Essere sempre stupidi, diventa noioso

Oggi la direttrice di Sky Cinema ha risposto sul Corriere alle critiche di ieri Paolo Mereghetti nei confronti di uno spot su Sky che promuove una serie di “cinepanettoni” sfottendo in confronto una serie di prodotti culturali alti (musica moderna, arte, cinema “di qualità”).
A me gli argomenti della direttrice sembrano deboli e fuorvianti, ma provo a dire perché sono abbastanza d’accordo con Mereghetti, malgrado l’idea dello spot sia di una sua banale efficacia.

Per sottrarmi all’accusa di somigliare ai personaggi dello spot (finti, inesistenti, macchiette comode per evitare che tutti li sentano diversi da sé), racconterò che io e mio fratello ci compiacemmo a lungo da ragazzi (fessi) di aver preferito una volta andare da soli a vedere “Arma letale 2” piuttosto che accettare l’invito di due ragazze a un ciclo di film africani in qualche cineclub. Quello spot di Sky, l’avevamo già fatto per molti anni e sentendoci altrettanto simpaticissimissimi.

Ma non solo noi. Naturalmente. Il giochino è lo stesso che fu della “corazzata Kotemkin” di Fantozzi – diventato canone e citazione inimitabile – ma anche di diversi passaggi dei film di Woody Allen: dai giudizi sull’arte di Diane Keaton alla scena del cinema con Marshall McLuhan. E altro ancora. Prendere in giro la barbosità pallosa di certe presunzioni sull’arte e la cultura è liberatorio da molto tempo, e per farlo un’ennesima volta ti devi saper inventare qualcosa di nuovo o di molto spiritoso (certo non “stocàusen”).

In più, bisogna vedere cosa offri in cambio, di quella cultura “pallosa”: perché il confronto regge ed è vincente se l’alternativa è Woody Allen e le sue battute, se è Fantozzi anche, persino se è “Arma letale 2”. Ma Boldi e De Sica no: mi tengo Godot al Mattatoio e Kiarostami, grazie. Anzi, sono così poco un fruitore di Godot al Mattatoio e Kiarostami (e un fan del primo Vacanze di natale), che lo spot sarebbe spiritoso e credibile per me se invertito: un più realistico e familiare gruppo di persone che faccia a gara a citare le battute dei cinepanettoni e poi si scopre che li giudicano noiosi e deficienti e vanno a cercare un po’ di bellezza e piacere in Godot. Potevano pensarci, a Sky.

Infine, quei personaggi lì sono finti: disegnati come sono, sembrano più spettatori di cinepanettoni che fruitori di culture alte o innovative. Le loro conversazioni sarebbero appena più credibili in bocca a degli occupatori di Macao, o magari persino dirigenti di Sky. Così sono macchiette che non raccontano nessuna antropologia, a differenza di Diane Keaton, del critico di Fantozzi e dell’esegeta di MacLuhan (e delle giovani con ambizioni intellettuali che incontrammo io e mio fratello, persino).

Per questo, perduto ogni valore umoristico o di originalità dello spot, resta quello di cui parla Mereghetti: che Alvaro Vitali non aveva niente di buono, no; che l’antintellettualismo – come l’anti politically correct, come certo a suo tempo benemerito revisionismo – è diventato cliché, pigrizia e alibi per essere non “poco intellettuali” ma poco intelligenti. Un po’ stupidi, e che se la raccontano, appunto.

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26 commenti su “Essere sempre stupidi, diventa noioso

  1. trentasei

    D’ accordo su tutto, ma la premessa del post a mio parere è falsa: al cinema secondo me non ci siete andati perchè quelle ragazze devono essere state mortalmente noiose e cesse quanto i film che andavano a guardare.

