Conta il pensiero

Continuano a girare con evidente compiacimento degli autori battute e allusioni sull’idea che Matteo Renzi sia poco “di sinistra” e anzi sia “di destra”, e dovrebbe candidarsi alle altre primarie, eccetera. E va bene, la prima volta faceva ridere.

Ma al di là di Renzi, questa estesa ostilità e diffidenza per l’eventualità che si uniscano e convivano, nell’interesse del miglioramento delle cose, idee e persone che si definirebbero di destra e sinistra, è interessante. Di fatto, racconta di una sostanziosa distanza tra due pensieri.

Uno ritiene che esistano polarizzazioni e differenze e conflitti che vanno conservati e non elusi, e che la pretesa di trovare compromessi e intese per un rinnovato (e mai trovato, forse) bene comune sia illusoria: ci sono gli amici e ci sono gli avversari e sono entrambi definiti e riconoscibili. Ci sono sì spazi di trattativa, ma noi vogliamo una cosa, loro un’altra, e alla fine ci sarà chi ha vinto e chi ha perso. L’obiettivo è vincere noi: per il bene nostro, di una maggioranza se e quando lo saremo, e forse anche di parte della minoranza anche se non lo sa o non lo vuole. Pensarla diversamente è ingenuo, oppure prelude a inganni e tradimenti.

Un altro – a cui devo dire di essere più incline – è diverso per tendenza caratteriale e valutazioni pratiche. È il pensiero per cui il bene comune si ottiene dalla collaborazione e dalla ricerca degli interessi condivisi anche superando distanze e differenze. Sacrificando e trattenendo quelle reali e svelando e ignorando quelle solo apparenti. È il pensiero per cui si usano espressioni come “troviamo insieme una soluzione”, “collaboriamo”, e la retorica del paese unito, eccetera. Retorica essenziale ma spesso, appunto e purtroppo, vuota.
E in più, valutazione pratica, questo pensiero vede in che disastri siamo finiti e continuiamo a stare perché catturati dal tic dell’amico/nemico, del campanile, della famiglia contro la comunità, del noi contro voi, eccetera. Fosse anche corretto e realistico quello che dicono i primi, la realtà in cui ci ha portato questo realismo non è niente di cui rallegrarsi. Meglio cambiarla.

Questo secondo pensiero non può non vedere quindi con speranza e curiosità qualunque occasione di sovversione dell’impero del primo pensiero: qualunque momento in cui le distanze si accorciano, le false differenze cadono, ci si accorge di poter benissimo e volentieri convivere intorno a qualcosa, anche tra persone – oh, cielo – “di destra” e “di sinistra”. O persone del primo e secondo pensiero. Qualcosa del genere, che poi è quello di cui ci riempiamo la bocca spesso. Sarebbe addirittura “normale”, no? Non una cosa da prendere in giro. Se non altro, per ragioni di sopravvivenza.

Che questo qualcosa siano Renzi e la sua proposta, a questo giro, non lo so ed è relativamente importante. È il pensiero, che conta.

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33 commenti su “Conta il pensiero

  1. braccale

    Sottoscrivo.
    Giusto ieri – per dare un altro esempio, al ribasso, di quanto siano radicate certe posizioni claniche – leggevo i commenti alla notizia che il comune di Padova aveva proposto di annettersi all’area metropolitana di Venezia.
    Molti di questi commenti on-line – al sito di un quotidiano locale – erano attinenti al tono del più bello di tutti:
    “Solo l´unione con la Svizzera ci salverà. L´Euganea Padova, la capitale dell´Euganea incorporata a Venezia? Un obbrobrio immenso! Una atrocità! Innacettabile!!!!”

  2. nunzio

    “È il pensiero per cui il bene comune si ottiene dalla collaborazione e dalla ricerca degli interessi condivisi anche superando distanze e differenze. Sacrificando e trattenendo quelle reali e svelando e ignorando quelle solo apparenti. È il pensiero per cui si usano espressioni come “troviamo insieme una soluzione”, “collaboriamo”, e la retorica del paese unito, eccetera. ”
    e il rappresentante di questo pensiero sarebbe Renzi? quello che unisce, che collabora, che trova la soluzione di compromesso etc. etc.?
    pensa, io ero rimasto che aveva un telefonino con scritto “keep calm and rottama”. si vede che e’ la fase 2.

  3. dalecooper

    Luca hai individuato correttamente la questione ma, secondo me, hai l’inclinazione sbagliata.
    Siamo d’accordo che ;a politica e’ la composizione degli interessi contrapposti quindi preveda uno spazio per la rivendicazione della “proprie” istanze e uno per la mediazione. Il problema del tuo approccio e’ che vorresti che un partito sviluppi entrambi gli aspetti: rivendicare e comporre.
    Il mio approccio, che credo sia quello dell’attuale segretario, e’ invece di lasciare ai partiti l’onere di identificare le parti sociali, elaborare le rivendicazioni e rappresentarle. La parte di composizione e di mediazione e’ delegata al Parlamento. Senza isterismi su inciuci, alleanze e simili. Mi sembra lineare e funzionale.
    Il problema col tuo approccio, dove i partiti rivendicano e mediano al tempo stesso, e’ che non si capisce quale sia la funzione dei partiti. Quale sia la differenza insomma: se tutti rappresentano tutti, come faccio a scegliere? E infatti si finisce a discutere di fattori di marketing: io sono piu’ goivane di te, io sono piu’ onesto di te, io sono piu’ puro di te. Una politica che si riduce a product placement.

  4. braccale

    @dalecooper: il tuo approccio è talmente lineare e funzionale che ha prodotto gli ultimi 30-40 anni di ingovernabilità.

  5. rainjemz

    L’approccio di Renzi è abbastanza violento e, come tutte le cose violente, ha una forza di “pancia” molto intensa e distruttiva. E’ un pensiero in sè interessante ma che fa della discontinuità con il passato il punto primo, invitando poi tutti a scoprire cosa c’è sotto. Però porta la centralità dei temi su quel discorso, il che politicamente ha un valore enorme solo per la politica, non per chi i politici rappresentano. Il portare tutti a dover scegliere in dicotomie nuovo-vecchio, destra-sinistra, e così via, non è molto diverso dal berlusconismo “comunisti vs bene e amore”. È una cosa che Vendola non fa, ed è una cosa a cui Bersani presta continuamente il fianco. Il “renzismo” è una estensione distorta della vocazione maggioritaria di Veltroni, in cui un partito debba per forza rappresentare tutti, mentre in realtà mai come ora c’è bisogno di identità e chiarezza. L’unica cosa su Renzi lo fa è “w i giovani”.

