Nella classifica delle cento persone più importanti nel mondo dell’arte contemporanea appena pubblicata dalla rivista inglese ArtReview al quarto posto c’era Maurizio Cattelan (al primo, il mercante Larry Gagosian), l’italiano sulla breccia da qualche anno e l’artista più in voga nel mondo. Una sua opera è stata appena venduta per due milioni di euro, un primato per la carriera di Cattelan e una cifra straordinaria per l’arte contemporanea.
Nella stessa classifica, dopo altri novantotto artisti, galleristi, mercanti, direttori di museo, critici, al centesimo posto c’era un pittore scozzese: il pittore scozzese al centesimo posto lo scorso aprile ha visto un suo quadro venduto all’asta per 744mila sterline, ovvero circa un milione di euro. Soltanto.
Il quadro si chiama “Il maggiordomo cantante”: è largo 70 centimetri e c’è una coppia in abiti da sera che balla leggiadramente su una battigia sotto un cielo fosco e nuvoloso, protetta da una cameriera e un maggiordomo che reggono due ombrelli sulle loro teste. Il maggiordomo è un po’ ingobbito, misteriosamente, e ha il volto nascosto, come quelli degli altri personaggi. Il titolo del quadro ci dice che sta cantando e i due amanti ballano al suo canto. Il pittore scozzese – che ha di recente rivelato che il maggiordomo canta “Fly me to the moon” – si chiama Jack Vettriano: oggi è il pittore vivente più venduto e riprodotto nel mondo. Si calcola che siano stati venduti tre milioni di poster e stampe dei suoi quadri. Il suo successo è planetario e la sua popolarità ha superato rapidamente la sua notorietà: le sue opere stavano nelle case di mezzo mondo ma pochissimi conoscevano il suo nome. Da cinque o sei anni con i suoi quadri sono state stampate centinaia di migliaia di cartoline, poster, oggetti, persino ombrelli. Quest’anno è arrivato anche in Italia: lo hanno usato per le copertine dei loro libri Adelphi, Sellerio e Rizzoli, e si vendono anche qui libri, calendari e poster.
Proprio per questo successo formidabile, in Gran Bretagna Vettriano è al centro di una polemica vecchia come il mondo: quella sul rapporto tra l’arte “alta” e la grande popolarità, tra il successo di critica e il successo di pubblico. È possibile, si chiìedono i fans e gli estimatori di Vettriano, che l’artista britannico più popolare nel mondo non abbia mai avuto le sue opere in un museo nazionale? Che le gallerie importanti non espongano mai le sue opere? Che i direttori dei musei maggiori si rifiutino anche di commentare il suo lavoro, come se fosse un caricaturista da marciapiede?
Jack Vettriano è un vero pittore, un eccellente pittore, con una storia assai poco accademica. Il suo cognome è quello della madre italiana, e lo scelse all’inizio della sua carriera artistica: il padre lavorava in una miniera scozzese e lui stesso studiava da ingegnere minerario. Ma quando aveva ventun anni, dice la leggenda, un’amica gli regalò degli acquarelli. Cominciò a studiare da solo la tecnica e la storia della pittura, mentre si imbarcava in mille lavori diversi: e a un certo punto due suoi quadri vennero scelti per un’esposizione. Da allora decise di fare il pittore, e gli andò bene. Adesso ha 52 anni e solo dai diritti di riproduzione guadagna mezzo milione di sterline l’anno. I tratti fondamentali della sua pittura sono abbastanza semplici da spiegare. Come si vede in queste pagine, i quadri di Vettriano hanno soggetti tradizionali, per niente astratti o avanguardistici: chiunque li veda pensa a Edward Hopper, ma dove Hopper comiugava uno stile allora moderno con la raffigurazione di un’America altrettanto moderna, spesso fredda, Vettriano, nel 2004, da una sensazione di cose passate e di calore tradizionale. Nello stile prima ancora che nei soggetti. Ma sono proprio i soggetti, evocativi di un mondo passato e di cose che oggi sembrano sparite – eleganza, romanticismo, erotismo raffinato – a determinare il suo successo. In Gran Bretagna e in molta parte dell’Occidente la nostalgia per il tempo che fu – o che si crede che fosse – orienta gran parte del gusto popolare, nella musica, nel cinema, nella letteratura, nell’arte. A questo intuito, i quadri di Vettriano aggiungono una bellezza “facile”, immediata, di grande impatto su una sensibilità mediamente ignorante come quella di tutti noi (successi con analoghe ragioni si compiono nelle altre arti, e anche in quelle sono snobbati dagli intenditori). Vettriano ha atteggiamenti alterni nei confronti di chi lo trascura. A volte dice che gli interessa più il pubblico e le pareti delle case abitate che non i magazzini dei musei, altre volte lo dice con una tale insistenza da far sospettare qualche risentimento.
Può darsi che abbiano ragione le élites del mondo dell’arte (che pure sono conventicole di vedute spesso assai prevedibili), che ritengono che Vettriano non abbia comunque molto da dire alla storia e al progresso artistico e culturale. O forse saranno smentite dalle élites che le seguiranno: il revisionismo va forte. Ma è probabile che tra cento anni ci siano ancora in giro più riproduzioni di Vettriano che memorie dello squalo di Damien Hirst o della coperta di Tracy Emin. Di Cattelan, chissà.