  2. Raffaele Birlini

    Un paio considerazioni spicce. La prima è che l’epidemia di stupidità non è una cosa nuova ma solo una cosa più visibile: un tempo gli ignoranti e gli stupidi stavano zitti o facevano i buffoni al circo, adesso fanno audience e spostano voti (questo ha a che vedere pure con il problema della democrazia in presenza di una maggioranza composta di stupidi o, come le chiami tu, ‘non informate’). Seconda cosa il rigetto della cultura, dell’intelligenza, dell’impegno e quant’altro non dipende solo da una controfferta mediocre, come dire il ragazzo non studia perché trova più soddisfacente e piacevole farsi le canne, no, dipende anche dai contenuti dell’offerta culturale, e da chi e come questi contenuti li trasmette. Una scuola che propina il latino e il manzoni pascoli carducci omero, pallosissimi libri di critica letteraria sul verismo e il neoclassicismo, libri di storia che si sa tutto sulla guerra delle due rose e il programma si ferma alla prima guerra modiale, letteratura contemporanea italiana e straniera zero, laboratori di cinema e fotografia zero, corsi di scrittura creativa zero, non è questa la cultura che appassiona davvero, che non bisogna far finta di apprezzarla per sentirsi parte di un’èlite aristocratica. La cultura è diventata lo strumento di lavoro dei professori che riescono, dopo anni di precariato, a diventare di ruolo. I giornali, finanziati dallo stato, non fanno cultura se non divulgando le voci dei soliti noti politicamente schierati, così come il cinema, finanziato dallo stato, è in mano ai soliti registi, i cantanti sono politicamente schierati e chi non lo è viene sospettato di essere fascista o berlusconiano, i libri in libreria sono firmati da giornalisti, conduttori tv, attori, calciatori. Non è nemmeno questa la cultura che appassiona davvero, per cui hanno ragione di dire tantovale una porcata, così mi comporto in modo naturale e non mi deprimo, fa niente se passo per cretino o davvero lo divento perché l’alternativa è semplicemente inaccettabile. Al di fuori delle stanze buie e polverose di una scuola che più che altro la cultura ti insegna a odiarla, la cultura è come tutto il resto in questo paese frutto di relazioni e conoscenze e si sviluppa come articolo da supermercato, finanziato dallo stato e prodotto da intellettuali iscritti al partito, da appioppare alle masse al fine di educarle. Scegliere il cinepanettone o i soliti idioti, in questa prospettiva, può diventare espressione di un malessere, uno sfogo nei confronti di una sovrastruttura vissuta come asfissiante e oppressiva, una manifestazione di protesta, uno sberleffo al potere (con l’aggravante di un riferimento intergenerazionale con la protesta sessantottina, quando niente poteva dirsi cultura al di fuori di un preciso recinto ideologico). Oggi siamo arrivati al punto che ‘parlare difficile’ viene precepito come un modo per truffare i semplici, e la cosa triste è che purtroppo molto spesso è così (forse è sempre stato così): la cultura non viene usata come uno strumento ma come un’arma.

  3. Qfwfq71

    In questo post permane però latente un sottile pregiudizio che poi in fondo è la madre di tutti gli snobbismi (che sono a loro volta il rovescio della medaglia dell’antiintelletualismo).
    Viviamo con la convinzione che le cose debbano essere vissute ed apprezzate sempre con spirito di antagonismo, o meglio, come se in ogni nostra scelta (culturale, ma di qualsiasi esperienza in genere) ci dovessimo trovare di fronte a delle alternative che necessariamente si escludono.
    Insomma, se anche una volta mi dovesse capitare di vedere un film assolutamente idiota (e magari pure riderci sopra), non è che questo mi preclude la possibilità di apprezzare in seguito qualcosa di più importante.
    Tendiamo a pensare che la scelta di vedere un film “leggero” sia come una macchia indelebile, qualcosa che inevitabilmente ci precluderà per sempre la possibilità di apprezzare (in altri momenti) cose molto più serie e importanti.
    Si tratta di quel meccanismo che ci fa dire che un film leggero può essere un’alternativa valida se e solo se questa alternativa è di un certo tipo.
    Rinuncio alla corazzata Potemkin solo se l’alternativa è Fantozzi (che tra l’altro è divenuto una alternativa credibile ed accettata dal pubblico serio solo molto tempo dopo, e comunque dopo la riabilitazione di Fellini, prima era considerato alla stregua dei Cinepanettoni) o comunque a qualcosa che possa in qualche maniera inserirsi nel solco di un prodotto di qualità.
    Ci mascheriamo da persone liberali ma involontariamente contribuiamo ad avvalorare quelle barriere di separazione che stanno tra il mondo e la cultura seria (quello che per vedere un film deve comunque averci una sovrastruttura di valore) e il popolino (che nella sua stupidità, non si pone mai troppe domande).
    Così se un attore (di quelli seri ed impegnati) disgraziatamente un giorno decidesse di accettare un ruolo stupido il rischio serio è quello dell’isolamento culturale; viceversa se un attore si è fatto strada con i cinepanettoni, quasi certamente troverà delle enormi difficoltà ad accreditarsi. Il punto è che si finisce sempre con l’avvalorare la maschera che diamo a noi stessi e agli altri; ogni deviazioni diventa quindi difficile e pericolosa.
    Alla fine il mondo serio finisce con il rimanere un mondo inteligentissimamente chiuso in se stesso, slegato dalla realtà, distante dal mondo (quello stupido), incapace di instaurare con esso un qualsiasi rapporto di relazione.
    Daltra parte la logica che traspare dietro a Sky è assolutamente simmetrica, strizza l’occhio ad una categoria molto ampia di persone; quelli che mai e poi mai ammetterebbero di essere interessati solo a film stupidi; quelli che sistematicamente ti direbbero “beh! ogni tanto ci vuole un po’ di leggerezza mica si possono sempre vedere cose tristi….” (si, ogni tanto, mica sempre), quelli che però che dopo essere cresciuti con Eccezziunale Veramente! poi magari possono finire per apprezzare tutto il cinema di Salvadores e magari da questo imparare ad apprezzare qualcosa di più “difficile”.
    Sky si giustifica per ragioni commerciali, ed è difficile pensae che possa quindi decidere di cambiare strategia, il mondo degli intellettuali come si giustifica?

