Narco Polo

Da utilizzatore di polo – nel senso delle magliette – sono da qualche anno un estimatore di quelle Ralph Lauren, per dimensione del colletto (gli ascoltatori di Condor ricorderanno una fondamentale discussione sul colletto alzato delle polo), sobrietà del logo e altri capricci vezzosi del genere. Quando qualche anno fa hanno cominciato a produrne – insieme ad altri capi – delle versioni col logo in dimensioni enormi e pacchiane, e le ho viste avere un grande successo in giro, ho pensato che fosse una geniale trovata per raggiungere dei potenziali clienti che probabilmente non apprezzavano a sufficienza la sobrietà precedente. Cosa li spendi a fare un sacco di soldi per una maglietta firmata se la firma non si vede? E quindi da qualche estate c’è un pubblico di estimatori del genere – molti italiani e spagnoli, gli stessi che di solito fanno le file da Abercrombie & Fitch – che si incontra in giro per il mondo col simbolone bene in vista.
Oggi il percorso di raggiungimento del target però ha traboccato, e mostra delle prime controindicazioni. Associated Press spiega che le magliette col simbolone sono popolarissime tra i narcos messicani, probabilmente per le stesse ragioni (un caso simile si ebbe con Burberry e altre firme che andavano forte presso i teppisti di destra britannici), e che se ne vendono copie taroccate a cui i venditori danno i nomi dei boss arrestati e fotografati con quelle magliette. In Italia successe un problema del genere – in piccolo – quando una concorrente del Grande Fratello stese ogni possibile attrattiva di lusso e raffinatezza di quel marchio urlando a suo padre in collegamento in studio: “Papà sei bellissimo, hai messo pure la camicia di Gucci!”

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15 commenti su “Narco Polo

  1. jake

    non concordo, quelle di A&F sono comodissime e non per questo mi devo sentire parte di “un pubblico di estimatori del genere” solo perchè mi piace il loro cotone sulla pelle. il resto è boria…

  2. Luca

    sentiti come vuoi, ci mancherebbe: io ho due polo di abercrombie & fitch e mi sento abbastanza bene. Mi riferivo al fenomeno italiano e spagnolo di fanatismo per il marchio.

  3. michefax

    Per le stesse motivazioni relative a forma del colletto e sobrietà del logo e grado di elasticità dell’orlo della mezzamanica, io sono ultras del coccodrillo. Risulta che ci sia in giro qualcuno che possa rendere imbarazzante la mia predilizione? Da ragazzino mi piacevano le FredPerry ma ho dovuto mollarle perché nella mia città erano diventate una divisa di estrema destra.

  4. sergio62

    @michefax: Verissimo, il coccodrilletto nella sua sobrietà è quanto di più distinto ci possa essere in un abbigliamento casual. Viceversa, le A&F e le Circolo Pickwick – per i ragazzi- sono invadenti nelle loro scritte praticamente urlate “in your face”. ma dev’essere un trend globale, se sono divenute così anche le polo della linea English Heritage-un tempo molto sobrie e con un mini-logo appena percettibile.per tacere poi delle polo Philosophy Football, che ormai sono veri e propri lenzuoli (potrebbero essere programmi per chi si candida a governare uno Stato…)

  5. rafeli

    La questione del logo ingigantito è stata trattata in un libro che non mi ricordo né il titolo né l’autore. Un emiliano, tipo Nori che però non era Nori.

  6. pla8

    nella prima foto noto solo il nastro grigio sul secondo caricatore per ricaricare velocemente l’arma…

  7. facci

    Il logo non deve essere piccolo: non ci deve essere proprio. Parte della mia vita se ne va a cercare indumenti e scarpe del tutto privi di etichette e loghi, oppure a verificare – sono un esperto – se siano facilmente asportabili senza lasciare segni. Io in genere elimino anche ogni etichetta interna. Le marche che fanno riferimento al target che rappresento sono o estremamente economiche (da mercato rionale) o piuttosto costose. Non sopporto neppure che possano esserci delle scritte (sovraincisioni) sui bottoncini delle camicie. La marca più specifica del mondo, in tal senso, è Martin Margela: non trovi scritto ‘Martin Margela’ neppure dentro, proprio non esistono etichette. Prada ha dovuto adeguarsi: da una parte sopravvivono linee stra-sobrie, dall’altra – per colpa dei russi che vogliono i loghi, principalmente – hanno dovuto fare anche loro super-loghi e scritte, soprattutto su scarpe e borse. Nel caso delle polo, comunque, ne esistono tantissime senza loghi e di qualità e forma migliori di ogni Lacoste o Ralph Lauren eccetera: ma bisogna saperle cercare e trovarle, tutta roba che Luca Sofri probabilmente non ha nessunissima voglia di fare, anche perché si sentirebbe troppo ricercato e non lo sopporterebbe.

  8. massimobi

    porca miseria, mi tocca essere daccordo con FF.
    ho ancora delle magliette sbregate sulla tetta sinistra per aver tentato di togliere l* allorino, ed era pure in tinta.
    espio. vado al seggio.

  9. voldenuit

    Le polo, con o senza logo, sono uno dei capi di abbigliamento più tristi della storia della moda. Sappiatelo…

  10. facci

    Luca, guarda che quando divaghi – e lo fai su un sacco di cose da ragazzini – tu sei un Carlo Rossella di cattivo umore.

  11. demonio pellegrino

    No, io volevo solo aggiungere che a me i trentenni italiani che vengono qui in America e poi escono la sera per andare nei bar fighetti con le t-shirt Abercrombie fanno molta tenerezza. Non si rendono conto che qui quelle t-shirt se le mettono solo i rEgazzini al di sotto dei 18 anni. Non scherzo: e’ proprio il target Abercrombie. E di sicuro non ci vanno al bar la sera.

    E’ la stessa cosa che capito’ negli anni ’80 con le timberland, e che continua anche adesso, anche se su scala ridotta. Le timberland che io qui ho pagato 27$, sono vendute a Pisa a 299 Euri. Qui me le metto per andare a spigare il grano. A Pisa sarei un figo DA PAURA.

  12. Scorretto e Gretto

    Uno che scrive “Un GRANDE paese – L’italia tra vent’anni e chi la cambierà” poi si perde con queste minchiate. Scusa lo sbocco lievemente moralista, ma è una categoria che frequento poco e ogni tanto bisogna cambiare campo – come la polo del resto, ma suggerisco che vi compriate tutti una vanga.

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