Glen Hansard per fortunati novizi

Pubblico qui invece che nella newsletter serale alcuni suggerimenti preparatori per il concerto di Glen Hansard che il Post ha organizzato per il primo luglio a Peccioli, così che ne siano destinatari tutti quelli che verranno, abbonati del Post e no. E mi perdonino i fan, che già sanno queste cose.

Glen Hansard ha 53 anni ed è irlandese. La maggior parte di noi entusiasti lo scoprì con il film che si chiamò Once, una sorta di storia autobiografica, che poi vinse l’Oscar con la canzone sua e di Markéta Irglová e li portò inopinatamente sul palco della notte degli Oscar davanti a mezzo mondo (in realtà l’avevo già visto nei Commitments, ma non ci avevo fatto molto caso). Ma i più attenti seguivano già i Frames, la band con cui suonava prima. Da allora io l’ho visto in concerto una manciata di volte, in Italia e Irlanda, ed è sempre stato un gran spettacolo (a Gardone chiamarono i carabinieri per farlo andar via), capace di dolcezze e sovreccitazioni rock con grande duttilità. È la ragione per cui è stata la nostra prima scelta quando abbiamo deciso di proporre un concerto a partire dalla newsletter Le Canzoni, che da qualche anno ha come suo principale desiderio fare scoprire cose belle e inattese: i concerti di Glen Hansard sono una garanzia, in questo senso, e se lo prendono volentieri a suonare con loro amici suoi come Eddie Vedder o Bono. Vi piacerà.

La canzone che vinse l’Oscar si chiama Falling slowly.

Nel disco con Markéta Irglová c’era anche questo lentone dolcissimo.

Andò forte anche una sua cover di Everytime, che aveva cantato per prima Britney Spears (similmente, aveva fatto diventare un’altra cosa anche Cry me a river di Justin Timberlake).

Bird of sorrow invece è un esempio delle canzoni in cui Hansard passa da toni notturni e languidi a passaggi più travolgenti: ne avevamo parlato in questa newsletter.

E con un simile sviluppo dal piano piano al forte forte vi consiglio anche Fool’s game, che era nell’ultimo disco, quello del 2019.

Di McCormack’s wall invece avevamo parlato in un’altra edizione della newsletter, quasi quattro anni fa: “una specie di filastrocca, molto irlandese, nei concerti la canticchiano tutti dondolando. “A song for drinking”, e poi buonanotte. A meno che facciamo un altro giro”.

Qui c’è la volta che si mise a suonare per strada, a Noto, riprendendo una consuetudine di decenni irlandesi. E qui la canzone dell’anno scorso per l’Ucraina e gli ucraini.

Ecco, per oggi mi pare abbastanza per farvi venire voglia che il primo luglio si avvicini (anzi per ingannare il mese di attesa aggiungerò anche Her mercy, Lucky man, Time will be the healer e Races; e Don’t settle, per chi vuole essere rassicurato che ci siano dei momenti di baccano finali).

Il concerto è stata un’idea delle Canzoni ed è organizzato dal Post in collaborazione con il festival 11 Lune e con Barley Arts: è un’altra occasione che abbiamo voluto creare per fare delle cose assieme ad abbonati e lettori del Post, e abbiamo quindi mantenuto il prezzo del biglietto molto basso, con uno sconto ulteriore per gli abbonati al Post. E se ci piacerà, troveremo il modo di farne ancora.

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