  4. ilbarbaro

    Come molti altri, almeno nella Capitale, posso recitare a memoria diverse scene e battute di “Febbre da cavallo”. Questo non fa di me una capra (cfr. Sgarbi, ad lib.) né mi fa sentire tale. Ho visto FdC al cinema, adolescente, come anche tanti Trinità, ma oggi non spenderei soldi per vedere un cinepanettone né un Fantozzi. Non li vedrei neanche in televisione, ma, se capita, un po’ di Monnezza lo rivedo con piacere.
    Credo che questo discorso ricordi la polemica tra culatello e mortadella, di destra o di sinistra. I cinepanettoni hanno un loro pubblico e se questo pubblico non è in grado di apprezzare Godot e Kiarostami non è detto sia colpa sua, o almeno non per intero.
    Mi basta leggere, però, gli articoli di certi personaggi spacciati per intellettuali (di destra, forse perché notoriamente la destra ne è povera) che non fanno altro che ribadire, con la loro pochezza, non solo di argomenti, la validità del pregiudizio intellettuale nei confronti di una certa destra, tipicamente italiana. Mi riferisco a quella destra, mirabilmente rappresentata anche da un autorevole commentatore che mi ha preceduto, che mostra con orgoglio un certo disprezzo per la cultura e l’espressione intellettuale, talvolta cercando di spacciarlo per “futurista” manifestando così fino in fondo per intero la propria ignoranza.
    Dato il padre e gli ambienti che grazie a lui frequentavano, i fratelli Vanzina potevano fare di meglio, e questo è quello che trovo imperdonabile: penso a onesti artigiani del cinema, anche americano, capaci di sfornare opere indimenticabili e raffinate eppure senza pretese intellettuali.
    Come i Vanzina, il citato Berlusconi poteva fare di meglio. Probabilmente gliene mancavano le capacità, a cominciare da quella di servirsi di operatori intellettuali di valore, del calibro di quelli che per anni fecero della RAI la prima azienda culturale del Paese, a cominciare da Eco, contro il quale si è scagliato di recente uno di quegli “intellettuali” di destra di cui non si sentirebbe la mancanza. O degli storici che ancora contribuiscono a trasmissioni di valore, davanti ai quali fanno rabbrividire certe esternazioni di altri intellettuali (in)compresi (di sé), che magari tuonano dalle stesse pagine dell’altro “intellettuale” di cui sopra.
    Una volta la destra proponeva almeno un pensiero economico di spessore. Oggi neanche quello. E vogliamo prendercela con i cinepanettoni? Cuique suum.

