Bradipd

Ora si riparla di Sergio Chiamparino come potenziale segretario del PD. È stato un apprezzato sindaco di Torino, l’ha guidata in una trasformazione apprezzata da tutti ma su cui molti ricordano che i debiti sono ancora da pagare, si è tenuto alla larga dalle peggior beghe nazionali pur essendo un solido pezzo del partito e dei suoi antenati. Non è quindi esattamente un “candidato di rinnovamento” ma con i rinnovamenti a cui siamo abituati può sembrarlo un po’, e Renzi che lo sa è stato il primo a farlo ricircolare nei giorni dell’elezione del Presidente della Repubblica.

Il problema con questo partito  è che tutto avviene sempre con straordinario ritardo, e quando avviene le cose sono già cambiate di nuovo, intorno. Chiamparino fu un’ipotesi interessante quattro anni fa quando le forze di chi voleva cambiare le cose erano deboli, e lui poteva essere un compromesso e un’evoluzione proficua.

Poi c’è ‘sto benedetto Chiamparino. Che è molto stimato per il suo lavoro da sindaco (e io condivido questa stima). E sa il fatto suo e conosce un partito. Vicinanza politica con i piombini: bassina. Però un’impressione di maggior facilità di comunicazione e comprensione dei due candidati maggiori, e di possibilità di proficua collaborazione. Si candidasse e chiedesse aiuto e complicità, la sua richiesta sarebbe più credibile di quella dei suoi rivali (uno manco l’ha presentata, peraltro). E sicuramente, anche guardandola da fuori, la sua sarebbe una candidatura di maggior spariglio dei giochi che non le altre due.

Ma allora Chiamparino rinunciò. Sono passati quattro anni che sembrano otto, abbiamo tutti quattro anni in più, il maggior fallimento di un “vecchio ” PD è ormai palese e la crescita di un’opportunità di rinnovarlo altrettanto palese. Ripescare Chiamparino sarebbe un passo indietro, e con ogni stima e rispetto per l’uomo e le sue qualità, se Renzi dovesse essere coerente con la sua metafora della rottamazione, dovrebbe dire che sta rottamando una Duna per sostituirla con una Uno.
Ed è sempre così, dicevamo. Prendete Cuperlo, che a questo giro è tornato in ballo anche lui, ed è persona intelligente e di grande equilibrio, anche lui di mediazione tra vecchie leadership e sensibilità più giovani. Tanto intelligente e di equilibrio che poteva essere una buona idea nel 2009, e se ne parlò parecchio, ma lui si è sempre tirato indietro. Adesso ha quasi 52 anni pure lui, molte cose sono cambiate ed è più vecchio di Enrico Letta. E andando indietro, Walter Veltroni avrebbe potuto essere un candidato di costruzione di una cosa nuova nel 2005, ma rinunciò e aspettò che passassero tre anni e il fallimento del governo Prodi.

Curiosa anche questa frequenza di leader che “non se la sentono” mai quando c’è da fare cose sovversive e di cambiamento, e arrivano alla stessa decisione solo quando ce li trascina la corrente e la loro disponibilità non rischia di far alzare nemmeno un sopracciglio. Leader per non disturbare.

L’ipotesi Chiamparino – come l’ipotesi Cuperlo – sono insomma in perfetta continuità con il passato delle scelte del PD: adottare le soluzioni che erano soluzioni ai problemi di quattro anni prima, e dimezzare i ritardi. Ma da un secondo dopo, già i ritardi stanno aumentando di nuovo, e nel 2015 saremo di nuovo qui a fare gli stessi discorsi e a proporre che a sostituire Cuperlo o Chiamparino o chi so io, dopo la grande sconfitta del 2015, sia Zingaretti.

