Tra le molte fortune che mi sono capitate e che ancora mi capitano, diverse si mettono poi in relazioni postume, suggerendo quasi delle ipotesi di destini e grandi disegni (piccoli, forse), per chi ama questo tipo di letture. Due in particolare sono quasi quelle “da cui è cominciato tutto” (sempre un tutto insignificante: il mio “tutto”) e sono entrambe fortune che devo a mio padre, tra le altre tantissime. Una fu la chiusura dell’ultimo supplemento di attività giornalistica delle persone di Lotta Continua, il quotidiano che si chiamò Reporter, che nello smantellamento delle sue proprietà mi consegnò – ero ventunenne – un M20 e un M10 Olivetti, e un modem: di quelli su cui si appoggiava la cornetta del telefono.
La seconda cosa che capitò fu una delle occasionali visite alla sede romana del Partito Radicale, due o tre anni dopo (1989, credo), durante la quale Roberto Cicciomessere mi individuò come generazionalmente forse interessato a una cosa che stavano facendo, e mi portò a vedere: a un piano di sopra o a un piano di sotto, non mi ricordo. Quella cosa si chiamava Agorà e fu uno dei più precoci “servizi telematici” italiani – o provider, si disse pochi anni dopo -, grande intuizione di Cicciomessere e del partito di allora. Mi mostrarono computer e cose mirabolanti che facevano con la rete (adesso naturalmente di incredibile ingenuità e macchinosità): e così come altre attività mi avrebbero regalato un gadget, un quadernetto, un adesivo, loro mi fecero un indirizzo di posta elettronica.
Con cui io non sapevo cosa fare, in quel momento, non conoscendo nessun altro che avesse un indirizzo di posta elettronica. Ma di lì a pochissimo le cose cambiarono, e per circa vent’anni l.sofri@agora.stm.it fu il mio indirizzo di posta elettronica principale.
Dopo successero altre cose, altrettanto fortunate, che ora metto in fila e faccio cominciare da lì, anche se si possono sempre trovare nuovi inizi e relazioni tra gli accidenti che capitano nelle vite (certo, il mio amico Mirco e la sua passione già liceale per l’Apple II sono un altro di quegli accidenti preziosi). E insomma, quello che volevo dire è che le cose che alcuni di noi hanno fatto dopo e stanno facendo ora hanno un debito con Roberto Cicciomessere, che è morto l’altroieri.