  5. Giordano

    @Qfwfq71
    …50 minuti di applausi!
    Gira e rigira sono gli stessi commenti che ci stiamo scambiando sul post precedente di oggi.
    Io per per fare un esempio oggi in edicola ho comprato Internazionale e Rat-Man e non ci vedo nessuna contraddizione.
    Comunque, da utente sky, mi sento di dire una cosa: al di là della pubblicità incriminata (che comunque ha creato un certo tam-tam a quanto pare) bisogna dare il merito a sky di cercare nonostante tutto di soddisfare tutti i palati. Ci sono alcuni canali (tipo CULT) che trasmettono dei veri capolavori o sconosciuti ai più che mai avevo sentito nominare fino a che non li ho trovati a portata di telecomando.
    Anche dal punto di vista “pedagogico” molti documentari di National Geographic o di Discovery sono di una qualità (tecnica e contenutistica) anni luce avanti a qualsiasi cosa si veda attualmente su Rai o Mediaset.
    L’altra sera al posto di un film mi sono incantato a guardare un documentario sui leopardi e non mi accadeva da quand’ero bambino!

  6. Robdale

    Mereghetti e Sofri hanno doppiamente ragione. Il loro non è snobismo. Lo hanno detto (e ci credo) che non contrappongono la cultura alta con quella bassa, ed aprezzano del sano toilet humor. E infatti è questo il punto: anche le cose poco impegnative, dalla risata facile, devono essere fatte bene. Dove sta scritto che solo le cose serie, rivolte ad un pubblico eletto, devono avere grandi idee, sforzi immaginativi e creare suggestioni? Il dirtto di critica deve essere esercitato a tutti i livelli. Ci sono tantissimi casi nel mondo di film, romanzi, e produzioni televisive popolari fatte bene e rivolte ad un pubblico ampio. Il problema è che, rimanendo nell’ambito della cultura popolare, è più difficile divertire con intelligenza, e a volte non conviene, per cui è giusto che ci siano critici del settore che puntino il dito quando il livello è troppo basso. C’era qualcuno che diceva che è stato Drive in l’inizio del declino. Devo dire che la riflessione è molto suggestiva…

  7. reb

    premesso che di cinepanettoni avro’ visto si e no il primo, perche’ non e’ proprio il mio genere (arma letale gia’ di piu’), secondo me non e’ giusto denigrare ne’ l’una ne’ l’altra scelta, ma guardare il quadro nel suo complesso; una rete che mi offre i cinepanettoni e poi uno spazio-notizie come il tg2, diventato anch’esso inguardabile con i suoi servizi sui cani della regina & co, non la paragono a una rete che mi offre i cinepanettoni e uno spazio-notizie come la7 & co

    se mi metto a guardare un cinepanettone, lo faccio coscientemente e con tutto il diritto del mondo di darmi al trash, se mi aggrada, mentre se guardo un telegiornale che mi parla dei cani della regina, uso uno strumento informativo che NON mi sta informando su quel che capita di importante nel mio paese, ma mi propina fuffa inutile (disclaimer: i cani della regina come filo conduttore delle notizie, non certo come ultima chicca in fondo al resto, precisiamo!)

    personalmente ho trovato le critiche allo spot sui cinepanettoni piuttosto spocchioso e inutile (l’altro manco lo commento: nemmeno all’asilo usano piu’ il gne gne gne)

    m2c

  8. george kaplan

    Anche essere anti “antintellettuali” o anti “anti politically correct” è un cliché.
    Non trovi?

  9. leonardo bolognesi

    Me li sto vedendo un po’ tutti con la speranza di prendere in castagna lo snobbismo dei cinefili o degli schizzinosi. Ebbene sono effettivamente ancora una grossa ciofeca. Alcune volte occasioni mancate.
    Sapendo come poi va finire – che un giorno saranno rivalutati – non riesco ad immaginarmi la ricosiderazione di De Sica ( Boldi è già meglio).

  10. baruffaldo

    Le teste di Sky hanno commissionato lo spot. Come succede in pubblicità, il cliente mette continuamente becco sul prodotto finale. Scusate l’ovvio, per arrivare a dire che sono questi signori ad avere la cultura del cinepanettone, e in più, sono scivolati pigramente e miseramente, nel disegnare il tavolo di intellettuali: anche qui, somigliano a loro. Quelli che Luca definisce ‘finti, inesistenti, macchiette comode per evitare che tutti li sentano diversi da sé’. Un corto circuito. Non c’è variabile. L’intellettuale non è compreso né previsto.

