La musica della radio

Avevo scritto questa cosa, poi ho saputo che Albertino ha contestato l’intervista su Musica. Quindi le citazioni delle sue parole valgano solo come pretesto. Il punto è un altro.

Cari di Musica,

vi scrivo per niente convinto dalle spiegazioni di Albertino e Luca Viscardi sulla questione della programmazione musicale delle radio. Quello che dice Albertino si contraddice: lui sostiene che i pezzi scelti per il palinsesto di Deejay siano “oggettivamente” i migliori, ma poi spiega che certe cose non le programmano perché difformi dai gusti presunti del grande pubblico. La sintesi è quindi che ciò che viene scelto sta all’interno di una stretta preselezione che prescinde dalle qualità della musica ma ha a che fare con un giudizio molto mainstream e convenzionale su “ciò che piace alla ggente”. L’obiezione successiva è ovviamente che ciò che piace alla gente dipende per forza di cose da ciò che la gente ha occasione di ascoltare e ancora di più da ciò che la gente viene abituata ad ascoltare: se io trasmetto mille volte gli Eiffel 65 e zero volte i Blue Nile, poi non posso sostenere che ho verificato che alla gente piacciono di più gli Eiffel 65.

Questo crea conseguenze ridicole quando si scopre per accidente che alla gente piacciono anche Moby, Norah Jones o Manu Chao, e allora tutti lì a straprogrammare qualsiasi cosa gli somigli lontanamente.

Il gusto musicale, come molte altre sensazioni piacevoli, è molto una questione di assonanze: ci piace ciò che ci ricorda qualcosa. Io ancora ho dei brividi di piacere a sentire le mediocrissime nuove canzoni di Phil Collins solo perché quella voce lì mi ha dato alcune delle emozioni migliori della mia adolescenza.

Dimostrazioni a contrario di ciò che dico sono purtroppo difficilissime: perché nessuno programma niente di buono e “diverso”. La bella musica

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