Hey where did we go,
Days when the rains came
Down in the hollow,
Playin’ a new game,
Laughing and a running hey, hey
Chi sarebbe il testimonial perfetto? Se aveste un prodotto da vendere e promuovere, chi vorreste che fosse il personaggio che lo esibisse in giro? Il Papa? Bob Dylan? Bono? George Bush?
Beh, comunque gli ultimi due se li è portati a casa la stessa società, con lo stesso prodotto. E non è escluso che stia lavorando anche sul Papa, a questo punto. Bono e gli U2 hanno promosso un nuovo iPod – il lettore mp3 di Apple – pochi mesi fa, e già la cosa fece piuttosto notizia. Non un semplice spot, ma un video, l’associazione con il nuovo singolo “Vertigo” e persino un iPod in versione U2, come le macchine Pininfarina.
E adesso, episodio più spontaneo e meno formale, sono comparse le foto che vedete in queste pagine, scattate da un fotografo che ne ha seguito il protagonista per alcuni giorni. Georgebush. Il-presidente-degli-Stati-Uniti. Che certo, dirà qualcuno, potrebbe anche essere un testimonial controproducente, ma è pur sempre il-presidente-degli-Stati-Uniti. Di sicuro il fatto che Georgebush vada in giro pure lui con un iPod attaccato alle orecchie e mostri di saper manovrare e scegliere delle canzoni da ascoltare, aiuterà Apple a confermare che i suoi prodotti possono essere capiti e utilizzati da chiunque. Ma l’associazione di questo tipo di prodotto a questo tipo di accidentale testimonial ha delle implicazioni particolari, che si possono capire leggendo il testo pubblicitario-filosofico di Apple che risale a qualche anno fa, al film della famosa campagna “Think Different”, che in Italia venne doppiato da Dario Fo.
“Questo film lo dedichiamo ai folli, agli anticonformisti, ai ribelli, ai piantagrane, a tutti coloro che vedono le cose in modo diverso. Costoro non amano le regole, specie i regolamenti, e non hanno alcun rispetto per lo status quo. Potete citarli, essere in disaccordo con loro. Potete glorificarli o denigrarli, ma l’unica cosa che non potrete mai fare è ignorarli. Perché riescono a cambiare le cose, perché fanno progredire l’umanità. E mentre qualcuno potrebbe definirli folli, noi ne vediamo il genio. Perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero.”
E allora il punto è: c’entra Bush con tutto questo? Beh, è evidente che per certi versi c’entra molto, soprattutto nell’opinione dei suoi fans. Altri invece riterranno vero solo che “l’unica cosa che non potremo mai fare è ignorarlo”. E quelli di Apple, come l’avranno presa? Come un’altra faccia da associare ai loro ignari testimonial di quella memorabile campagna – Gandhi, John Lennon, Maria Callas, Einstein: c’era pure Bob Dylan, in effetti – o come un imbarazzante arretramento rispetto all’immagine elitaria, rivoluzionaria, creativa, che la società si è prima guadagnata sul campo e poi ha cavalcato pubblicitariamente? iPod è il primo prodotto Apple che ottiene un successo di dimensioni così clamorose da farlo diventare mainstream: non più un gadget modaiolo, ma ormai un apparecchio di consumo di massa, diffusissimo. Avere un iPod ora è come avere un telefonino Nokia, o le scarpe di Della Valle, un tempo prodotti di avanguardia modaiola. E quindi se gli utenti non sono più solo creativi, artisti, appassionati di tecnologie, ma finalmente anche casalinghe, gommisti, centralinisti, era solo questione di tempo prima che un iPod fosse individuato attaccato alle orecchie di un uomo votato da sessanta milioni di americani, che passa per non particolarmente acuto e soprattutto piuttosto retrogrado e conservatore. Non un Clinton, per capirsi, con il sassofono, l’amicizia con Bono e tutte quelle altre cose frivole che sapete.
Ma queste foto di Bush sollevano anche con assoluta deliberatezza un’altra questione, destinata ai fans musicali: come vedete nella seconda immagine (in cui si nota anche che il presidente ha delle mani piuttosto tozze e mal curate: “da lavoratore!”, direbbero quelli – Georgebush inforca la sua bicicletta e se ne pedala via libero e felice al suono di “Brown eyed girl” di Van Morrison.
Van Morrison, grandissimo e intoccabile cantautore irlandese, ha appena un anno più di George Bush. Il suo vero nome di battesimo è George (però il secondo nome non è W., ma un inquietantemente russofono Ivan). Negli anni in cui il giovane Bush si faceva fermare ubriaco dalla polizia stradale, il giovane Morrison già aveva inciso i primi dischi. Mentre il giovane Bush si sottraeva agli impegni militari, il giovane Morrison già aveva delle canzoni in classifica.
“Brown eyed girl”, Van Morrison la incise nel 1967, quando Bush stava facendo il bambinone a Yale, e magari ci provava con le ragazze ascoltando quella canzone. Ma è nel 1986 che le due carriere parallele hanno forse il loro momento più sintomatico: Georgebush sta ormai in qualche consiglio d’amministrazione petrolifero e si appresta a entrare in politica lavorando alla campagna elettorale del padre. Van Morrison incide una canzone dedicata al pensiero di Krishnamurti, che riprende le parole del pensatore indiano: “No guru, no method, no teacher”.
Nessun guru, nessun metodo, nessun insegnante. Think Different.