  6. dalecooper

    @braccale: forse ti sei perso 20 anni di “seconda repubblica” dove l’approccio opposto ha prodotto … Berlusconi. E fra poco Grillo.

  7. accurimbono

    Tante belle parole, il pensiero è quello che conta, OK, però stiamo parlando di Renzi e della sua proposta di rottamazione che invece vanno nella direzione uguale e contraria al pensiero condivisibile del post, e questo lo sanno tutti, non c’è bisogno di fare gli gnorri.

    Ha fatto benissimo D’Alema a chiarire che in caso di vittoria di Renzi sarà rottura totale, questo vuole comandare in casa d’altri con i voti della destra senza neanche bussare alla porta. That’s it!

  8. Shindres

    Questo blog ormai è diventato organo di propaganda per le primarie a Renzi, spiace perché era interessante.
    Renzi è di destra perché dice cose di destra, e vuole i voti della gente di destra che pensa al suo portafoglio prima che a chiunque altro.
    Essere di sinistra significa essere diversi da quella cosa li, è triste che invecchiando la gente lo dimentichi quasi sempre.

  9. layos

    Però questo approccio si scontra poi con visioni del mondo assai diverse in cui è difficile poi addivenire a soluzioni condivise. Per dire: io non credo che l’attuale modello di sviluppo sia sostenibile, non credo che il capitalismo basato su un costante aumento di consumi che sostengano l’economia con conseguente inesorabile consumo di risorse non (o non abbastanza) rinnovabili possa indicare un orizzonte futuro che non sia autodistruttivo e potenzialmente catastrofico. Come potrei trovare una soluzione condivisa con uno come Giannino, per dire, che è senz’altro un grandissimo intellettuale, ma propugna un modello di società e di economia del quale non condivido nemmeno l’incipit? La soluzione comune e collaborativa la possiamo trovare perchè certo saremo d’accordo che bisogna dare aiuto ai bisognosi e istruzione ai giovani e far rispettare le leggi. Oltre a questo il livello di compatibilità delle proposte è zero.
    Io vorrei che la merce viaggiasse di meno e non su gomma, che si pensasse a risparmiare energia piuttosto che costruire nuovi impianti, che l’edilizia fosse conservativa e non consumasse altro prezioso territorio, che alcuni servizi nodali fossero pubblici o comunque non a fine di lucro (elettricità, acqua, sanità, scuola) lui vorrebbe privatizzare anche la polizia.
    La discussione se uno è di destra o di sinistra non è oziosa e campanilistica, riguarda proprio il futuro che si ha in mente.
    E non ho volutamente toccato temi etici dove le barricate sono ancora più impenetrabili e tutto sommato ortogonali ai posizionamenti rispetto a “conservatore” e “progressista”, per non dire destra e sinistra, ove comunque un vero liberale dovrebbe pensare che ogni indviduo debba essere totalmente libero di scegliere per se, compreso su vita, morte, sesso ecc.

  10. braccale

    @accurimbono, @Shindres, senza animosità, ma le vostre sintesi – ancorchè sunti, per carità – sono di una pochezza disarmante. E’ esattamente il prototipo di pensiero unico schierato, a cui Sofri alludeva.
    “vuole comandare in casa d’altri”, “gente che pensa al suo portafoglio ” sono tipiche etichettature di chi vuole vedere bene la divisa del nemico davanti, che sia il vicino di pianerottolo o il parente-serpente.
    Credo che una delle aspirazioni del Post, e dei suoi fondatori, sia quella di offrire una luogo di dibattito differente dalla riunione condominiale o dalla sezione di partito.

  11. vietatocosare

    Direttore,

    il problema e’ che in questi 20 anni ci siamo divisi sulla politics, ma le policies non sono state tanto diverse: anzi, si puo’ dire che su molte si sia inavvertitamente collaborato, e guarda dove siamo finiti.

    Ora sarebbe il caso di approfittare del fatto che i cialtroni sono tanto in minoranza da non essere la vera alternativa, e fare il paese normale che si divide sulle policies: progressisti da una parte e conservatori dall’altra, ognuno a spiegare le proprie ragioni, e chi vince realizza cio’ in cui crede, salvo poi farne valutare gli effetti agli elettori.

    Perche’ francamente nell’Italia repubblicana tutto e’ mancato, tranne il compromesso.

  12. Francesco

    @Layos: Giannino e i suoi sostengono che sia scientificamente dimostrato che i consumi non sono in grado (ne lo sono mai stati) di sostenere proprio nulla e che siano una conseguenza e non tra le cause della crescita economica o del benessere. Non solo: entrambi vorreste che alcuni servizi (lui tutti, tu solo alcuni, ma è solo per disillusione, credo) fossero disponibili a più persone possibili e al minor costo possibile (chiunque lo paghi); avete idee diverse su come ottenere lo scopo comune, ma è proprio il tipo di situazione in cui il secondo approccio è ovviamente vincente (vogliamo la stessa cosa: e allora collaboriamo!).
    Sui temi etici siete ancora più d’accordo (e io sono con voi), ma è evidente che ci sia una frattura e in questo caso è vera diversità dei fini. In questo caso però non sarà il randello della maggioranza la soluzione (purtroppo).

  13. vietatocosare

    @Francesco

    Non basta essere d’accordo su cosa si vuole, ma bisogna concordare anche su come arrivarci, e non basta sedersi intorno ad un tavolo. Tutti vogliono la crescita economica, ma alcuni credono onestamente che l’intervento pubblico serva, altri che sia deleterio. Come li metti d’accordo?
    Facciamo un passo in piu’: va bene la crescita economica, ma quale tasso di diseguaglianza sei disponibile a tollerare? Bersani pensa che se piove, piove per tutti. Giannino invece pensa che, purche’ tu non stia affogando, puoi infradiciarti quanto vuoi.

