“Ma un nome non ce l’ha?”, hanno detto i soliti disfattisti, la corrente buona solo a criticare e fare opposizione. Quelli pronti per l’alternativa di governo hanno ignorato la contestazione e hanno segnalato che comunque si chiami di nome, il signor Ward ha collaborato con alcuni esponenti di rilievo del riformismo rockettaro: Howe Gelb dei Giant Sand e i Grandaddy. Si è rischiata una nuova scissione quando alcuni di quelli favorevoli addirittura al dialogo con il nemico globalizzatore – che avevano appena suscitato grossi mugugni apprezzando il nuovo cd dei Simply Red – hanno sottoposto all’ascolto la straordinaria versione folk di “Let’s dance” di David Bowie. Per fortuna si era fatta l’ora di chiusura
M. Ward – Transfiguration of Vincent
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