Criceti

Diversi anni fa al Post creammo una definizione per una particolare categoria di notizie: “chiamateci quando avete finito”. Il ciclo affannoso delle news sui media tradizionali produce un gran numero di temporanei aggiornamenti che non avranno probabilmente nessun valore poche ore dopo, superati da altri, o contraddetti, o annullati. E se è vero che non c’è niente di male nel voler essere informati in tempo reale di tutto quello che sta succedendo ora, è anche vero che questo spinge verso un dispendio di attenzioni, tempo e conoscenze che possono essere destinate a impegni più proficui e lungimiranti. L’alternativa è se cancellare continuamente i file nelle nostre teste per rimpiazzarli con file nuovi, oppure usare lo spazio a disposizione per file che siano più duraturi, a costo di non essere continuamente aggiornati nel dettaglio.

Adesso TUTTO sembra diventato “chiamateci quando avete finito”. Pensate agli argomenti principali nelle news in questi ultimi mesi: ogni giorno è fatto di annunci di sviluppi (persino di annunci di telefonate), di sviluppi che non ci sono, di annullamento dei precedenti sviluppi, di repliche, di fuoco e di cessate il fuoco e di nuovo di fuoco, di cose abolite e poi ripristinate, di condizioni stabilmente confuse e senza nessun progresso. Potremmo cancellare tutto quello che abbiamo letto sui giornali negli ultimi due mesi, e riassumerlo con “è diventato tutto volatile, tutto passeggero, tutto può cambiare ogni giorno e cambiare di nuovo il giorno dopo”. Cambia tutto ogni giorno e non è cambiato niente. Ieri Ventotene, persino. Niente si radica se non un senso di confusione e disordine, e l’impressione che confusione e disordine non se ne andranno. Nessuno ci chiama quando hanno finito, perché niente finisce, nel bene o nel male.

E siamo tutti succubi e complici, appesi alla dose quotidiana – oraria, istantanea – di aggiornamenti, incapaci di tirare su la testa e guardare e capire le cose un po’ più da lontano, ribellandoci a questa routine. Crediamo di osservare il caos, e siamo il caos.

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