  14. donkishotte

    Io, fiorentino, (NDR: scettico, polemico, settario, tronfio etc.), osservo Renzi da anni, come osservo il Pd locale che erano i ds locali, chera il Pds locale che fu il Pci locale. Veramente oltre ad osservare ho partecipato parecchio, finché il mio fegato lo ha reso possibile. Ne avrei da dire per ore sulla storia politica della “sinistra” fiorentina. Quello che non capisco veramente da qui dentro, è quale immagine si abbia di Renzi “all’estero”, a Prato, a Verona, a Caltanisetta. E basata su cosa. In breve, vi chiedo, ma cosa dice Renzi di così di destra? Sulla scuola? sul Walfare? sul fisco? sul no profit? sull’e cologia e sull’urbanistica? sui diritti civili? sulla giustizia? Bisogna me lo si spieghi, perché trovo che la forza di Renzi sia in massima parte poggiata sull’inconsistenza, la pochezza, la titubanza, la pavidità delle posizioni del partito, ma in parte ancora più grande, sulla loro frequente assenza. L’epoca pre Renzi si è contraddistinta per gli attacchi del popolo di sinistra ad un partito agglomerato che derivava a destra, PD male assoluto per molti più di Berlusconi. Adesso, c’è Renzi, per gli stessi, il PD ne è quasi il baluardo. Ma perché dice cosa? per le risolute, rosse, posizioni sul lavoro, i gay, le pensioni, le regole, la giustizia, la privacy, le banche e non si finirebbe più? Non è una domanda retorica, vorrei capire quanto pregiudizio c’è in me, quanto ne sapete davvero “voi” delle parole di Renzi, o magari cosa intendete per “di sinistra”. Se poi lo scatto culturale che questo paese necessita, il superamento di ataviche paure, insieme alla riconquista di valori “tralasciati” perché non sono perduti, non è un presupposto condiviso, allora scusate.
    Il fatto curioso, che a molti sfugge, è che Renzi è un Vecchio. E nel senso migliore e più nobile che questo termine può significare. I suoi valori, l’attaccamento alla storia, alle tradizioni persino, l’idea di società e di rapporti umani, il concetto di stato, di individuo che racconta, sono millenari, e non sono certo suoi.
    E sono l’idea più di sinistra dopo il Vangelo e Gramsci (Non si confonda, sono comunque un mangiapreti).
    E siccome questo paese deve decidere cosa diventare, si deve prima decidere cosa tenere, e tenere caro. Tutte le anime del PD sono da rottamare (si, l’ho detto) perché sono novegentesche, perché pensano che la loro elaborazione della società delle sue regole, sia irrivedibile, sia il migliore dei mondi possibili, con qualche aggiustatina; ma è perché non hanno ancora capito di aver vinto, che quelle idee hanno vinto, che i diritti civili, i diritti del lavoro, della donna, alla salute, alla pensione, e udite udite cattolici tutti, alla felicità, si difendono non difendendoli, ma rilanciandoli, rinnovandoli, rendendoli vivi, validi per tutti. Anche i propri figli.
    Forse siamo sempre figli del “popolo della sinistra”, che non è altro che un estensione del campanile, dei guelfi e dei ghibellini, della civitas romana, e non ce la facciamo ad andare oltre. abbiamo paura, ci serve ancora “l’altro” per sapere chi siamo. Forse ci siamo ammalati noi di leaderismo, forse ora cerchiamo in tutti il taumaturgo, il messia, (e di certo non sarà Renzi), non il rappresentante, il portavoce di idee, di visioni al di sopra di ciascuno, il Servo, come una volta c’erano i servi dello Stato, quando erano “onorevoli”. Se Renzi in camerina, tifa Juve, a me non importa, e non deve importare. Quando si faceva l’imperatore si che contava. Oggi siamo al paradosso opposto, veniamo dalla la più grande maggioranza parlamentare della Repubblica, per giunta non eletta, che ha prodotto… nulla.
    Non deve neanche stare simpatico (e a me non lo sarà mai). Quello a cui si lega e che sceglie di rappresentare invece si. E allora parliamo di questo, di cosa c’è che non va in ciò che dice, di cosa si dovrebbe fare, di come si intende agire. Oppure votiamo tutti Grillo che si fa due risate.

  15. Broono

    Lo schema ripetuto di continuo secondo il quale se l’altra volta tu hai preso più voti di me e io questa volta voglio prenderne più di te, devo ridurre i tuoi portandoli dalla mia parte, è un inganno dialettico che non capisco davvero perché nessuno gli/vi giri contro ogni volta che lo estraete per motivare l’interesse verso “gli altri”.
    Quel ragionamento ha senso ed è incontestabile solo in un paese nel quale non esiste l’astensionismo e quindi si può ragionare per vasi comunicanti, che è la formula alla base dell’inganno:
    fatto 100 il numero dei votanti, se io ne ho presi 40 e tu 60 e la prossima volta i 60 li voglio io, devo sottrartene 20.
    Questo è il ragionamento alla base del dialogo “a destra” che ogni volta tirate fuori.
    Peccato che in italia i 100 votanti sulla carta siano 60 all’urna e che quindi chi ha vinto l’altra volta abbia vinto perché ne prese 31 e tu 29, con un buon 40 che se ne stanno a casa a guardare la tv.
    Facciamo che quei 40 sono divisi equamente tra i due poli, a te basta riportare a votare i tuoi 20 per beccarti la prossima volta un 50, contro un avversario che per come si sta muovendo non avrà manco quei 31 che ci erano cascati la volta prima.
    Tu lo dissolvi prendendoti i tuoi 20 mancanti, non i suoi 31 che ci erano cascati.
    Soprattutto perché a furia di insistere su ‘sta cosa che ne vuoi 10 dei loro, sei diventato così impegnato nella cosa da non avere più tempo né modo di accorgerti che i tuoi 29 se ne vanno al mare e che quindi anche riuscissi nel tuo mirabolante progetto che pare ormai l’unica battaglia che hai deciso di condurre, ti ritroverai con i suoi 10 che hai convintissimo e tanti saluti.
    Quando la sinistra avrà portato alle urne TUTTI i suoi votanti senza che la cosa basti per vincere, potrà dire che per vincere serve (lapalissianamente) pescare altrove.
    Finché non avverrà questo, rivolgersi a chi non ti crede PIU’, e non a chi non ti ha MAI creduto, per riprendere a crederci insieme è essere di sinistra.
    Cercare quelli che non ti hanno mai creduto ma ti vanno bene lo stesso perché all’urna fanno comunque numero e sono più dei tuoi astenuti, è ragionare per convenienza, che è atteggiamento elettorale tipicamente di destra.
    A me pare di una chiarezza (al netto della mia incapacità di esporlo) sconvolgente.

