Morire per Melissa?

E così la prova generale di catastrofe millenarista si chiama Melissa. Da quando tutti si sono convinti che il futuro è nella rete prima che qualcuno gli spiegasse perché, le bufale fanno a gara a superarsi. Melissa è una bufala? I giornali italiani di ieri dicono di lei che distrugga dati, mandi i computer in tilt, cancelli interi hard disk. I giornali americani, ci vanno un po’ più cauti. Quindi, cosa se ne sa?

Nel 1992 si diffuse la notizia che un virus di nome Michelangelo (l’onomastica dei virus fa pensare a quella dei cicloni: c’è un istituto apposta?) avrebbe fatto fuori i computer di tutto il mondo. Panico, titoloni, leggende di ogni tipo, ma il mondo, chissà come, la scampò. Da allora più di qualunque virus i computer di tutto il mondo sono bersagliati da disperanti e ripetuti messaggi d’allarme. “Attenzione, se ricevete un messaggio che si intitola Buon anno, per carità non apritelo, buttatelo via, bruciatene le spoglie, piantategli un paletto nel cuore e tirate lo scarico”; e via di questo passo, con nomi e minacce variabili.

Poi è arrivato il “Bug”, quello con la B maiuscola, quello che precipita gli aerei, estingue le riserve monetarie, stacca la spina al mondo moderno e ricompensa le civiltà preinformatiche della nostra sfacciata superiorità. Verranno a danzare ritmi tribali sulle carcasse dei nostri frigoriferi. Del “baco del millennio” se ne dicono di tutte, quasi nessuno sa come stiano le cose, ma più si esagera più si fa la figura di saperla lunga. Certe sono grosse come dirigibili, ma, per restare in argomento, forse non è il caso di prendere un volo la sera del trentuno. Il guaio c’è senza dubbio, e forse è un signor guaio: il difficile è districarlo dall’apocalisse annunciata.

Ma Melissa è un virus, ed esiste: di tremila interpellati dal sito web della CNN, 480 dicono di averlo ricevuto. Melissa arriva con la posta elettronica, in un messaggio firmato da qualcuno che conoscete. Ha con sé un attachment, uno di quei file che si possono ricevere acclusi al messaggio e-mail. Se aprite l’attachment, il virus comincia ad agire. E cosa fa? Spedisce altri cinquanta messaggi a indirizzi vari che prende dal vostro archivio. E allora? Allora tutta questa attività improvvisa e voluminosa può intasare i server a cui siete collegati e creare un problema di gestione del traffico della posta: molti in America hanno dovuto sospendere le operazioni. Si dice che Papa, l’erede di Melissa di cui si parla da ieri, possa spedire in giro i vostri documenti, ma nessuno l’ha verificato: sarebbe un bel problema per società e server, vere vittime del virus.

Tutto qui? E a me non capita nient’altro? I miei file sopravvivono indenni? A quanto pare, sì. Anzi, non esattamente: intanto Melissa si trasmette solo attraverso Word 97 e Word 2000, e il software di gestione della posta elettronica Outlook, tutti prodotti Microsoft, che infatti ne sta pagando i capricci più di chiunque altro. Se non avete Outlook, scordatevi Melissa. E poi è stato in effetti osservato un effetto diretto sui singoli computer che lo ricevono: produce un documento di Word. Ci trovate una frase tratta dai Simpson, il cartone animato. Roba da spappolarvi il lavoro di anni.

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