Tra gli argomenti con cui il direttore del Foglio sostiene che le unioni civili con pari diritti siano la migliore soluzione per luguaglianza delle coppie omosessuali, e contesta lestensione del matrimonio tal quale anche a gay e lesbiche, ce nè uno che mi dà più da pensare (tutta la parte apocalittica che vede in questo cambiamento una sovversione catastrofica delle nostre culture mi convince assai meno: le cose cambiano). È il ragionamento per cui lomologazione alle consuetudini eterosessuali sia anche svilente per gli stessi omosessuali: ieri il Foglio ha dedicato un articolo a quelli tra questi che non ci pensano nemmeno a sposarsi, né trovano minimamente attraente la prospettiva di avere accesso al matrimonio cosidettto, sia in linea di fatto che di principio.
Se ci pensate, la questione è molto simile a quella che fu discussa anni fa dal movimento femminista, e in cui prevalse il desiderio da parte delle donne di avere pari diritti e mantenere però lessere donne (perdonatemi lespressione penosa), piuttosto che omologarsi agli uomini. La rivendicazione della diversità. Che è del tutto convincente, come lo sono quei gay che che non vogliono sposarsi come le coppie eterosessuali ma vogliono che si possa sposarsi come i gay. Che gli omosessuali abbiano un proprio matrimonio (le unioni civili, su cui grava più di tutto il nome scadente), come hanno una propria sessualità, e non mutuarlo dalleterosessualità.
Quello che mi chiedo è se non sia però giusto che anche chi voglia sposarsi come le coppie eterosessuali, chi sia omosessuale e voglia un matrimonio senza temere lomologazione, chi contesti in toto la diversità (la diversità dei diversi è purtroppo un concetto storicamente e culturalmente assai più delicato e complesso che non quella tra uomini e donne) non sia degno di averne diritto. Liberi tutti
(per un notevole e assai più elevato approfondimento di questo e altri temi, si consiglia lo scambio tra Sofri, quello anziano, e il summenzionato direttore del Foglio, oggi a pagina due, in PDF)
Civili
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