  16. hermann

    Non solo trovo le parole di Sofri sacrosante, ma pare impossibile che nel 2012 in Italia ci si debba sentire in dovere di esplicitare un pensiero che dovrebbe essere già parte dell’immaginario collettivo. Io che ho 40 anni suonati (e che per tutta la vita ho votato a sinistra) sono stanco di essere tenuto in una riserva indiana da dirigenti e compagni di partito intenti solamente a guardarsi in uno specchio ripetendo il mantra “quanto siamo belli”. Il partito non è una religione, ci si deve confrontare con chiunque possa aiutare a raggiungere una società equa, moderna e sostenibile economicamente: non esiste a priori un pensiero giusto o sbagliato, bisogna essere concreti. Le scelte eque, peraltro, non sono però sempre solo quelle dove lo stato concede qualcosa di più a tutti. Lo abbiamo creduto per anni ma ora ci siamo risvegliati dal sogno per scoprire che era in realtà un incubo. Si deve raggiungere la consapevolezza che qualche volta, anche a costo di perdere qualche voto, si devono anche fare delle scelte responsabili e imporre dei sacrifici, soprattutto a chi ha avuto molto di più di quanto sarebbe stato giusto nel corso degli anni. Il battibecco di ieri tra Renzi e Crocetta fa rabbrividire: Renzi propone delle misure concrete a mio modo di vedere eque, che vengono però rigettate da Crocetta non nel merito, ma con i soliti slogan che non ci hanno mai condotto da nessuna parte: se questo è il futuro della Sicilia a guida PD siamo messi molto, ma molto male. Alla faccia che è Renzi quello senza un programma. A me pare che il programma di Renzi sia molto concreto e che alle spalle del programma ci sia soprattutto un bel metodo, dove (appunto) si parla, si discute e ci si cofronta a 360 gradi. La “rottamazione”, che tutti mettono logicamente come premessa al pensiero Renziano, secondo me è invece solo la conseguenza inevitabile delle sue idee e del metodo. Oltre a Renzi vedo solo tante formule vuote ripetute come dei mantra. Mi spiace, forse in minor misura, ma anche da Bersani che è una persona che pure ho sempre stimato e che tuttora stimo (pur preferendogli Renzi).

  17. piti

    Potrei finire prima di cominciare, dicendo che le parole di Layos e Broono per me sono perfette, esaustive e non si può aggiungere altro.
    Ma invece c’è altro, e provo a dirlo io. Prendere i voti di destra, al di là del fatto che esistono posizioni incompatibili (inclusa la dicotomia padroni/lavoratori, piaccia o no) come dice Layos, e al di là del fatto che non si cercano quelli di sinistra per inseguire quelli destra, come dice l’ottimo Broono, non esaurisce il quadro.
    Da noi i voti di destra sono voti che sono andati per anni, anzi decenni, a Berlusconi. Ora, risparmiatemi la fatica di ricordarvi chi sia costui, le origini, le opzioni, i valori, lo stile. Siamo tutti ampiamente in grado di giudicare che roba abbia rappresentato costui.
    Bene. Ora, il voto di destra, in Italia, è un voto che è andato per una vita a sostenere quell’uomo. Sono voti che hanno accettato o condiviso o magari semplicemente non compreso la mostruosità di quella prposta politica. Ci siamo fin qui?
    Bene. Allora, spiegatemi, cosa può unire un elettore di sinistra o centro sinistra, riformista o radicale che sia, con chi ha sostenuto Berlusconi e la sua corte dei miracoli? Quali valori dobbiamo dare per persi, o per negoziabili, per avere l’appoggio elettorale, che segue l’approvazione interiore, di costoro.
    Io non voglio, o meglio non vorrei, fare il “noi” contrapposto a “loro”. Ma la nostra destra, as we knew it, ci ha propinato solo orrore puro. Scusate, ma non capisco quale terreno condiviso di sufficiente ampiezza possa esistere fra me, elettore da sempre orientato a sinistra, con un berlusconiano in libera uscita. Proprio non lo capisco.

  18. Paulbrass

    Purtroppo l’approccio di Sofri sembra un po’ troppo sofisticato per la maggior parte dei mili-tanti(?) cresciuti nella tifoseria santoriana o travagliesca. Quello che ci ha permesso di aggregarci per decine di anni, aihmé, non basta più, la realtà è un filo più complessa e richiede strade nuove. Il riflesso condizionato pavloviano (noi puri di sinistra contro TUTTI gli altri…) non ci porterà lontano, al massimo all’ennesima coalizione (questa volta con Casini). Chi irride alla vocazione maggioritaria si batte per una vocazione MINORITARIA. Peccato.

  19. accurimbono

    @braccale scriverò anche delle pochezze, non sono un mago della penna, ma non trovo altre parole per descrivere il comportamento di un politico locale che ambendo a riformare, anzi rottamare e ristrutturare il più grande partito italiano invece che presentarsi ad un congresso (in cui votano solo gli iscritti), sceglie le primarie (in cui votano cani e porci).

    Te lo dice uno che fa il presidente di seggio da più di 10 anni e ha anche partecipato come scrutatore a diverse primarie. Le primarie da un punto di vista della serietà del voto sono ridicole in confronto alle garanzie che offre un congresso per non parlare del sistema elettorale elettorale italiano. Finché il candidato forte era uno solo e il risultato già scritto, le primarie erano solo uno strumento propagandistico per racimolare dei fondi, catalizzare l’attenzione dei media, e ci poteva stare che non fossero ortodosse al 100%, ma se si deve fare una votazione seria, ci vogliono regole serie.

