul Corriere della Sera c’è un articolo sui tre omicidi compiuti in successione da un uomo in California, che la polizia ha indicato come un “crimine d’odio razziale”: l’uomo, un afroamericano, avrebbe sparato contro dei bianchi che non conosceva per risentimento contro i bianchi. L’articolo del Corriere, di Giuseppe Sarcina, è chiaro e ordinato: e malgrado l’uomo abbia urlato a un certo punto “Allah è grande” (prima cosa scelta nel titolo dal titolista del Corriere), riporta con prudenza il timore che si possa essere trattato di un attentato per fanatismo religioso, e si chiude spiegando che nella comunità musulmana locale non era mai stato visto. Nel raccontare lo sviluppo degli omicidi e il contesto, l’articolo spiega a un certo punto dove sono avvenuti: “uno davanti a un istituto di beneficenza cattolico, l’altro non lontano dalla fermata dell’autobus”, e cita un omicidio del passato “nei pressi di un motel”. Non c’è in nessuna parte dell’articolo (né nelle cronache dei giornali americani) menzione di una chiesa o di altri temi di appartenenza religiosa né dell’uccisore né delle persone uccise.

Questo è invece il titolo in prima pagina: le ragioni di una “fake news”, come le chiamano ora sugli stessi giornali, non sto ad analizzarle che ormai siete sgamati, ma è interessante che risalgano ai due grandi fattori delle bugie giornalistiche italiane, quello “ideologico” (venderla come persecuzione di cristiani, che funziona di più, che importa se non lo è: metti “chiesa”) e quello “domestico” (non ci sta, nel titolo, “istituto di beneficenza cattolico”: metti “chiesa”).

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