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24 commenti su “Bradipd

  1. claudioc

    E’ il modello Vaticano, vince il Papa che non lo è stato la volta prima…

  2. giaimeddu

    Ecco, direttore, a sto giro un candidato al passo con i tempi ci sarebbe anche, ma lei, qui, non lo cita neanche. Spero solo che il suo nome non si aggiunga a quelli rivalutati a tempo oramai scaduto. Sarebbe un peccato non provare nemmeno ad assecondare l’idea di PD che ha Civati o, almeno, a dargli una chance sincera.

  3. odus

    Esistono le leggi ereditarie. Un frate le individuò alla fine dell’800 incrociando piselli dal fiore bianco con piselli dal fiore rosa. Poi giunse la scoperta negli anni ’50-60 del 1900 del DNA. Ed ognuno ha il proprio DNA che talvolta non corrisponde a quello del padre secondo il certificato di famiglia. Mater certa…
    Il PD ha il suo DNA, o meglio, i suoi DNA che non si possono cambiare.
    Infatti, per le leggi dell’ereditarietà un pero produce solo pere e mai una mela.
    Quindi non si tratta di rinnovare. Una pianta potat, anche se rinnovata, a produrrà sempre i suoi soliti frutti.
    Per avere frutti diversi devi piantare una pianta altra.
    Puoi innestare una vecchia pianta con una varietà diversa, ma resta sempre una pianta vecchia.
    Quindi, il rinnovamento del PD, o di qualsiasi partito, è una miserevole illusione collettiva. Dei pidini per quanto riguarda il PD. E di tantissimi giornalisti pidini grandemente illusi e che resteranno tali anche quando Cuperlo, invece degli attuali 52 anni ne avrà 98.
    Un mobile del settecento resta sempre un mobile di tre secoli. Se poi si deve restaurare, perde molto del suo valore.
    Quindi, non ci si deve illudere con il rinnovamento di un partito, specialmente del PD che è più partiti messi insieme con tanti DNA.
    Ogni centinaio di anni, per essere utili al proprio paese ed alla sua popolazione, bisognerebbe fondare partiti nuovi di zecca, ex novo.
    Se si è capaci.
    E’ più facile prendere in esame le idee e le iniziative degli altri e criticarle dopo qualche anno quando si risultano fallite piuttost che avere idee proprie con la forza e la capacità di metterle in atto rendendole vincenti.
    Non tutti sono Berlusconi o Grillo.

  4. giaimeddu

    Caro Odus, però è anche vero che le ricombinazioni del DNA permettono l’evoluzione delle specie. I tempi sono forse lunghi, ma un tempo il melo produceva altri frutti. Poi una serie di modifiche casuali e vantaggiose del DNA hanno portato all’albero che vediamo oggi. Insomma, cambiare è possibile, solo molto difficile…

  5. Robdale

    Ragazzi, a parte il nome, che è importante, ci vuole pure un minimo di progettualità. Che sti nuovi ragazzotti del Pd si dessero un po’ da fare se vogliono veramente cambiare le cose. Che creassero un minimo di consenso con delle proposte. Che facessere un po’ a spallate, come sta facendo Renzi. Una condizione indispensabile per cambiare le cose è fare qualcosa affinché le cose cambino.

  6. odus

    Caro giaimeddu, nessuno ti impedisce di aspettare.
    Specie se vuoi aspettare i milioni di anni che ci ha messo il melo a diventare il melo attuale – o i meli attuali – con le sue combinazioni di DNA casuali o programmate in laboratorio per ottenere le odierne mele di plastica.
    Per me si tratta di gerontoPD. Che ovviamente, fisiologicamente, diventa bradiPD. In attesa di passare a miglior vita. Come è successo a tanti altri partiti “storici”.
    Buona fortuna.
    E quanto alla frase: cambiare è possibile, solo molto difficile…, io dico che di cambiamento e/o rinnovamento – specie quando si gestiscono milioni di persone in regioni, asl, municipalizzate, cooperative, fondazioni bancarie, assicurazioni, comuni, enti sindacali e patronati, Inps eccetera eccetera -, è molto facile parlarne o scriverne, molto meno facile prendere iniziative vincenti in prima persona….