    Questo Renzi non si presenta neanche all’assemblea che modifica ad personam le regole per lui, per permettergli di partecipare alle primarie, cercano di mettere delle regole un minimo serie, per evitare di farsi ridere dietro dal Sallusti di turno per i cinesi in coda e si lamenta, lo sorteggiano per ultimo e fanno insinuazioni… e se perde cosa fa? Grida ai brogli come un Berlusconi qualsiasi?!?

    Per me è solo un furbetto che, dopo soli 3 anni da sindaco, vuole tentare il colpaccio, hai presente quelli che quando sei in coda ti sorpassano? Ecco, Renzi fa lo stesso con tutti i giovani che lavorano umilmente ogni giorno nella politica locale, cara classe dirigente, levatevi dalle scatole che arrivo io con il mio programma wiki, che non significa modificabile collettivamente, significa solo che mi voglio dare un tocco di giovanilismo e utilizzo le parole a casaccio. Però lui se lo può permettere, è solo un candidato alle primarie, invece io umile commentatore evidentemente no. :-)

  20. LorenzoM

    @accurimbono

    quindi tirando le somme:
    1. Renzi è di destra non per le cose che dice ma perché esce dalla regola del “mettersi in fila” e del ragionare per anzianità. Come se, per dire, un medico cercasse di diventare primario di un reparto sulla base di un curriculum costruito in fretta e “chissà dove” scavalcando gli aiuti più anziani che pazientemente aspettavano il loro turno dopo il pensionamento di un collega più anziano.

    2. le primarie le abbiamo sempre fatte “per finta” a candidato unico e Renzi, scorrettamente si approfitta di questa formalità senza contenuti lanciando una sfida vera dove sfide non dovrebbero esserci.

    Da elettore PCI-PDS-DS-PD, se questa è la sinistra mi sa che sto diventando di destra.

  21. layos

    @francesco “Non solo: entrambi vorreste che alcuni servizi (lui tutti, tu solo alcuni, ma è solo per disillusione, credo) fossero disponibili a più persone possibili e al minor costo possibile (chiunque lo paghi); ”

    No, io non lo penso affatto in questi termini. Io penso che i beni primari come l’elettricità l’acqua l’istruzione e la salute non debbano essere sottoposti alle regole del profitto, e penso che, ad esempio, un ente elettrico pubblico garantirebbe un cuscinetto fra le famiglie e gli speculatori internazionali che compravendono i futures di petrolio o carbone. E non credo quindi che debbano costare il meno possibile, penso piuttosto che debbano costare magari un po’ più di quello che dovrebbero a chi se lo può permettere per consentire prezzi sociali a chi invece non può.
    E non credo che uno che abita a Giannutri o Lampedusa o in cima ad un valico dolomitico debba pagare l’elettricità e l’acqua tanto da renderla profittevole per chi gliela vende.
    Non solo, tutti gli stati intervengono per sostenere il primario che hanno: nel nostro caso pesca, agricoltura,
    pastorizia… e lo fanno non certo per convenienza economica, altrimenti andremmo a comprare carne, latte e pesce in Africa ad un decimo del costo, ma solo perchè è saggio in prospettiva storica conservare “in house” come dicono quelli che la sanno lunga, competenze strategiche. Quindi libero mercato si, ma con juicio.
    Ora Giannino e gli iperliberisti sarebbero d’accordo nel conservare certi protezionismi e certi incentivi pubblici su settori strategici oppure ci affidiamo al mercato e se costa meno il latte africano e l’olio marocchino tanti saluti a mezza economia agricola di salento e padana?
    Questo poi fa la differenza fra essere d’accordo o no su dei principii fondamentali.
    E ho ristretto il campo a due micro esempi di cose in cui ci si deve imbattere governando una nazione grande e complessa.

  22. tobuto

    Sulla questione “partiti che interpretano categorie sociali e compromessi in parlamento, o compromessi direttamente nei partiti” faccio notare che i giovani sono una categoria sociale, soprattutto in un paese con il debito pubblico al 120% del pil, in deficit di bilancio, in cui la disoccupazione giovanile è di più di 1000 punti maggiore di quella generale, dove si spende pochissimo in ricerca e istruzione. In pratica un paese in cui da anni, e tuttora, si attua scientemente un trade-off tra il tenore di vita attuale e quello futuro.
    _
    Sulla questione “Renzi e le primarie”, mi dovreste spiegare perché queste primarie sarebbero più utili a evitare brogli.
    Non solo. A quelli che attaccano Renzi dicendogli che poteva aspettare il suo turno faccio notare che di là Civati ha giustamente sbroccato per tutti gli attacchi gratuiti che gli sono arrivati dal suo stesso partito per aver osato pensare di candidarsi alle primarie. Questo per la storia che aspettare il proprio turno e mostrare rispetto per i superiori e le gerarchie paga. Già che ci siete, spiegatemi da quando aspettare il proprio turno è di sinistra.
    _
    Sulla questione “il problema del PD è la base” avete detto già tutto voi. Intendo voi base.
    _
    Su quanto dice @Broono sul portare gli astenuti a votare faccio notare che dal dopoguerra a oggi l’unico che è riuscito ad avere la maggioranza è stato Prodi. O questi elettori di sinistra hanno veramente poca voglia di votare (ma come? non erano i più motivati?) o sono meno di quanto si pensi.
    In questo caso è possibile vincere puntando solo gli astenuti perché il centrodestra è in crisi di identità senza Berlusconi e Grillo gli sta bellamente cannibalizzando i voti. Ma, a parte che non è così scontato avere la governabilità, mi porrei il problema della legittimazione democratica di un partito che vince le elezioni prendendo il 30% con il 50% di astenuti. E, soprattutto, la destra non è che ci metterà secoli a ricostruirsi, in una forma o nell’altra. E siamo da capo.

  23. stefloris

    @layos
    Il punto è che tu vedi il profitto come un premio accessorio per soddisfare la cupidigia, mentre Giannino crede che sia un mezzo necessario all’ interno di un sistema concorrenziale che ha lo scopo di rendere accessibili i beni, e quindi anche i primari, a più persone possibili e al minor costo per la società, cosa che dorebbe stare a cuore alle persone si sx.
    La considerazione sul latte africano o marocchino mi sembra abbastanza razzista, della serie continuino a fare la fame che noi dobbiamo proteggere le nostre persone, e non esattamente un pensiero di sx , ma per tanti lo è, ed è questo il problema.

