L’uomo giusto

Caro Gad Lerner, ho letto il tuo articolo intitolato “Quando Prodi ha ragione”, a proposito delle crisi tra la Margherita e Romano Prodi e della “insostituibilità” di quest’ultimo, articolo che secondo me si fa qualche illusione di troppo, immagino con buone intenzioni.
La rimozione maggiore, che riguarda te come molte altre persone, è quella sul consenso reale nei confronti di Romano Prodi. Mi pare un po’ buffo che in giro la maggior parte delle persone sia convinta che il candidato migliore per il centrosinistra sarebbe Walter Veltroni, ma lo dica apertamente solo Riccardo Barenghi perché tutti sono rassegnati al fatto che Veltroni sia troppo prudente e discreto per rompere il giocattolone sbilenco della candidatura Prodi. Tu sai benissimo – perché sei uno attento al mondo – che negli ambienti politici e giornalistici vicini al centrosinistra Prodi non è “il più popolare candidato premier del centrosinistra” da un pezzo. E sai benissimo – perché sei uno attento al mondo – che non lo è più nemmeno presso gli elettori. L’opinione prevalente (ho detto prevalente, non unanime) è, come ho detto, semplicissima: che questo sia il candidato che ci è toccato in assenza di primarie, ma che la scelta migliore sarebbe il sindaco di Roma. Tutti lo pensano, tutti lo sognano, nessuno lo scrive. Tutti sanno che il consenso popolare nei confronti di Prodi è assai scemato dai tempi del primo Ulivo; per ragioni in parte indipendenti da lui (la novità, la freschezza, il credito di fiducia, la complicità, sono doti che in Italia si perdono in tempo brevissimo, e quel tempo Prodi l’ha superato) e in parte no: perché comunque sia andata, la sua guida del Governo è finita presto e comunque sia andata, le è succeduta una sconfitta elettorale che sarebbe assurdo attribuire al solo governo D’Alema. E perché nel frattempo, ha concluso il suo importante incarico europeo in modo insignificante, a essere benevoli (il giudizio dell’Economist, invece, è un po’ più severo; se non vogliamo fidarci dell’Economist solo quando critica Berlusconi). Infine, perché alcune delle cose che ha detto e che non ha detto in questi mesi (leader senza poteri, lo si giudica dalle parole in assenza di fatti) sono molto lontane da quelle che sentono i suoi elettori: il difetto di Prodi come rappresentante fedele e vincente del centrosinistra è cosa condivisa assai. Si tratti dei giornali e dei partiti, oppure delle persone che dovranno semplicemente votarlo. Quello che le persone pensano di lui è una cosa, anzi due, assai diverse dal tuo ottimista ritratto.
Una è che, malgrado tutto questo, non esista nessun altro candidato – per quanto migliore di lui – digeribile dal cosiddetto “Centro”. Questo pensiero è frutto di una logica pavida e irresponsabile, che sottrae agli elettori la possibilità di un’alternativa, in nome del timore di una sconfitta tutta da dimostrare. Sarei davvero curioso di vedere delle primarie – non mi faccio illusioni, per carità – in cui Fassino (Fassino, non Bertinotti: troppo facile) si esponga convintamene e con il sostegno dei suoi, per verificare ad armi pari quale sia davvero la concretezza della popolarità di Prodi. _Il secondo pensiero che circola – in un limbo tra l’occasionale espressione e la disincantata rassegnazione – è che l’unico candidato capace e vincente per il centrosinistra (o almeno l’unico migliore di questo) sarebbe Veltroni. Tu sai come me, che quasi tutti gli osservatori che hanno cara la vittoria del centrosinistra alle elezioni covano o esprimono apertamente questa disillusa speranza. Con un po’ di fegato, a un certo punto, l’ha scritto Riccardo Barenghi: tutti hanno pensato “quanto è vero, ma…” ed è finita lì. Il punto è quel “ma”.
Allora: sappiamo tutti e due che la leadership di Prodi è in discussione. Arrivasse un marziano a Roma e leggesse i giornali, alla ventesima volta che vedesse qualcuno dichiarare “la leadership di Prodi non è in discussione”, gli verrebbe qualche sospetto. È in discussione: e la discussione ormai è aperta nei bar del paese e nelle segreterie dei partiti, ma non nella politica pubblica. Se la discussione non parte è perché l’alternativa forte e chiara si sottrae sistematicamente ad esserlo. Credo lo faccia per prudenza e lungimiranza, e per rispetto del faticoso meccanismo che è stato creato intorno alla candidatura Prodi. Quel meccanismo però è chiaramente inceppato, e lo dimostra ogni giorno di più: come nel caso di cui scrivevi tu, della “separazione elettorale di Rutelli e Marini”. Ogni scossone alla solidità dell’Unione è infatti evidentemente un incerto tentativo di ridiscutere tutto, a cui manca il coraggio di dire che il re è nudo. Quindi ognuno che passa da’ un colpetto e vede se poi viene giù tutto senza che gli sia rinfacciata la responsabilità della rivoluzione. Rutelli poi immaginerà che il suo credito nei confronti di un premier DS sarebbe di certo maggiore che non con Prodi, e quindi spera che succeda qualcosa senza dover passare per quello che ha rotto il giocattolo rotto.
Insomma – bando alle ipocrisie – la candidatura Prodi che rischiamo di portarci fino alle elezioni è una candidatura di ripiego, in mancanza d’altro, poco entusiasmante, quando addirittura politicamente non condivisibile: cos’hanno moltissimi di sinistra in comune con Prodi e quel che va dicendo?
Morale. Come ti ho detto, non mi faccio illusioni. Veltroni ha diritto a badare a se stesso e a lasciarci in questa situazione, e il calcolo personale in politica non è moralmente abbastanza condannabile da prendersela con chi non ha il fegato – tra i leader del centrosinistra – di rimettere tutto in discussione. Ma non ce la raccontiamo sul consenso nelle tasche di Prodi – tra i partiti e tra la gente -: quelli che lo voteranno, sarà per scongiurare il peggio. Speriamo ne restino abbastanza, da qui ad allora.

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