  11. uqbal

    Non credo che ci sia una maniera intelligente di pubblicizzare un prodotto fondamentalmente cretino come i cinepanettoni. Io li trovo sinceramente irritanti, però secondo me è inutile starsela a remenare: finché esistono i cinepanettoni, ci sarà intorno a loro un’aura di stupidità.
    L’antiintellettualismo esiste almeno dai tempi da Aristofane, e ovviamente è urtante vederlo riproposto per pubblicizzare film che mi fanno vergognare se solo mi provocano un accenno di sorriso (fosse solo d’imbarazzo), però non credo che siamo al tramonto della civiltà (o non è questo che ci sta portando là).
    Produciamo cinepanettoni, amen.
    Però ho ancora davvero difficoltà a capire come si possa ridere a vedere un cinepanettone…

  12. bobryder

    Trovo pretestuosa la polemica di Mereghetti, e quindi non condivido affatto il post.Ok, a me piacciono i film di Kiarostami(e ancora di più Bergman e sono,moderatamente, beckettiano-ma più brechtiano) ma la filosofia di questo post,che per esempio dileggia Alvaro Vitali(lo sapete he lavorò più di una volta con Fellini, si?) è la stessa di chi storce il naso di fronte agli b-movies, per poi lustrarsi gli occhi, o rivalutarli, a distanza di anni, o mgari(b-movies italiani, per intenderci) quando citati da un’opera di Tarantino.Sia chiaro: non ho mai pagato un biglietto per vedere un cinepanettone e considero questi obbrobri non rivalutabili(mai) a differenza dei film di Nando Cicero,Sergio Marino etc etc dei ’70-80 ma il principio per cui i si arrabbia contro queste creazioni ultra trash è lo stesso per cui c’è una cultura alta e una bassa,e l’errore sta qui, cari: c’è una cultura(nel caso cinematografica) e una non cultura, e se i film con De Sica e Boldi jr, e limitrofi,sono-lo sottoscrivo-appartenenti a una non cultura, ricordo a tutti i lettori che il cinema non è solo Fellini o Kiarostami, e Stockhausen può annoiare.Ma, come accennato, la risposta a tali dotti discernitori l’ha già data il sublime Alberto Sordi.http://www.youtube.com/watch?v=OfsJAgaY62E
    La cultura non è elite altrimenti è fine a sè stessa.Sono il primo a non voler “mangiare”cinepanettoni, ma lo spirito dello spot di SKY è lo stesso con cui i grandi artisti hanno sempre irriso la cultura da “puzza sotto il naso”, anche Totò, qui sublime.http://www.youtube.com/watch?v=gby4hjLSX9E
    Citando un amico di voi intelelttuali arroccati nel fortino, direi che” lo stupido è chi lo stupido fa” e in questo caso la banalità l’ha commessa Mereghetti: a volte sparare sulla croce rossa(il talentuoso De Sica e l’infantile Boldi) porta ad effetti ridicoli, senza peraltro aver centrato il bersaglio(chissà quanti intelelttuali, ma, autoironici, si andranno invece a vedere quei films).No,io,no:niente cinepanettoni ma nemmeno”torroni nocciolati” preconfezionati dai depositari della verità.
    “Che sciocca occupazione quella d’impedirci di provare un piacere o farci arrossire di quello che abbiamo provato! È l’occupazione del critico”.Diderot aveva ragione,per sempre, come tutti i classici.Tra cui i b movies con la Fenech che fanno storcere il naso ai critici ma vengono esportati oltre oceano.

  13. johndoe

    In generale uno spot è uno spot, se va bene la lotta agli odori intimi andrà bene anche quello, e criticarlo in questo modo non mi sembra abbia molto senso. Cosa vorrebbe Mereghetti, che non si facessero film come quelli o solo che non venissero pubblicizzati?
    Se Mereghetti vuole pubblicare ogni giorno adoranti recensioni di Herzog o Kurosawa lo faccia, io (differentemente da lui) sono per non impedire nulla a nessuno. L’importante è che non arrivi quello che vuole educare le masse.
    Si può fare anche un po’ di benaltrismo? Onestamente? E allora a me (dato il momento) sembra più volgare pubblicizzare l’iphone che Mereghetti ha in tasca, naturalmente pagato dal giornale o direttamente dal gestore telefonico e quindi gratis, che costa 2/3 quando non 3/4 di uno stipendio normale.