  24. Broono

    @Tobuto:

    Domanda 1:
    E Prodi quella maggioranza la prese convincendo tutti i “suoi” o tirando sul carro la qualsiasi pur di avere la maggioranza, dimostrando dai 5 minuti successivi in poi che la connessione maggioranza=governabilità è una bufala?
    Domanda 2:
    Allargare il proprio bacino elettorale all’approssimarsi delle elezioni pescando anche in aree distanti (o idealmente distanti) da sé pur di arrivare a vincere quelle elezioni, perché il progetto viene giustificato con questa semplice quanto matematica finalità e non con il nobile intento di unirsi per affrontare insieme le moderne sfide che l’avvenir ci pone innanzi, è o non è quanto ha fatto il PdL quando prese a bordo dai pensionati all’estrema destra, operazione che tanto criticammo (o indicammo come innegabile prova di deriva a destra dei moderati) e che oggi invece dipingiamo come intelligente strategia politica giustificata dalla lungimiranza e dal coraggio del dialogo?
    Perché quando Berlusconi si unì a quelli del saluto romano tutti ci affrettammo a gridare alla deriva fascio data dal dimostrato spostamento del suo baricentro, mentre se il PD si mette a cercare i voti dei berlusconiani la stessa identica cosa è dialogo per il bene de paese che in alcun modo sposta il suo baricentro anzi addirittura lo perfeziona spostandolo verso il futuro?
    Domanda 2:
    E quando la destra si sarà ricostruita, quelli che le avevi portato via perché orfani di qualcuno decente ti restano in tasca o se ne tornano a casa ancora prima che tu abbia finito di dire “dialogo!”
    Se è la seconda, quel giorno come te li tieni stretti, se non dandogli qualcosa più di destra di quanto hai dovuto fare oggi che non avevi contraltare e ti bastava quindi semplicemente mostrarti moderato e dire almeno una volta al giorno “Asili nido”?
    Quel giorno li saluti e ti vai a recuperare i tuoi persi per non tornare nel buio dell’iperspazio?
    Quel giorno che come avversario avrai una destra di nuovo solida contro la quale non vincevi manco quando l’astensione tra le tue fila non era così imponente?
    Ma soprattutto, domanda 3:
    Da quando governare è diventato un imperativo?
    Certo che, con questa astensione, se non prendi i voti dei moderati oggi non governi, verissimo, sia messo agli atti.
    Ma perché dovresti governare a tutti i costi?
    No perché ‘sta cosa la si fa passare come verità condivisa intorno alla quale ognuno fa girare la propria ricetta per farlo, mentre esiste tutta una fetta di paese che non pensa che governare a qualsiasi costo sia l’unico faro di navigazione che si debba avere.
    E quella fetta di paese là fa la % di astenuti quando di fronte alla scelta di votare la Binetti o votare chi aveva preso la Binetti, poi l’ha vista andar via, ora dice che bosogna riprendersela per governare.
    Quelli sono gli astenuti, mica quelli che preferiscono andare al mare o comprare Lotta Comunista quando ti suonano alla porta, eh.

    Piantiamola con i bei testi diffusi per dipingerlo come fine politico interessato al futuro radioso del paese e dei giovani.
    Renzi dice che per governare ti devi (ri)prendere quelli che votano la Binetti dei quali ti eri liberato con non poca gioia, punto.
    E dato che ti mette lì sul banco il tuo non poter avere alcun altro fine che governare subito e a qualsiasi costo senza porsi il dubbio che magari così non è per tutti, finisce che il compromesso presentato come il minore dei mali appare persino tollerabile e tu che non lo tolleri diventi quello intollerante, appunto.
    Ualà, giochino centrato.
    Liberissimi, mica dico no, ma scrivetelo così perché così è:
    Lui, quello della politica giovane e moderna, rivuole i voti che la Binetti s’è portata via perché dice che senza non si vince.
    Fine, il resto è dissimulazione.