  7. giaimeddu

    Odus, siamo 60 milioni, se la pensassimo tutti allo stesso modo, che noia… Detto questo, all’orizzonte non vedo progetti politici più interessanti. Non che non ci siano enormi contraddizioni e difficoltà, per carità, ma fondare un nuovo partito, esattamente, a che cosa servirebbe? A frazionare ancor di più l’offerta e a rendere impossibile o la coerenza o le ambizioni di Governo (legittime se si fonda un partito)? E davvero, lo scrivo perché non vedo molte possibilità nel panorama politico attuale. Che spazi dovrebbe occupare questo partito? Più al centro, Scelta Civica è stata massacrata; più a sinistra, non trovo abbia senso, c’è già SEL che parla a quell’elettorato. Ancora più a sinistra, abbiamo visto alle ultime elezioni che non funziona. Berlusconi nel ’94 ha occupato un’area collassata. Nel 2013, Grillo ha fatto lo stesso. Non mi pare ci siano altri spazi che non siano quelli di rinnovare l’offerta e adattarla al mondo esterno che, beato lui, se ne frega di quel che fa (quel che resta) la sinistra italiana.

    Perché se la mettiamo sulla facilità di scrivere, è facilissimo anche fondare i partiti per iscritto. Difficile raccogliere consenso sufficiente, no?

  8. fausto57

    Uno che si presenta dicendo che sarebbe “disponibile a candidarsi se ce ne fossero le condizioni” per me si è già squalificato da solo.

  9. Giordano

    @giaimeddu
    a mio parere il limite del tuo ragionamento è pensare che non ci sia spazio per un ipotetico “nuovo pd”. Grillo, con tutti i suoi difetti, ha mostrato che ci sono nel paese idee, trasversali agli schieramenti e “orfane” di rappresentanza politica, tanto è vero che i parlamentari del M5S non sapevano dove sedersi.

    Tra Scelta Civica e SEL ci sarebbe un mare da occupare e una delle cose che mi sorprendono di più è che nessuno si occupi di navigarlo.
    Ne vuoi qualcuno a caso?
    Diritti civili (dai matrimoni omosessuali all’aborto), lotta (vera non blitz sporadici a Cortina) all’evasione fiscale tramite diffusione di pagamenti elettronici, laicità dello stato e distaccamento progressivo dalle sottane vaticane tramite revisione dell’8permille e dei meccanismi di finanziamento alla scuola privata.

    Questi sono solo 3 temi banali su cui la maggior parte delle persone è anni avanti al nostro parlamento.
    è il famoso nuovo che ci avvicinerebbe agli altri paesi europei e farebbe si che la smettessimo di guardare agli altri come isole felici. Anche noi siamo europei, anche noi possiamo.

    Io ho 31 anni e non ho rappresentanza politica da anni. Vedo gente discutere di cose che per me sono masticate, digerite e assodate da tempo e mi vengono a noia. Mentre le nostre coppie vanno a fare la fecondazione assistita in Spagna noi siamo qui ancora a discutere con gli obiettori di coscienza che non ti danno la pillola del giorno dopo nelle strutture pubbliche!
    Mi ritrovo a sentire gente che parla come se camminasse a piedi nudi sui vetri pur di non urtare le sensibilità di Vendola i giorni pari e Monti e Ruini i giorni dispari.

    Sarei anche disposto a votare qualcuno di cui non condivido tutte le idee al 100%, se mi dimostra di averne e di volerle portare avanti senza equilibrismi.
    Invece dopo aver votato PD mi ritrovo con Berlusconi al governo e un altro terzo di parlamento pieno di dilettanti allo sbaraglio che pensavano di andare in gita (pur con tutte le meritate lodi per la loro rinuncia al finanziamento pubblico che è una fatto meritorio, che è l’unica cosa buona che hanno fatto da dopo le elezioni).

