La decisione della Giudice per le indagini preliminari, che ha annullato gli arresti per gli accusati della strage della funivia del Mottarone, è una grande lezione sulla carcerazione preventiva e sulla presunzione di innocenza: soprattutto per tutti noi conversatori da bar su ogni vicenda giudiziaria, ma anche per i media che alimentano la nostra ignoranza sul tema e infine pure per i colleghi della gip nelle procure che sistematicamente usano la carcerazione preventiva come strumento di pressione sugli indagati e di promozione mediatica delle accuse.
Quello che ha fatto la gip è di scindere gli arresti – dichiarandoli inutili e immotivati – dalle accuse, proprio in un caso in cui le accuse sono state pubblicamente raccontate come molto gravi e molto solide, soprattutto per un indagato.
Secondo il gip il fermo per i tre “è stato eseguito al di fuori dei casi previsti dalla legge” e per questo non può essere convalidato. La motivazione addotta dalla procura era quella del pericolo di fuga, che però secondo il gip non sussiste. Durissime le motivazioni per non convalidare il fermo: “Suggestivo ma assolutamente non conferente è il richiamo al ‘clamore mediatico’” spiega il giudice, che definisce “di totale irrilevanza” questo dettaglio in merito al pericolo di fuga per i fermati.
La carcerazione preventiva (ovvero prima che qualcuno sia dichiarato colpevole), secondo il diritto e secondo la logica, deve essere motivata da pericolo di fuga, pericolo di inquinamento delle prove o pericolo di reiterazione del reato. Non può essere un’anticipazione della pena, perché sarebbe un abominio in contraddizione con la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva. Mi correggo, è un abominio, dal momento che viene invece nei fatti usata sistematicamente per fare pressioni sugli accusati e per ottenere – attraverso lo spettacolo teatrale e infamante dell’arresto – spazio sui media che rafforzi nell’opinione pubblica e nelle altre istituzioni giudiziarie le tesi dell’accusa. Abbiamo finito di parlarne soltanto ieri a proposito dell’ex sindaco di Lodi, tra l’altro.
La giudice del caso Mottarone ha sancito che la pretesa della procura – ormai persino rivendicata – che il “clamore mediatico” intorno alla strage fosse un elemento rilevante nella scelta degli arresti è “di totale irrilevanza”, oltre a dimostrare come i fatti neghino fin qui un’intenzione di fuga da parte degli accusati. Tutto questo è importante nel caso in questione, naturalmente – caso in cui, peraltro, si parla con insistenza dell’avere “trascurato delle regole” facendo prevalere altri sentimenti – ma soprattutto è un’anomala aderenza al diritto e alla difesa di tutti che vale la pena di registrare.