  25. tobuto

    @Broono:
    Domanda 1:
    Tirando sul carro chiunque, ovviamente. E la connessione maggioranza=governabilità non è necessariamente vera. Però mi pare tu stia facendo confusione su un punto. Un conto sono i voti, un altro è chi siede in parlamento. La governabilità la ottieni quando chi siede in parlamento ha un’unità di intenti. La maggioranza la ottieni quando gli elettori votano in maggioranza per te. Ora, tirandosi dietro mille partiti diversi è ovvio che hai la maggioranza ma non la governabilità. Diverso è se riesci a tirare tanti voti al tuo partito. Credo sia più facile che ci sia unità di intenti in un partito che non in tanti partiti.
    Per questo credo che il compromesso si faccia più facilmente nei partiti che non nei parlamenti.
    Domanda 2:
    Banalmente, l’estrema destra è un interlocutore peggiore degli ex berlusconiani. Mi pare difficile sostenere il contrario. Detto questo, attirare il voto di un berlusconiano non significa che hai lo stesso programma di Berlusconi. Innanzitutto, magari ha cambiato idea. Anzi, direi che l’ha fatto, almeno su qualche punto, altrimenti il PdL sarebbe il primo partito nei sondaggi e non staremmo parlando di queste cose. Magari lo hai convinto con il marketing, ponendoti come un homo novus come il Berlusconi delle origini. Magari, ma sono un ottimista, lo hai convinto della bontà di un programma progressista.
    Domanda 2 bis:
    Semplicemente continui a proporre qualcosa che vada bene alla maggioranza. Per spiegarmi meglio, è adesso che potenzialmente la sinistra potrebbe vincere senza compromessi, perché la destra è a cercar funghi. Sul lungo periodo, però, la sinistra non ha la maggioranza per governare (poi rispondo sulla domanda 3). Oltre al già citato problema etico e democratico per cui il 15% della popolazione, ad essere ottimisti, decide e gli altri si adeguano. Non solo. Se la destra si ricostruisce durante il governo di sinistra, e magari diventa primissima nei sondaggi (non ci vuole molto a fare più del 15%, contando le manovre impopolari che il prossimo governo dovrà fare), il governo traballa. Perché i peones in parlamento, che sono quelli che determinano la governabilità, iniziano a chiedersi che speranze hanno di venire rieletti se non abbandonano la barca.
    Domanda 3:
    Governare, credo, è condizione necessaria ma non sufficiente per ottenere risultati politici attraverso mezzi democratici. I risultati politici si possono ottenere anche tramite golpe, terrorismo, death squad e moral hazard vari. Ma sono cose che non apprezzo. Se vuoi raggiungere democraticamente il tuo fine devi governare. Se l’obbiettivo è ritrovarsi tra amici che la pensano allo stesso modo e fare stimolanti chiacchierate, governare non serve. Ma se l’obbiettivo è incidere nella politica devi governare.
    “Renzi dice che per governare ti devi (ri)prendere quelli che votano la Binetti dei quali ti eri liberato con non poca gioia, punto.”
    Guarda, questi discorsi non li capisco. Personalmente mi sono liberato con gioia della Binetti, ma un voto è un voto. Non è che se mi vota un baciapile mi fa schifo il suo voto. Al massimo mi fa schifo il baciapile, o non voglio il suo voto se mi devo sobbarcare il compagno baciapile in parlamento. Ma se convinco il baciapile, facendo leva su altri argomenti (nessuno è monotematico, ci sono gay che votano a destra), mica mi fa schifo il suo voto. Anzi, si dà il caso che il suo voto mi serva per fare cose che ritengo belle e utili.
    Cioè, sono gli elettori che scelgono i partiti, mica i partiti che scelgono gli elettori, tu sì puoi votare con noi tu no perché non hai votato PCI o hai votato Berlusconi. Cioè, possono farlo, ma è autolesionismo puro. Se un ex-berlusconiano vuole votare Renzi, che è uno che dice cose diverse da Berlusconi, che ha attaccato (meno duramente di altri, ma l’ha fatto) Berlusconi, che è sempre stato e comunque vada resterà in un partito diverso da quello di Berlusconi, direi che non vuole più Berlusconi. L’abbiamo convinto a votare per noi. E invece di essere contenti lo mandiamo a quel paese?

  26. ILSENSOCRITICO

    Scusate, ho letto alcuni commenti discutibili…ma vabbè, capita, ma dopo aver letto il commento imbarazzante di Shindres non ce l’ho fatta più.
    Ora, Renzi può piacere o non piacere: ognuno ha le sue idee e io le accetto, da buon democratico. Non accetto però che uno faccia un’affermazione [“Renzi è di destra” e simili] senza argomentare. Chi fa così evidentemente ha poco cervello in testa per fare un ragionamento un pochino più sostanzioso.
    Non me ne frega niente di Renzi, ma mi son rotto i cosiddetti di sentire persone inutili che lasciano frasi generiche un tanto al chilo, senza lo straccio di un ragionamento, di una motivazione o di un concetto qualsiasi. Mi accontenterei di poco, davvero, ma evidentemente certa sinistra, a forza di ritenersi superiore al berlusconismo, ha finito col diventare molto più stupido e ingenuo del berlusconismo stesso.
    Mi permetto di auto-citarmi: Non si ragiona più nel merito delle questioni, se siano giuste o sbagliate: si accusa l’altro di liberismo e si evita qualsiasi tipo di discussione e/o riflessione. Magari l’avversario ha fatto delle proposte generiche ma giuste, ma si butta tutto nel calderone del liberismo per evitare qualsiasi dibattito, in modo tale da ingannare l’elettorato ingenuo. http://wp.me/p1oZYQ-4C
    Cerchiamo di ragionare nel merito delle questioni, anziché ridurre tutto ad un dibattito sterile “Renzi è di destra” “Renzi è di sinistra”.

  27. ILSENSOCRITICO

    Ovviamente intendevo: “certa sinistra […]ha finito col diventare molto più stupidA e ingenuA”. La fretta e la frustrazione per un dibattito sterile, mentre l’Italia è ridotta in pezzi, mi hanno fatto perdere la bussola.

