Tutti i quotidiani hanno ripreso con grande spazio la storia delle 18 ragazzine di una scuola americana che avrebbero stretto un patto per restare incinte insieme, e ci hanno elaborato sopra mille analisi. Ma benché le ragazze siano effettivamente incinte, e il dato sia notevole e preoccupante, di un patto non hanno mai parlato a nessuno. Lo ha solo evocato il preside della scuola come possibile spiegazione, ed è poi montato attraverso il telegrafo senza fili dell’informazione internazionale, diventando la notizia dei titoli. La sua esistenza è stata smentita nei giorni successivi anche dal sindaco della cittadina di Gloucester, seccata delle eccessive attenzioni giornalistiche e pettegole sulla sua città.
Altrettanto ripresa è stata la storia sulle “droghe sonore”, che concentrava temi cari al sensazionalismo giornalistico italiano: droga, giovani, internet e terrore generalizzato. Stando al sito della Stampa (ma anche a quello del Corriere e molti altri), i “giovani” scaricherebbero dalla rete suoni e musica a frequenze particolari capaci di stordirli come fossero sostanze stupefacenti”. Il sito di TgCom ha guarnito la storia con l’immagine di una siringa, un cucchiaino e uno spinello, sostenendo che il fenomeno stia “sbancando” in Europa. Un reparto delle Guardia di Finanza sarebbe il propalatore della notizia, rapidamente trattata come un’assurdità sia dal punto di vista tecnico che dell’allarme sociale da molti esperti sui siti internet: esiste una semisconosciuta pratica di ascolto di suoni dissonanti scaricati online, ma di certo non “dilaga” e a nessuno risultano al momento pericoli immediati. Alcuni giornali sono corsi ai ripari e sulla stessa Stampa si legge anche il parere di un neurofarmacologo: «Non ci sono studi scientifici o report anche aneddotici che possano far pensare che alcune musiche possono determinare fenomeni neurobiologici del tutto simili a quelli prodotti dalle più pericolose sostanze d’abuso».