    Ora, e mi scuso per la lunghezza, sono un pò stufo di sentir dire che “non c’è lo spazio politico” e “i tempi in Italia non sono maturi”. I tempi non erano maturi neanche per il divieto di fumo nei locali pubblici. SI è fatta una legge, si sono spinte le persone a rispettarla e adesso vedi un pò cosa ti succede se accendi una sigaretta in un ristorante.

    Io non so se questo spazio è a sinistra o destra ma c’è. C’è lo spazio per una parte politica progressista e la riprova è sotto gli occhi di tutti ad ogni elezione in cui si presenta un candidato “progressista” (penso a Pisapia o alla Serracchiani, per dirne due).
    Attualmente ci sono 3 forze politiche in campo e tutte presentano dei macrodifetti talmente evidenti che non mi capacito di come non si riesca a trovare spazio una corrente di pensiero che serpeggia per tutto il paese in cerca di rappresentanza.
    Scusate lo sfogo.

  10. odus

    Caro giaimeddu, è difficile capirsi. Non per nulla si parla di incomunicabilità. Nel mio primo intervento volevo stigmatizzare chi scrive da giornalista appartenente ad un partito criticando le iniziative fallite di politici che nel tempo (in decenni) non sono stati mai “tempisti”. Nell’articolo si citano Chiamparino, Cuperlo, Veltroni i quali più o meno al momento in cui avrebbero potuto rappresentare il rinnovamento del PD, o si sono sottratti o gli sono state create difficoltà per cui hanno fallito.
    Le mie considerazioni sono state due. Una è che dato un certo DNA o certi DNA del PD il suo rinnovamento è impossibile. Così stando le cose la soluzione ideale secondo me dovrebbe essere fare piazza pulita del vecchio e fondare un soggetto nuovo che rappresenti meglio le necessità della realtà sociale contemporanea. Senza studiare a tavolino i collocamenti più al centro. a sinistra o più a sinistra. Ma dentro la realtà contemporanea. Uso la parola “contemporanea” e non “moderna” perché la modernità è come il concetto di “presente” in filosofia. Appena l’hai detto, è già trascorso divenedo “passato”. Naturalmente per fare questo è necessario un genio politico e non dei funzionari di partito allevati in batteria nelle sezioni.
    Tantomeno degli scribacchini.
    E questo è il secondo punto da me affrontato (evidentemente male) Quello dell’esercito di giornalisti aderenti al PD che sanno criticare i fallimenti dei vari personaggi politici del PD nel tempo, quattro o cinque anni dopo i fallimenti stessi.
    Se ognuno di questi giornalisti possedesse genio politico e non solo vis polemica a scoppio ritardato o non si considerasse un Machjavelli che detta le regole del governare al “Principe”, prenderebbe su di sé il carico di risolvere i problemi del partito per cui scrive. Sempre tardi ed inutilmente.
    Magari creando una realtà nuova ex novo. Ma so che non gli passa neanche per l’anticamera del cervello perché è una cosa molto superiore alle loro capacità. E quibdi esprimevo un’ipotesi del terzo tipo, cioè dell’impossibilità.
    Mi sarò spiegato adesso? Spero di sì. Diversamente pazienza. Il mondo va avanti lo stesso.
    Dopodiche è chiaro che su 60 milioni, ogni soggetto ha la sua testa ed ogni testa è un tribunale.
    Anche se al PD servirebbe solo superare la soglia dei 9 milioni di elettori, cosa che nella sua storia e nella storia del suo antenato principale (il PCI, nato un secolo fa) non è mai riuscita.
    Era riuscita alla DC. Ma alla DC “interclassista” che si è riversata su Berlusconi. Non alla “sinistra” DC confluita nel PD. Non si vede pertanto, a questa struttura stantìa, per quale santo dovrebbe riuscirle adesso solo perché lo desidera. Forse perché è convinta che le è dovuto per legge divina.