  28. Broono

    @Tobuto:
    1.
    Credo sia più facile che ci sia unità di intenti in un partito che non in tanti partiti
    Credo di aver individuato il punto che ci impedisce di darci ragione a vicenda: tu quando pensi al PD pensi a un partito, io a tanti partiti.
    Per me il PD a prescindere dalla sua forma giuridica è sempre stato una coalizione di partiti fattasi cartello elettorale e il tono della campagna per le primarie temo proprio dia ragione alla mia visione, piuttosto che alla tua.
    La formula fu fallimentare quando si chiamò Ulivo, fu disastrosa quando si ribattezzò Unione, resta catastrofica oggi che si chiama PD.
    In un certo senso Berlusconi è molto più onesto, o forse ha dalla sua una migliore capacità di ripulire la memoria del suo elettorato che gli permette oggi di annunciare per i prossimi mesi la più grande novità che repubblica ricordi: Forza Italia.
    Di qua quella capacità (leggi: faccia di bronzo) non la si ha e tocca inventarsi a ogni ciclo della storia un nuovo contenitore per lo stesso contenuto.
    2.
    attirare il voto di un berlusconiano non significa che hai lo stesso programma di Berlusconi.
    Beh se escludiamo il convincimento attraverso un programma che lo faccia sentire protetto, si direbbe che per attirarlo resti il bourlesque o una banconota di grosso taglio, ma poi salta fuori quello che dice che non è bello considerare stupido l’elettore berlusconiano e quindi mi appello a te: se non un programma che lui senta affine e nemmeno il bourlesque, cosa stanno apparecchiando quelli del “dobbiamo portargli via elettori”?
    Innanzitutto, magari ha cambiato idea
    Se è così sarà lui a venire da te senza che tu debba riscrivere i tuoi discorsi e riorganizzare la lista degli invitati alle cene.
    Anzi se ha cambiato idea perché resosi conto del bluff e, saltato al di qua, trova uno che si veste uguale e parla uguale e promette uguale, è la volta buona che ne spari un altro tra le file dell’astensione.
    Così hai perso i tuoi che non vogliono uno che viene bene in tv e i suoi che non vogliono più uno che viene bene in tv.
    Bella strategia.
    2b.
    Semplicemente continui a proporre qualcosa che vada bene alla maggioranza.
    No ‘spetta, ci stiamo perdendo, la domanda era: quando la destra ritrova un nuovo affascinante colosso, come lo trattieni quello che pensa di tornare di là perché si riconosce più in loro che nella tua maggioranza?
    Per spiegarmi meglio, è adesso che potenzialmente la sinistra potrebbe vincere senza compromessi
    E se non si azzarda a provarci nemmeno quando le condizioni sono queste, come puoi dire che questa sinistra potrebbe mai avere la capacità di farlo quando le condizioni non saranno più così favorevoli?
    Stiamo sdoganando il compromesso come procedura standard, infatti.
    Standard perché la si percorre pure quando non è necessaria.
    E io quello discuto, quando dico che il dogma del governo a tutti i costi sta facendo saltare un po’ di fondamentali.
    3.
    Se vuoi raggiungere democraticamente il tuo fine devi governare.
    Ohibò, abbiamo eliminato l’attività parlamentare e non ce ne siamo accorti?
    D’accordo che siamo ormai il paese che ha reso Fiducia e Decreti prassi ordinaria, ma questa è roba che ci resta addosso dopo vent’anni di berlusconismo della quale sarebbe carino liberarsi, invece di assumerla come trasformazione irreversibile.
    Tra Governo e terrorismo la costituzione ancora qualche alternativa la offre.
    Certo richiedono tutte solidità e capacità, ma si lamenti o si riconosca l’assenza di quelle, non di alternative al governo o al terrorismo.
    Al massimo mi fa schifo il baciapile, o non voglio il suo voto se mi devo sobbarcare il compagno baciapile in parlamento.
    Ma certo, scherzi….là fuori è pieno di cattolici pronti ad offrirti il loro voto senza nulla in cambio.
    Cosa sarà mai la storia, in fondo, di fronte alla bellezza di queste speranze per una sinistra che, incapace di persuadere persino i suoi, si considera però capace di far cambiare idea a un cattolico e per di più di farlo a costo zero?
    Ma se convinco il baciapile, facendo leva su altri argomenti
    Eh infatti, del resto la definizione di “Valori non negoziabili” non l’hanno stampata sulla loro tessera elettorale, no.
    Siamo noi di sinistra che siamo ottusi a pensarla così, la realtà vede folle di baciapile pronte a farsi convincere a spostarsi facendo leva su altri argomenti e l’assemblea del PD di luglio con conseguente documento di sintesi ne è la miglior prova.

  29. Broono

    Scusa, dimenticavo un punto su cui torni perché importante:
    Oltre al già citato problema etico e democratico per cui il 15% della popolazione, ad essere ottimisti, decide e gli altri si adeguano
    Sono assolutamente d’accordo con te.
    Ma sono mesi che si sta dicendo che il percorso avviato da Grillo-Travaglio denominabile “Operazione E’ tutto un magna magna” avrebbe finito con l’indebolire la democrazia e questo è successo.
    Se martelli la gente perché si convinca che la politica fa schifo non come persone ma proprio in quanto politica e lo fai per mesi e mesi per ore al giorno e da ogni direzione, la gente alla fine se ne convincerà e smetterà di crederci.
    Quello volevano, quello hanno ottenuto, coerentemente brindavano.

  30. reta

    ma il bellissimo articolo di barbara spinelli sulla rottamazione non se l’è letto vero? dispiace. spinelli argomenta molto bene, anche storicamente, quello che io penso da tempo. cioè che rottamazione è un termine offensivo contro le persone ed ed è un’immagine fortissima con un forte significato simbolico. per esempio io so perchè d’alema non mi piace, una mia amica renziana invece dice solo che è troppo tempo che sta in politica senza ricordarsi niente di quello che ha fatto o non ha fatto…

  31. Francesco

    @layos: su Giannino personalmente non so dire, ma da quel che emerge leggendo varie opinioni dei “suoi” più o meno siete d’accordo, a parte il fatto degli speculatori dai quali difendere le popolazioni, che a loro avviso sono una balla che ti hanno raccontato per evitare che ti facessi troppe domande (e la mia poca esperienza di borsa e simili sembrerebbe confermare la loro teoria): quelli da cui defendere le popolazioni sono i detentori di rendite di posizione (per lo più qualche genere di monopolio, di fatto o di diritto).
    Sulla disparità l’unica cosa che ricordo bene di aver letto o sentito è: “la disparità non causa recessione, se eccessiva è un male in se e va affrontata di per se, non c’è bisogno di trovare scuse”.
    Parlando invece a mio nome, su Lampedusa (esempio tra mille, anzi io ho più in mente i malgari del Sud Tirolo) ho qualche dubbio: devo far convivere la stessa idea tua con l’idea che non sia poi così giusto che lo Stato imponga al resto del paese di regalare parte della benzina ai lampedusani (sarebbe diverso se fosse esito di referendum o fosse una sorta di assicurazione, come gli aiuti per le catastrofi, di cui quindi godono tutti).
    ps: comunque in generale è tutto un consiglio di andare alle fonti e confrontare analisi e dati fino in fondo, spesso si scoprono posizioni inattese, anche perché i media riportano solo le bugie con cui i vari interessati descrivono i propri avversari…

  32. pifo

    Io invece lo so … o perlomeno non faccio finta di non saperlo.
    Questo “qualcosa” non sono Renzi e la sua proposta perché Renzi non ha, nei suoi obiettivi e nella sua genesi, la “sintesi” culturale di quei due mondi che Lei, giustamente, si auspica per il paese bensi una personalistica strategia di potere che cerca di realizzare mutuando cio´che gli occorre (linguaggio, temi, identitá, contiguitá culturali, culto della personalitá) ora dall´una e ora dall´altra parte.
    La strategia del silenzio o di bassissimo profilo che Renzi adotta su quei temi critici che rischiano di mandare in corto circuito il sistema di illuminazione e di consenso bilaterale del quale si avvale e´ una prova del compromesso per il potere che ha scelto di perseguire e non una dimostrazione della capacitá di sintesi che, con la sua proposta, sta cercando di realizzare.
    Saluti.

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