  14. tobuto

    E’ solo la mia impressione ma, a giudicare da quanti rosicano per lo spot, in quelle macchiette ci si sono riconosciuti in tanti.

  15. Epicuro

    Il mondo perfetto che vorrebbe Mereghetti semplicemente non esiste. Non dico che non sarebbe bello, solo che non è possibile. Neri Parenti che gira la storia di Bayezid in virato seppia, Mutandari trasformati in Caravaggio, Arisa che diventa Aretha Franklin e Moccia che smette di scrivere e usa i suoi infami guadagni per innalzare un monumento a De Lillo. Il tutto magicamente. Certo, sarebbe bellissimo, peccato che non accadrà mai.
    Che senso ha appellarsi al mondo delle idee (che tra l’altro manco esiste)?

  16. whiteyes

    Quello che mi sono sempre chiesto, sentendo parlare o guardando (SOLO) i trailer dei cinepanettoni è: gli attori, rivedendosi, saranno soddisfatti del loro “lavoro”?

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  18. stefano b

    Quoto Tobuto, parola per parola. Pure a me sembra che si tratti di stizza per essere stati presi in giro, più che una sana critica sociologica sul valore dello spot.
    Io detesto i cinepanettoni con De Sica e Boldi. Credo di aver visto al massimo Vacanze di Natale 90, quando ero un ragazzino. Però ritengo che ognuno abbia diritto di guardarsi quello che gli pare, e l’unica cosa che mi dà fastidio è che sotto le feste di Natale le sale cinematografiche siano occupate in gran parte da questi film, mentre ci sarebbe spazio anche per altro.
    Poi, francamente, prendersela con Sky che offre una programmazione cinematografica abbastanza ampia e per tutti i palati…

  19. pifo

    E va bene!
    Lo spot fa pena, i “cinepanettoni” … pure.
    Detto questo non riesco proprio a capire perche’ Mereghetti ( o se si vuole ‘sto Jacoby) abbia ragione.
    L’ antintellettualismo esiste da sempre, in forme piu’ o meno sofisticate e differentemente motivate.
    E’ divenuto un cliche’ per “essere poco intelligenti”?
    Perche’ … oggi si puo’ scegliere di essere intelligenti ?
    “Oggi preferisco essere stupido, domani … divento intelligente!”

    In realta’ l’antintellettualismo nasce come reazione spontanea all’intellettualismo e non all’intelletto, all’intellighenzia”, agli intellettuali o alla “intelligenza” stessa e al suo utilizzo che umanamente e umanisticamente sono sempre state attivita’ “molto apprezzate”.
    L’intellettualismo e’ quella forma di ascetismo astratto e compiaciuto, ricco di rituali, di formule, di linguaggi e di simbologie proprie, nel quale a volte parte della elite culturale di un paese si identifica, si esprime o semplicemente si rifugia, quando si sente assediata e incompresa dalla rimanente oppure in conflitto con essa.
    L’intellettualismo e’ il “bene rifugio” nel quale una parte consistente dell’elite di un paese investe in tempi di crisi sociale generale, e’ quella parte “ancora buona” della citta’ globale nella quale ci si incontra, ci si ritrova ma dalla quale, come nel film L’Angelo sterminatore di Bunuel, non si riesce piu’ ad uscire.

    L’intellualista, al pari dell’intellettuale, e’ dotato di acume ma, a differenza di questo, di scarsa capacita’ di comprensione e soprattutto di nessuna visione profetica, ciononostante sente di appartenere ad una elite e lo rivendica con la pratica assidua, convinta e compiaciuta dei propri riti e della propria lingua, nonche’ con la condanna morale, sprezzante e distaccata di quelli altrui. Rimanendo in ambito cinematografico, per comprendere la differenza: Pasolini e’ un intellettuale … Bellocchio un intellettualista.

    Sofri e Mereghetti? Boh!

    Saluti

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