  11. carlo

    ok, lo dico: io me la sento.

    perché non la date a me, questa benedetta segreteria?

    secondo me ce la potrei fare, e ho la presunzione di dire che farei meglio di chi c’è stato nell’ultimo periodo.
    ho passione, sono giovane ma non troppo (38), conosco le leggi, faccio l’avvocato da 13 anni e, credetemi, mi so difendere a parole e nei fatti quando ce n’è bisogno.
    la vita adulta mi ha fatto perdere l’idealismo utopistico a favore di un sano e misurato realismo.
    fatemi provare, che vi costa?

  12. fausto57

    ODUS la soglia dei 9 milioni di elettori in passato è stata superata più di una volta

  13. giaimeddu

    @giordano: probabilmente mi sono spiegato molto male, ma sostanzialmente il succo del mio intervento voleva essere quello: lo spazio politico è occupato dal PD, per cambiare il Paese bisogna cambiare il PD, c’è poco da fare. Io credo che i Civati e i Serracchiani (le mie 2 speranze per la sinistra italiana) possano fare molto per portarci nella contemporaneità (per usare un termine alla odus) di cui tu parli e che anche io sento lontana in Italia.

    @odus: sul tuo primo appunto, credo che partiamo da approcci diversi. Io concordo con la necessità di rinnovare radicalmente modi e mezzi per la politica e, se leggi il secondo commento a questo articolo, esprimo proprio lo stesso concetto, anche se faccio un nome ed un cognome: per me Civati è l’uomo giusto al momento giusto proprio perché forse non è un genio politico, ma di quelli che vedo in giro è quello che meno rappresenta il pollo in batteria (a mio parere). Forse non basterà, probabilmente metteranno anche a lui i bastoni tra le ruote, forse non è sufficientemente conosciuto, però insomma, qualcosa bisogna pur tentare. I geni politici non li si trova sotto i cavoli e bisogna continuare a tentare. Almeno, io credo che continuerò a tentare ancora per qualche tempo. Poi, magari, anche io mi disilluderò definitivamente. Chissà…

    Spero anche io di essermi spiegato meglio e mi spiace l’astio finale. Il mio era solo uno spunto di riflessione che speravo pacata; aggiungo solo che 9 milioni di voti, il PD, li ha presi sempre a parte le ultime elezioni in cui si è fermato a 8,9 milioni. Il PCI, non so.

  14. Robdale

    Dai, sostengo giaimeddu! Nel Pd non tutto è sbagliato. Ci sono tante brave persone, ci sono (state) tante buone iniziative. Se qualche scontento vuole uscire e farsi un nuovo partito per me non ha senso. Il partito c’è. Bisogna prenderselo. La macchina non è da rottamare. Bisogna cambiare i conducenti e qualche meccanico. Per questo nel mio intervento di primo incoraggiavo le nuove leve, o cmq quelli che hanno qualche idea, di farsi avanti, piuttosto che chiamarsi fuori e ricominciare d’accapo. È normale che un partito con tante anime soffra di fronte ad un cambiamento sociale così grosso. E il Pd poi è ancora un po’… diciamo ingessato. Ma non facciamoci prendere dalla smania. Per la cronaca, non sono un iscritto.

  15. Robdale

    Scusate, qualche simpatizzante di Berlusconi mi ha messo un accento inutile.

  16. odus

    fausto57 scrive: 15 maggio 2013 alle 16:25
    ODUS la soglia dei 9 milioni di elettori in passato è stata superata più di una volta

    Gentilmente specificare le singole cifre oltre i 9 milioni ottenuti dal PCI (anche prima della scissione di Bertinotti) , PDS, DS, PD (senza rifondazione comunista o SEL) elezione per elezione. Così, perché io e tanti altri possiamo imparare. Grazie.

  17. Lowresolution

    A me sembra la classica pantomima all’italiana che si ripete ogni volta, rispettando uno schema classico.

    Tutto inizia quando si fa avanti un “rivoluzionario” o un “innovatore” (anche presunto), qualcuno che in qualche modo vuole cambiare le cose e cerca di sfidare l’establishment.

