Fermissima restando la scelleratezza di chi desidera che queste persone vadano in galera, segnalo un’intervista di Libération a Roberta Cappelli e a suo marito: Roberta Cappelli è stata nelle Brigate Rosse da molto giovane e ha avuto una condanna all’ergastolo. Da molti anni vive a Parigi, con un lavoro, dei bambini e una vita normale. A differenza di Cesare Battisti non è elusiva, né sgradevolmente disumana rispetto al suo passato e non pretende di dare lezioni a nessuno, ma ancora Libération non ritiene di chiederle delle ragioni della sua condanna, né lei di accennarne. Fermissimo restando ciò che ho detto, il racconto di una storia che voglia prescindere da ciò che ha originato la storia, non è un buon racconto e non rende un buon servizio alla limpidezza delle ragioni di chi chiede di non essere perseguitato da vendette inutili
Libération
(“Roberta Cappelli, è stata giudicata responsabile di delitti come l’omicidio del generale Galvaligi, il rapimento del giudice D’Urso e l’uccisione dell’agente di polizia Granato”; di lei si parla più diffusamente qui)
Corriere della Sera via Socialisti.net, Almanaccodeimisteriditalia