Tra le cose memorabili (ce n’erano anche molte immemorabili) inventate da Cuore, c’era una rubrica di fustigazione di crimini letterari, curata da Pier Maria Romani. Memorabile, come per le altre cose di Cuore, era soprattutto il titolo: Niente resterà impunito.
Ecco, la frase risuona ai miei orecchi in tutta la sua deludente falsità ogni volta che vedo in tivù una di quelle cose che passano sotto l’adeguatamente squallido nome di telepromozione. Ditemi, vi sovviene qualcosa di altrettanto brutto, povero e malpensato che passi per le reti maggiori? (Quello che ha risposto Il ristorante faccia meno lo spiritoso). La sproporzione tra la capacità di dispiego di mezzi della televisione, la creatività di molta pubblicità, la cura di molta comunicazione moderna, e la trascuratezza mediocre delle telepromozioni, mi dà sempre da pensare. Dico: è possibile che vendano qualcosa in quel modo? Eppure deve esserlo, se no non si spiegherebbero. Evidentemente c’è gente, là fuori, che compra delle cose perché le ha viste nelle telepromozioni. Magari inconsciamente, sarebbe bello pensare.
E adesso, come ogni anno, ci tocca il festival di Sanremo (Bonolis non può farci niente, ci vorrebbe Rumsfeld). E sarà imbottito di telepromozioni, strapagate e mal recitate.
In America il Superbowl è ogni anno passerella dei più creativi e originali spot pubblicitari dell’anno, e se ne discute quanto si discute della partita. Quaggiù l’evento televisivo dell’anno è Sanremo, e ha le telepromozioni.
Vanity Fair
Telepromuovimi questo
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