    Fase 1: All’inizio viene isolato. E’ un incosciente che vuole giocare la carta dell’outsider, a volte sembra pericoloso perché è più motivato e perché cerca la rottura con il passato e con il sistema. Per un po’ lo si tiene nell’angolo e lo si lascia bollire.

    Fase 2: Dopo una fase di isolamento, piano piano lo si assimila, lo lascia entrare nel giochi un po’ alla volta per comprometterlo con il sistema, per addomesticarlo e ridurlo a miti consigli.

    Fase 3: Scoppia una crisi, arriva il momento in cui l’establishment ha bisogno di una faccia nuova, darsi una pittata di cambiamento. Ecco allora che richiamano l'”innovatore”, che nel frattempo non è più tanto innovatore come lo era prima, durante la Fase 2 ha perso la carica sovversiva magari si è un po’ compromesso e non ha più voglia di fare la rivoluzione, e lo si carica di enormi responsabilità: “salvaci.” In realtà spesso lo si vuole solo bruciare, per dimostrare che anche i “rivoluzionari” sono solo dei presuntuosi e dei megalomani e per lasciare tutto come prima. E si riparte daccapo.

    In questo giochino il PD è imbattibile. E’ successo tante volte. Ora Renzi è in Fase 2, mentre Civati è in piena Fase 1. Ci vorrà ancora un po’ di tempo per lui.

  18. Fagal

    Come scrisse qualche anno fa Luca Ricolfi “Visto con gli occhi di domani, il limite di Veltroni non è di aver «diviso la sinistra». Il limite di Veltroni, di D’Alema, di Fassino, di Rutelli è di aver aspettato troppo a lungo. Il Pd è nato nel 2007, mezzo secolo dopo Bad Godesberg, ma ancora adesso non ha trovato il coraggio di spiegare agli italiani che cosa vuole esattamente. E a fronte di un ritardo di mezzo secolo, vent’anni di Berlusconi sono una punizione fin troppo lieve”
    http://www.lastampa.it/2008/01/27/cultura/opinioni/editoriali/vent-anni-con-silvio-bi6rCqnremUmlIluKmWIrO/pagina.html

  19. uqbal

    Si direbbe che il PD cerca di rinnovarsi perché glielo chiedono, non perché senta il bisogno di essere diverso e fare cose nuove.

    Come Fantozzi che cerca di usare il computer. Lo fa perché deve, non perché ci crede. I risultati si vedono.

    Io rinfaccio a tanti l’errore di aver votato pd anche l’ultima volta. Tutto questo era evidente anche prima, ma finché gli si garantisce il voto, il pd è autorizzato a pensare che tutto sommato sta andando bene così.

    E dopo lo smarrimento, forte e profondo, post-elezioni, stanno già riprendendosi le vecchie abitudini. Talmente irritanti e stupidi che se uno comincia a pensare ad altre scorciatoie gli puoi dire solo “se non del tutto giusto, quasi niente sbagliato”.

  20. fausto57

    ODUS
    Elezioni 2008: PD tremilioniemezzo di voti in più di quelli presi alle lezioni 2013, fanno un po’ più di 12milioni
    Elezioni 1984 europee: PCI 33,3% il conto dei voti fattelo tu ma vedrai che sono un tot di più di 9milioni, un bel tot.
    Tutte le altre volte cercatele da solo come ho fatto io prima di rispondere al tuo precedente commento.
    By.

  21. Lazarus

    Penso che lowresolution dimostri di conoscere bene le dinamiche interne del Pd, perlomeno meglio di chi crede ingenuamente che gente come Civati o Serracchiani possano cambiare radicalmente (o innovare o qualunque verbo si voglia usare) il partito. Le 3 fasi sono la fotografia perfetta del PD e del suo innegabile talento (oserei dire di ispirazione dalemiana) nel cambiare tutto per non cambiare mai nulla. Questo è, poi se vogliamo raccontarci che gli asini possono volare, per me va bene, ma non si creda di riuscire apostare su youtube un video in cui si vede davvero un asinello con le ali.

  22. Pingback: Fluffer democratici | Sutasinanta

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