L’uomo più divertente del mondo

Che le moltitudini abbiano ragione o torto è un dubbio millenario (pensate alla volta di Gesù e Barabba). Se milioni di persone manifestano contro la guerra, bisogna acconsentire o essere capaci di decidere indipendentemente? Se milioni di persone guardano Alda D’Eusanio bisogna dar loro quello che vogliono o salvarle dalla perdizione? A giudicare da come andò con Hitler, il grande consenso popolare dovrebbe mettere in guardia, ma come la mettiamo con David Sedaris che in America ha venduto un milione di copie della sua ultima raccolta di racconti?
Sedaris ha quarantasei anni e vive a Parigi con il suo fidanzato da qualche anno. Sul sito della sua casa editrice la pagina che lo riguarda inizia con una citazione di una rivista americana: “David Sedaris potrebbe essere l’uomo più divertente del mondo”. Si sa che di queste citazioni tagliuzzate, dei risvolti di copertina, degli uffici stampa, non bisogna fidarsi. Magari il giornale diceva “David Sedaris potrebbe essere l’uomo più divertente del mondo, peccato che non lo sia nemmeno da lontano”. Con i film lo fanno spessissimo. Ma questo non è il caso. Abbiamo controllato la fonte. E altre fonti. Tutti scrivono che si sono ammazzati dal ridere, a leggerlo. Qualche volta di più, qualche volta di meno, ma si sono divertiti un sacco. “Me talk pretty one day”, il suo più recente bestseller, si apre con il racconto delle fatiche del piccolo protagonista, a cui l’establishment scolastico e familiare vuole togliere il “difetto” della lisca – pronuncia “univerthità” invece di “università” e così via – che diventa esplicita metafora della sua precoce attitudine omosessuale e delle reazioni che suscita. Poi c’è la storia di suo padre ingegnere all’IBM e fanatico del jazz che tenta in tutti i modi di instillare una qualche passione musicale nei figli, con esiti comici e imbarazzanti. I racconti di Sedaris – ne ha pubblicate tre raccolte dopo averli pubblicati su Esquire e New Yorker – sono in gran parte autobiografici, anche se si intuisce una cospicua concessione alla fantasia nella ricostruzione dei ricordi, e descrivono un’infanzia e una giovinezza affollata da fantozziane figuracce, imbarazzanti relazioni con gli altri e ripetute dimostrazioni di inettitudini varie da parte del protagonista. Adesso Mondadori ne pubblica il primo volume italiano, di estratti dalle sue precedenti raccolte, intitolato “Ciclopi”. Contiene uno dei “cult” per i fans di Sedaris, “I diari del paese di Babbo Natale”, di recente messo in scena in un teatro newyorchese: racconta dell’autore che viene assunto come elfo di babbo natale nel grande magazzino Macy’s durante le feste, e della sua eversiva indisciplina al codice comportamentale dell’elfo.
Poco più di dieci anni fa Sedaris lavava i piatti e faceva le pulizie per mantenersi da vivere. La sua biografia ufficiale si mescola indistintamente con quella che esce dalle sue storie. Lavori bislacchi, manie compulsive, parenti squinternati – tra cui la sorella Amy, oggi attrice di successo, con cui scrisse alcune delle sue prime cose – dipendenza da sigarette, e le prime letture pubbliche di queste sue vicende. Fino a quando fu scoperto dalla National Public Radio e cominciò a raccontare ai radioascoltatori le storie dell’elfo di Macy’s che fecero un botto sensazionale. Un milione di ascoltatori che ridevano a casa propria, nelle loro automobili, alcuni in ufficio. Gli editori pensano che le moltitudini abbiano sempre ragione e Sedaris potè pubblicare i suoi primi due libri: novecentomila copie vendute. Adesso dice che gli è passato qualcuno dei mille tic che lo colpivano da bambino, di cui racconta in “Una collezione di tic”: “Ti piacerebbe sì o no se io venissi a casa tua a leccarti tutti gli interruttori”, gli chiede l’insegnante, esasperata. Forte delle pesanti autoderisioni di cui si fa vittima, Sedaris non si risparmia con i suoi prossimi, ignorando qualsiasi regola di buona educazione o correttezza politica. La raccolta italiana si apre con l’isterico testamento di una giovane suicida che farà leggere alla messa funebre i particolari più volgari sulle attitudini sessuali del suo fidanzato e della sua amante. L’insegnante di musica nano ed erotomane è protagonista di un’altra storia. Altrove Sedaris prende in giro lo spettro dell’omofobia montando una campagna contro un suo persecutore intollerante che però lui stesso aveva fatto di tutto per portarsi a letto e ne era stato rifiutato. Quanto a babbo natale: “È arrivato un bambino con la faccia piena di macchie, è salito in braccio a babbo natale e ha espresso il desiderio di guarire dalla varicella. Babbo natale è schizzato in piedi”.
Milioni di fans possono aver torto? “Me talk pretty one day” è ancora tra i primi dieci paperback più venduti in America, da 35 settimane. Molti dei suoi racconti sono diventati attualissimi, perché prendono in giro le comiche relazioni tra gli americani e i francesi, di cui Sedaris è esilarante testimone da quando è andato a vivere a Parigi (“un gran posto, ti permettono di fumare dappertutto: l’altro giorno due americani in un ristorante hanno chiesto la sala non fumatori e hanno portato loro un portacenere”). Vedremo come andrà il libro in Italia, dove le moltitudini hanno già un sacco da fare, si tratti di difendere la democrazia o guardare la tivù.

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